Inchiesta Tap sul “Nodo Seveso”, l’incidente probatorio andrà avanti con la nomina dei consulenti

Il gip respinge la richiesta di revoca avanzata dal collegio difensivo di Tap. Il giudice, attraverso un’apposita ordinanza, ha fissato la data del 24 aprile per il conferimento dell’incarico ai periti.

Nessuna revoca dell’incidente probatorio, per stabilire la reale quantità di gas presente nel terminale di ricezione del gasdotto. Il gip Cinzia Vergine rigetta la richiesta avanzata dal collegio difensivo di Tap. Il giudice ha fissato al 24 aprile, la data per il conferimento dell’incarico ai periti e la formulazione dei quesiti.

Occorre ricordare che, nella scorsa udienza, sono state esposte alcune importanti questioni preliminari. In particolare, il difensore di Tap e l’avvocatura generale dello Stato hanno chiesto la revoca dell’ordinanza con cui è stato ammesso l’incidente probatorio. Gli avvocati Massimiliano Foschini e Fernando Musio hanno prodotto una corposa memoria difensiva per “provare ” la correttezza dell’operato della multinazionale, senza quindi dover procedere al “contraddittorio tra le parti”. La tesi di Tap è che la “non assoggettabilità al decreto Seveso”, sia stata già espressa dal Ministero dell’Interno e dell’Ambiente, attraverso due Note del marzo scorso. In realtà, il Pubblico Ministero Valeria Farina Valaori ed i difensori delle “parti offese” hanno ribattuto, sostenendo come tali pareri non contengano una valutazione unitaria del progetto, sottolineando la necessità di procedere con una consulenza tecnica. La Regione Puglia, attraverso il proprio legale, ha invece esibito una nuova documentazione in cui Tap definiva, all’epoca della presentazione del progetto, il gasdotto uno “stabilimento”.

Il gip Cinzia Vergine nell’odierna ordinanza afferma che “gli ulteriori elementi..peccano non tanto in termini di novità, quanto in termini di efficacia rispetto alla soluzione delle questioni prospettate, poiché si pongono a valle di postulati non chiariti o non sviluppati nella loro ragione tecnica”. In particolare, ritiene il giudice, restano irrisolte tutte le questioni che l’incidente probatorio si pone l’obiettivo di chiarire, in particolare “la configurabilità o meno per le opere complessivàmente intese, di unitarietà funzionale”. Non solo, anche “la configurabilità dello stabilimento” ed infine “il calcolo dell’hold up complessivo”.

Ricordiamo che il gip aveva nominato tre consulenti tecnici. Si tratta del: Prof. Fabrizio Bezzo dell’Università di Padova e dei Prof. Davide Manca e Maria Lionella del Politecnico di Milano.

Gli otto sindaci che avevano invocato ed ottenuto la riapertura dell’inchiesta, e le altre “parti offese”, si avvarranno eventualmente della consulenza di “parte” di: Claudio Borri, Barbara Valenzano, Antonio De Giorgi, Alessandro Mannelli, Bernardo Ruggeri e Giovanni Taveri.

Ricordiamo che i “primi cittadini”: Fulvio Pedone di Lizzanello e Dina Manti, Corigliano d’Otranto, sono difesi dall’avvocato Ladislao Massari; Luca De Carlo, di Vernole, Fabio Tarantino di Martano e Antonio Chiga, Zollino, sono assistiti dal Professore Giulio De Simone; Andrea De Pascali, Castrì di Lecce e Francesca De Vito, Calimera, sono difesi da Luigi e Roberto Rella; Marco Potì per Melendugno, è assistito da Mario Tagliaferro. Tra le “parti offese”, il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano e l’Associazione Vas Aps Onlus, difesa dall’avvocato Francesca Conte. Invece, il Comitato No Tap, Presieduto da Alfredo Fasiello è assistito dall’avvocato Francesco Calabro.

Gli indagati (gli stessi dell’inchiesta precedente) rispondono dell’ipotesi di reato di truffa ai danni dello Stato. Si tratta di: Clara Risso, legale rappresentante della Trans Adriatic Pipeline; Michele Mario Elia, Country Manager di Tap; Gilberto Dialuce, Direttore Generale per la Sicurezza e l’approvvigionamento e le infrastrutture energetiche del Ministero dello Sviluppo Economico. Tra gli indagati, anche la stessa società Tap. Sono difesi dagli avvocati Paola Severino (ex Ministro della Giustizia), Andrea Sambati, Michele Laforgia, Maurizio Bortolotto.

L’incidente probatorio si svolgerà con il “contraddittorio tra le parti”, in modo che possa eventualmente formarsi la prova, prima di un eventuale processo, sulla quantità di gas presente nel terminale di ricezione del gasdotto. Tap ritiene che non verranno superate le 48,6 tonnellate e dunque si è al di sotto dei limiti di applicazione della normativa Seveso, pari a 50 tonnellate. I sindaci chiedono di considerare il gasdotto come un unico impianto che parte da San Foca ed arriva a Mesagne, il che porterebbe ad uno sforamento di quei limiti.

La riapertura dell’inchiesta

Nei mesi scorsi, occorre ricordare, i sindaci avevano indirizzato una lettera al Procuratore Capo Leonardo Leone De Castris, alla luce di nuovi elementi emersi negli ultimi tempi, nella speranza di una riapertura dell’inchiesta, dopo l’archiviazione decisa dall’allora Procuratore Cataldo Motta.

Successivamente, la Procura ha accolto l’istanza ed ha avanzato al gip, la richiesta d’incidente probatorio. Il giudice Cinzia Vergine ha difatti accolto l’istanza del pm, di una perizia collegiale.

Il gip ha motivato la richiesta di accoglimento, affermando che “le modifiche del progetto intervenute nel 2016, impongono di rinnovare le valutazioni già svolte in tema di unitarietà funzionale, o meno dei progetti TAP SRG e conseguentemente, riponderare ( se necessario complessivamente) impatto ambientale e rischi per la pubblica incolumità in relazione alla applicabilità delle cc.dd. Direttive Seveso”.



In questo articolo: