Inchiesta case popolari, il verdetto del Riesame: no al carcere per Luca Pasqualini

Il Riesame ha accolto in parte anche gli altri Appelli dei pm, nei confronti, tra gli altri, di Attilio Monosi e Pasquale Gorgoni. Aggravamento della misura cautelare per altri indagati.

Dopo il lungo “botta e risposta” tra pubblica accusa e difesa sugli arresti “eccellenti” nell’inchiesta case popolari, arrivano i verdetti del Riesame.

Il collegio (Presidente Silvio Piccinno, relatore Maria Pia Verderosa, a latere Anna Paola Capano) ha rigettato l’Appello della Procura riguardo la richiesta di custodia cautelare in carcere nei confronti di Luca Pasqualini.

I giudici hanno però accolto l’istanza per un episodio di corruzione “respinto” nell’ordinanza del gip Giovanni Gallo. Si tratta della realizzazione degli stalli di sosta per lo scarico di merci, in prossimità dei supermercati di Laura Panzera ( anch’ella indagata a piede libero), in cambio di voti.  Ad ogni modo, il consigliere dimissionario di Palazzo Carafa, difeso dal legale Giuseppe Corleto, rimane agli arresti domiciliari.

I pubblici ministeri, nel corso dell’udienza camerale, hanno invocato il carcere, sostenendo come Pasqualini avesse avuto un ruolo rilevante nell’associazione a delinquere contestata, tra gli altri, anche a Torricelli, Monosi e Gorgoni. In particolare, mantenendo i contatti con elementi della malavita organizzata.

Il Riesame ha accolto parzialmente anche gli altri Appelli dei pubblici ministeri Roberta Licci e Massimiliano Carducci. Quello per Attilio Monosi, assistito dagli avvocati Riccardo Giannuzzi e Luigi Covella, per il quale la Procura ha ribadito la richiesta dei domiciliari per tre episodi, rigettati dal gip. Il reato, per i giudici del Riesame, va “riassorbito” in corruzione.

Sotto la lente d’ingrandimento della Procura erano finiti i rapporti con i cosiddetti “collettori” di voto. Tra di essi Diego Monaco (indagato a piede libero) e Monica Durante (raggiunta da un’obbligo di dimora) per i quali è stata disposta la misura dei domiciliari con l’accusa di associazione a delinquere, dopo che i pm hanno presentato Appello. Nessun aggravamento della misura per Monia Gaetani (rimane l’obbligo di dimora). Sono assistiti dagli avvocati Umberto Leo e Giuseppe De Luca.

Riguardo Pasquale Gorgoni, assistito dall’avvocato Amilcare Tana, la Procura aveva fatto Appello per alcune imputazioni rigettate dal gip Giovanni Gallo.

I giudici del “Tribunale della Libertà” hanno confermato i domiciliari soltanto per un ipotesi di reato di tentato peculato, in merito alla vicenda della casa confiscata alla mafia e poi assegnata ad Antonio Briganti, fratello del boss.

Il Riesame della difesa

 

Per tutti i sopraindicati indagati, la difesa, a sua volta, ha presentato ricorso al Riesame. In questo caso i giudici hanno rigettato l’istanza. Dunque, non sarà disposta alcuna scarcerazione nè un alleggerimento della misura cautelare.

Per Antonio Torricelli, assistito da Luigi Covella, i pm non hanno presentato Appello. L’ex vicepresidente del consiglio comunale avrebbe avuto il ruolo di promotore della suddetta associazione a delinquere atta a garantire favori agli occupanti abusivi, in cambio di voti.

Inoltre, la Procura ha fatto Appello per Rosario D’Elia (invocati i domiciliari)- accusato di aver fatto da tramite nei rapporti di alcuni politici con la famiglia Briganti- e Andrea Santoro (chiesto il carcere),  per avermi partecipato al pestaggio dell’uno che aveva denunciato il sistema. Per quest’ultimo, il Riesame ha disposto l’aggravamento della misura. Sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati Giuseppe Presicce e Pantaleo Cannoletta.



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