L’Assessore picchiato per uno sgarro verso la madre del boss, le intercettazioni

Le intercettazioni ambientali documenterebbero il ‘contatto’ tra uomini legati al clan Coluccia e l’ex Assessore di Sogliano Cavour. Quest’ultimo è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.

Una serie di intercettazioni ambientali che documenterebbero il "contatto" tra uomini legati al clan Coluccia e l'ex assessore alle politiche sociali, Luciano Biagio Magnolo.

Anzitutto, in una conversazione tra Antonio Cianci ed Emiliano Pedone, il primo racconta di avere picchiato Luciano Magnolo poiché questi non aveva ancora mantenuto la promessa di trovare un lavoro alla madre, in quel periodo ristretta ai domiciliari.
 
Cianci: Vedi che ho appena acchiappato Magnolo …perché stanno facendo cose che non mi piacciono. ….l'ho massacrato di botte
 
Antonio Cianci e Pasquale Gugliersi decidono di andare ad incontrare Magnolo. La finalità dell'incontro che avverrà presso un'area di rifornimento di Corigliano, è far sì che il politico si attivi a procurare lavoro alla madre di Cianci.
 
Cianci: Non è che vuoi che arriviamo alla benzina per vedere se c'e l'assessore che deve vedere per mia mamma, vuoi che ci andiamo?   
 
Gugliersi : Andiamo, glielo avevi detto che saremmo andati?
 
Cianci: No
   
Gugliersi: E chi se ne fotte, andiamo.
 
L'incontro in effetti si terrà e verterà sia sul danneggiamento dell'auto di Magnolo, che sulle percosse subite da quest'ultimo in precedenza. L'ex assessore assicurerà che presto Magnolo Carmela (nonostante il cognome non sono parenti) avrà un lavoro grazie al quale potrà lasciare l'abitazione in cui è ristretta ai domiciliari, riacquistando in parte la libertà. In effetti, come scrive il gip, riuscirà ad ottenere l'assunzione della signora presso una Società Cooperativa "onde consentirle di ottenere l'autorizzazione ad allontanarsi dall'abitazione" (ciò non avverrà perché il giudice di sorveglianza respingerà l'istanza della difesa).
 
In un'altra occasione, invece, Magnolo subirà il danneggiamento della propria autovettura ad opera di Giuseppe Antonaci, detto Castello, per un conto in sospeso. In questo caso, però l'autore del gesto intimidatorio verrà punito dal clan e schiaffeggiato.
 
Ecco l'intercettazione:
 
Cianci: Quello è intoccabile perché gli manda dieci mila euro a Michele ( Coluccia ndr)
   
Giuseppe : Io non lo sapevo di questo sennò non gli rompevo i coglioni 
 
L’assessore risponde di concorso esterno in associazione mafiosa anche per aver versato somme di denaro per il sostentamento dei capi detenuti.
 
Inoltre, Magnolo è accusato della  "concessione di contributi economici in favore di affiliati al clan e loro familiari per gli anni 2012 e 2013…in totale violazione dei principi di terzietà ed imparzialità della pubblica amministrazione, essendo tali contributi erogati con priorità rispetto ad altri soggetti meritevoli." Riguardo quest'ultimo punto, occorre precisare che il gip non condivide, "per mancanza di gravità indiziaria"  l'addebito.
 
Invece, nella parte dell'ordinanza relativa alle esigenze cautelari, il giudice D'Ambrosio afferma che "Magnolo, tutt'ora in carica al Comune di Sogliano Cavour, sta continuando a tenere azioni che hanno certamente favorito economicamente l'associazione, non ultima la concessione dell'autorizzazione alla gestione della sagra estiva nel comune di Sogliano Cavour, situazione questa che ha generato lo sdegno della cittadinanza". Inoltre, continua il gip, "nel 2014, sfruttando il proprio ruolo di assessore di assessore, è riuscito a rilasciare un permesso temporaneo ad una struttura alberghiera, che seppur priva di agibilità, ha ottenuto la possibilità di ospitare 74 profughi". 
 
Magnolo avrebbe così ricevuto sottobanco dal proprietario, una percentuale sui compensi per ciascuno dei profughi ricevuti. La vicenda non finirebbe qui. Infatti, il giudice ritiene che "Ipotizzando la possibilità di un maggiore guadagno Magnolo Luciano nel tempo avrebbe fatto in modo di trasferire i profughi della struttura alberghiera in diversi appartamenti di Sogliano Cavour, gestendo di fatto in piena autonomia i profughi attraverso proprie società cooperative".



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