Inchiesta Tap sul “nodo Seveso”: il gip deciderà a breve sull’annullamento dell’incidente probatorio

In mattinata sono state esposte alcune importanti questioni preliminari. In particolare, il collegio difensivo di Tap ha chiesto l’annullamento dell’ordinanza.

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Al via l’incidente probatorio dell’inchiesta su Tap, finalizzato a stabilire la reale quantità di gas presente nel terminale di ricezione del gasdotto.

Nella mattinata odierna, dinanzi al gip Cinzia Vergine, sono state esposte alcune importanti questioni preliminari. In particolare, il collegio difensivo di Tap ha chiesto l’annullamento dell’ordinanza con cui è stato ammesso l’incidente probatorio. Gli avvocati Massimiliano Foschini e Fernando Musio hanno prodotto nuova documentazione per “provare” la correttezza dell’operato della multinazionale, senza quindi dover procedere al “contraddittorio tra le parti”.

I difensori delle “parti offese” hanno a loro volta sottolineato, invece, la necessità di procedere con una consulenza tecnica. Non solo, anche il Sostituto Procuratore Valeria Farina Valaori è intervenuta ribadendo la necessità di andare avanti con gli accertamenti.

Il giudice si è riservato su ogni decisione. Una volta valutate attentamente le questioni preliminari deciderà, attraverso una nuova apposita ordinanza, se andare avanti con l’incidente probatorio e con il conferimento dell’incarico ai periti.

Ricordiamo che il gip aveva nominato tre consulenti tecnici. Si tratta del Prof. Fabrizio Bezzo dell’Università di Padova e dei Prof. Davide Manca e Lionella Maria del Politecnico di Milano. Erano presenti all’udienza camerale, anche numerosi consulenti di parte.

Gli otto sindaci che avevano invocato ed ottenuto la riapertura dell’inchiesta e le altre “parti offese” si avvarranno eventualmente della consulenza di Dino Borri, Antonio De Giorgi, Alessandro Mannelli, Bernardo Ruggeri e Giovanni Taveri.

Ricordiamo che i “primi cittadini”: Fulvio Pedone di Lizzanello e Dina Manti, Corigliano d’Otranto, sono difesi dall’avvocato Ladislao Massari; Luca De Carlo, di Vernole, Fabio Tarantino di Martano e Antonio Chiga, Zollino,sono assistiti dal Professore Giulio De Simone; Andrea De Pascali, Castrì di Lecce e Francesca De Vito, Calimera, sono difesi da Luigi e Roberto Rella; Marco Potì per Melendugno, è assistito da Mario Tagliaferro. Tra le “parti offese”, il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano e l’Associazione Vas Aps Onlus, difesa dall’avvocato Francesca Conte. Invece, il Comitato No Tap, Presieduto da Alfredo Fasiello è assistito dall’avvocato Francesco Calabro.

Gli indagati (gli stessi dell’inchiesta precedente) rispondono dell’ipotesi di reato di truffa ai danni dello Stato. Si tratta di: Clara Risso, legale rappresentante della Trans Adriatic Pipeline; Michele Mario Elia, Country Manager di Tap; Gilberto Dialuce, Direttore Generale per la Sicurezza e l’approvvigionamento e le infrastrutture energetiche del Ministero dello Sviluppo Economico. Tra gli indagati, anche la stessa società Tap. Sono difesi dagli avvocati Paola Severino (ex Ministro della Giustizia), Andrea Sambati, Michele Laforgia, Maurizio Bortolotto.

L’incidente probatorio (nel caso in cui si andrà avanti), si svolgerà con il “contraddittorio tra le parti”, in modo che possa eventualmente formarsi la prova, prima di un eventuale processo, sulla quantità di gas presente nel terminale di ricezione del gasdotto. Tap ritiene che non verranno superate le 48,6 tonnellate e dunque si è al di sotto dei limiti di applicazione della normativa Seveso, pari a 50 tonnellate. I sindaci chiedono di considerare il gasdotto come un unico impianto che parte da San Foca ed arriva a Mesagne, il che porterebbe ad uno sforamento di quei limiti.

La riapertura dell’inchiesta

Nei mesi scorsi, occorre ricordare, i sindaci avevano indirizzato una lettera al Procuratore Capo Leonardo Leone De Castris, alla luce di nuovi elementi emersi negli ultimi tempi, nella speranza di una riapertura dell’inchiesta, dopo l’archiviazione decisa dall’allora Procuratore Cataldo Motta.

Nella missiva, veniva ripercorso l’iter burocratico del progetto TAP, a partire dalla Valutazione d’Impatto Ambientale rilasciata dal Ministero dell’Ambiente. Negli atti depositati in Procura si ipotizzavano dei vizi sullo “spacchettamento” del progetto, oltre a una VAS incompleta in merito all’allaccio.

Successivamente, la Procura ha accolto l’istanza ed ha avanzato al gip, la richiesta d’incidente probatorio. Il giudice Cinzia Vergine ha difatti accolto l’istanza del pm, di una perizia collegiale.

Il gip ha motivato la richiesta di accoglimento, affermando che “le modifiche del progetto intervenute nel 2016, impongono di rinnovare le valutazioni già svolte in tema di unitarietà funzionale, o meno dei progetti TAP SRG e conseguentemente, riponderare (se necessario complessivamente) impatto ambientale e rischi per la pubblica incolumità in relazione alla applicabilità delle cc.dd. Direttive Seveso…”. Non solo, poiché il giudice conclude affermando che “la complessità degli accertamenti da effettuarsi richiede la individuazione di professionalità diverse ( che contemplino competenze in tema di strumentazione controllo di impianti chimici, grandi impianti industriali urbanistica a paesaggistica) che dovranno interagire ai fini degli accertamenti richiesti e di elevato profilo”.



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