Scontri nel cantiere di San Basilio, la versione della Questura non combacia con quella dei NoTap

Secondo la versione della Questura sugli scontri avvenuti, questa mattina all’alba, nel cantiere di San Basilio sono stati i manifestanti No Tap a bloccare con chiodi e sassi le strade di accesso al cantiere. E sempre loro avrebbero aggredito gli agenti, costretti a chiudersi nelle auto di servizio per ragioni di sicurezza.

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Difficile raccontare quello che è accaduto, alle prime luci del mattino, nel cantiere di San Basilio, dove gli uomini della multinazionale svizzera stanno ultimando i lavori di costruzione del pozzo di spinta del gasdotto. Difficile, perché i protagonisti della battaglia andata in scena, ancora una volta, nelle campagne di Melendugno hanno provato a far valere le proprie ragioni. Una “guerra di posizioni” che rispecchia le fazioni in campo.

La versione della Questura

Le strade che conducono al cantiere – si legge nel comunicato ufficiale diramato da viale Otranto – sono state cosparse da chiodi a tre punte nascosti sotto piccoli cespuglietti di erba. L’intento di chi li ha ‘seminati’ era quello di impedire l’accesso a San Basilio ai mezzi della multinazionale svizzera e delle forze dell’Ordine. Non solo, per bloccare la strada sarebbero stati utilizzati anche dei sassi prelevati dai secolari muretti a secco, andati completamente distrutti.

Pietre e chiodi, quindi, ma anche uomini. Da questa mattina, infatti, una cinquantina di attivisti NoTap, tra cui anche appartenenti all’area antagonista hanno presidiato, armati di pietre, gli unici cancelli che non erano stati bloccati da sassi. Come? Con delle barriere create da materiale in acciaio e plastica rinvenuto nei pressi della recinzione.

Durante il blocco non sono mancati momenti di violenza. Più volte, infatti, le Forze dell’Ordine sono state prese di mira tant’è che, per motivi di sicurezza, gli agenti si sono dovuti riparare nelle auto di servizio per evitare sassaiole.

Tutto questo ha impedito l’arrivo delle maestranze e il cambio delle pattuglie dell’Alma Roma e delle Forze di Polizia che, peraltro, sono state “sequestrate” all’interno del cantiere, dal momento che tutte le strade erano, come detto, inaccessibili per la presenza di chiodi e sassi.

Tale condizione di inoperatività, insomma, ha imposto di effettuare un’azione decisa finalizzata ad allontanare dall’ingresso gli attivisti ed a consentire, anche se con grosse difficoltà, il cambio delle pattuglie impiegate nei servizi di vigilanza.

Già da ieri, la Questura aveva richiesto l’intervento della Polizia Locale di Melendugno per togliere dalle strade comunali gli “impedimenti”, ma i sassi e i chiodi sarebbero stati rimossi soltanto dopo i fatti di questa mattina.

Il prossimo passo, ora, sarà quello di guardare tutte le immagini del sistema di sorveglianza per individuare i responsabili e denunciarli alla Procura della Repubblica di Lecce.



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