Feto nascosto in un armadio: chiusa l’inchiesta e confermata l’accusa d’infanticidio per la giovane mamma

Risultano indagati, anche per occultamento di cadavere, la madre 17enne, all’epoca dei fatti, ed in concorso la sorella ed il cognato, con i quali viveva dopo essere stata ospite per un certo periodo di una casa famiglia.

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La Procura chiude l’inchiesta sul caso del ritrovamento di un feto privo di vita, nascosto nell’armadio di una abitazione di Squinzano. Risultano indagati: la madre 17enne all’epoca dei fatti ( da pochi mesi maggiorenne), in concorso con la sorella 27enne ed il cognato di 46 anni, con i quali ella viveva dopo essere stata ospite per un certo periodo di una casa famiglia. Questi ultimi due, risultano destinatari dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, notificato dal pubblico ministero Donatina Buffelli della Procura ordinaria.

Tutti e tre rispondono delle ipotesi di reato di “infanticidio in condizioni di abbandono materiale e morale” e occultamento di cadavere. Non è “caduta”, dunque, la prima grave imputazione, nonostante l’esito dell’autopsia. Il medico legale Ermenegildo Colosimo, infatti, ha stabilito che il corpicino era senza vita, con il cordone ombelicale di circa 80 cm, annodato intorno al collo, quando la giovane madre ha partorito all’interno della casa alla periferia di Squinzano. Dunque, la Procura, contesta ugualmente l’ipotesi di reato d’infanticidio a carico dei tre indagati, “versando la minore in condizioni di abbandono materiale e morale connesse al parto”. Non solo, poiché dallo stesso esame autoptico è emerso che il feto era privo di alcun tipo di malformazioni e corrispondente ad un periodo di gestazione di 38/39 settimane e del peso di poco più di tre chili. Ad ogni modo, l’esame istologico della placenta, recuperata dalla spazzatura dove era stata gettata insieme ai vestiti sporchi di sangue fornirà, nei prossimi mesi, ulteriori indicazioni. Inoltre, il medico legale ha prelevato un campione di tessuto per un eventuale esame del Dna (se fosse necessario), al fine di risalire all’identità del padre della bimba.

Le indagini

Ricordiamo che secondo l’accusa, la mamma, all’epoca 17enne, avrebbe nascosto il corpicino della sua bambina dentro un armadio, dopo averlo avvolto in una busta di plastica e richiuso in una borsa.

La ragazza si è presentata il 9 febbraio scorso al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Copertino a causa di una forte emorragia. La visita ginecologica non ha lasciato spazio a dubbi: la giovane aveva dato alla luce una bambina, da poco tempo. La ragazza avrebbe ammesso di avere partorito pochi giorni prima a casa, quando non era presente nessuno.

Successivamente, la giovane è comparsa presso il Tribunale per i Minorenni, innanzi al sostituto procuratore Anna Carbonara. Erano presenti anche il Pubblico Ministero Donatina Buffelli della Procura Ordinaria, il Curatore speciale Cristina Pisacane e i legali della ragazza. Ad ottobre si è svolto, invece, l’incidente probatorio innanzi al gip ed anche in questa occasione la giovane ha fatto scena muta.

Invece, nei mesi scorsi, i magistrati inquirenti hanno affidato allo psichiatra Michele Bruno ed alla psicologa Michela Francia, una consulenza per accertare la capacità d’intendere e di volere e l’attendibilità della minorenne. Bisognerà verificare, inoltre, se ci sono problemi di natura psicologica, sadica e disturbi personalità.

La sorella ed il cognato, infatti, sentiti dagli investigatori poco dopo l’accaduto, hanno detto di non essere a conoscenza che la ragazza fosse incinta.

Gli accertamenti investigativi sono stati condotti dai carabinieri di Squinzano, diretti dal maresciallo Giovanni Dellisanti.

Il collegio difensivo

Gli indagati hanno adesso venti giorni a disposizione per chiedere di essere ascoltarlo per produrre memorie difensive. La giovane madre è assistita dall’avvocato Fabrizio Tommasi.
La sorella ed il cognato sono difesi dall’avvocato Maurizio Scardia.



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