Maxi truffa “Caronte” all’INPS, nel processo di Appello reati prescritti per molti imputati

ul banco degli imputati erano finiti imprenditori, sindacalisti e un avvocato.  L’intera operazione coordinata dall’attuale procuratore aggiunto Ennio Cillo e condotta dalla GdF, si concluse nel febbraio del 2009 con 48 arresti e ben 133 indagati.

La maxi truffa all’Inps “Caronte”, si conclude con numerose prescrizioni del reato, alcune assoluzioni o sentenze riformate per i 29 imputati, anche in secondo grado. La Corte d’Appello, presieduta da Vincenzo Scardia, ha emesso un’articolata sentenza, nel processo relativo al “secondo troncone” dell’imponente operazione investigativa.

La sentenza di Appello

I giudici hanno condannato, in molti casi mitigando le pene e applicando la prescrizione per alcuni reati, a: 5 anni e 4 mesi e 22mila euro di multa, Pasquale Schirinzi, 70enne di Casarano. Stessa pena per Enrico Garofalo, 47 anni, e Luigi Sergi ,entrambi di Casarano (  in primo grado 5 anni e 6 mesi) ;  2 anni con pena sospesa e senza l’interdizione dai pubblici uffici, nonché l’assoluzione nel merito per alcuni reati, nei confronti di Biagio Maria Costantino, 52enne, avvocato di Casarano (5 anni e 2 mesi); 2 anni e 8 mesi, e sempre senza l’interdizione dai pubblici uffici  (in primo grado 4 anni e mesi 8) per Carmine Micocci, 61 anni di Maglie;  1 anno e 2 mesi con pena sospesa, per Antonio Riccardo, 55enne, di Ruffano, sindacalista della Femca Cisl (3 anni e 2 mesi) ; 1 anno ed 1 mese limitatamente all’ultima condotta e pena sospesa per Oronzo Ippazio De Marco, 50 anni, di Gallipoli  e  Ippazio Serravezza, 54enne di Casarano (2 anni e 6 mesi) .

Confermata la condanna a 5 anni per  i tunisini Mohamed Kholba, Habib Belgacem e Abdelfattah Ben Abdessalem, di 39 anni; assoluzione per non aver commesso il fatto e prescrizione di alcuni reati, per: Ottavio Leggio, 70 anni di Casarano (3 anni e 3 mesi); Mirko Piero Leggio, 43 anni anch’egli casaranese (3 anni).

Non doversi procedere, invece, per intervenuta prescrizione, nei confronti di: Emilio Del Genio di Matino (chiesti 2 anni); Antonio Martignano, 53enne, di Parabita (2 anni e 2 mesi)

Anche per: Pierina Vantaggiato, 69 anni, di Supersano; Marco Leonardo Rausa, 47enne, di Casarano; Cosimo Massaro, 61 anni, di Acquarica del Capo; Lucia Coluccello, 57 anni, di Acquarica del Capo; Rosa Maria Massaro, 69enne, di Racale; Corrado Rausa, 70 anni, di Casarano; Rita Legittimo, 53 anni, di Casarano; Germana Martucci, 42 anni, di Supersano, Antonio Sergio Casto, 56enne, di Casarano; Roberta Mazzeo, 37enne, di Casarano (in primo grado, 1 anno e 2 mesi, con sospensione della pena per la maggior parte di loro)

E sempre non doversi procedere  (in primo grado 1 anno e 10 mesi) per Alessandra Gabrieli, 50 anni, di Parabita;Addolorata Ruggeri, 50enne, di Montesano Salentino, Luigia Ruggeri di Montesano e Antonio Ciardo di Gagliano  (in primo grado 1 anno e 4 mesi)

Le accuse, a vario titolo ed in diversa misura , erano di associazione a delinquere (“caduta” già  nel processo di primo grado per molti imputati), truffa aggravata, falso, istigazione alla corruzione, rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

I difensori

Il collegio difensivo era composto, tra gli altri, dagli avvocati: Amilcare Tana, Francesco Fasano, Anna Grazia Maraschio, Roberto Pascariello, Luca Puce, Andrea Sambati, Vincenzo Venneri, Simone Viva, Luigi Corvaglia, Tommaso Stefanizzi, Diego Cisternino, Dimitry Conte, Giovanni Bellisario, Walter Gravante, Donato Mellone, Francesco Vergine, Salvatore Centonze, e Alessandro Dell’Atti.

L’operazione Coordinata dal procuratore aggiunto Ennio Cillo, e condotta dalla GdF si concluse nel febbraio del 2009 con 48 arresti e ben 133 indagati.

Le accuse

Secondo l’accusa, lo studio di consulenza del lavoro “Acquaviva” aveva architettato un piano truffaldino che negli anni aveva fruttato qualcosa come 1 milione e 750mila euro; un enorme somma di denaro sottratta all’Inps di Lecce, attraverso la sede distaccata di Casarano. Nell’operazione condotta dalla GdF, furono coinvolte alcune piccole e medie imprese del settore. Furono arrestati anche nove extracomunitari, il cui ruolo sarebbe stato quello di garantire il permesso di soggiorno in Italia ad altri clandestini, attraverso assunzioni fantasma. L’organizzazione emetteva certificazioni fasulle, per lavoratori in realtà mai assunti (la maggior parte all’oscuro di tutto) con un “regolare” contratto. La stessa cosa avveniva con i sussidi per la disoccupazione, grazie a cui alcune lavoratrici avrebbero beneficiato della maternità senza mai avere partorito.