Maestra maltrattava gli alunni, condannato il Preside di una scuola materna che non avrebbe preso provvedimenti

Il dirigente scolastico era imputato per ‘omessa denuncia di reato da parte di pubblico ufficiale all’Autorità giudiziaria’. È stato condannato a una pena pecuniaria di 300 euro (pena sospesa). La maestra, invece, dovrà presentarsi il 24 giugno innanzi al giudice monocratico.

Non avrebbe preso adeguati provvedimenti verso una maestra che utilizzava metodi tutt'altro che educativi? La sentenza, emessa dal gup Antonia Martalò,  ha ritenuto il 63enne E.L. (queste le sue iniziali), dirigente scolastico di una scuola materna di Cannole, colpevole del reato di "omessa denuncia di reato da parte di pubblico ufficiale all'Autorità giudiziaria".
  
Il giudice ha, anzitutto, condannato il Preside ad una pena pecuniaria di 300 euro (come previsto per questo capo di accusa). La pena è stata sospesa. Inoltre, il gup Martalò ha disposto il risarcimento dei danni di 750 euro per ciascun minore e l'interdizione dai pubblici uffici per un mese.
  
In precedenza, il pubblico ministero Giovanni Gagliotta aveva invocato la stessa pena pecuniaria. L'avvocato Marco Pezzuto aveva chiesto, invece, l'assoluzione per E.L. "perché il fatto non costituisce reato".
  
Nella scorsa udienza, c'è stata la costituzione di parte civile dei genitori di 8 bambini, presunti vittime di violenze (altri 3 sono comunque parti offese). Sono difesi dagli avvocati Marco Castelluzzo, Luigi Corvaglia, Fabrizio Cananiello, Antonio Costantini, e Anna Elisa Frisulli.
  
Il processo si è celebrato con rito abbreviato "condizionato" all'ascolto della rappresentante d'istituto che, durante la scorsa udienza, ha raccontato come insieme ad alcuni genitori si sarebbe recata dal Preside per riferire di alcuni episodi di presunti maltrattamenti che gli stessi bambini avevano confidato. Gli incontri si sarebbero tenuti i giorni 16 e 24 ottobre del 2013. Inoltre, la rappresentante d'istituto ha riferito che nella seconda visita, avrebbero consegnato "brevi manu" al dirigente scolastico una lettera indirizzata sia a lui che al Provveditorato. Il Preside avrebbe però invitato i presenti a soprassedere prima di spedirla, rassicurandoli sul fatto che avrebbe fatto degli accertamenti per valutare la veridicità dei fatti. Di fronte alla richiesta di segnalare alcuni comportamenti "irrituali" della maestra all'autorità giudiziaria, avrebbe però risposto che temeva di turbare la serenità dei bambini e di non volere sporgere denuncia.
  
E.L., difeso dall'avvocato Marco Pezzuto, è stato sentito nella scorsa udienza come teste ed ha specificato di aver comunque eseguito una serie di verifiche. Anzitutto, visto che l'insegnante era accusata di avere chiuso alcuni bambini all'interno di armadietto con finalità punitive, avrebbe verificato se effettivamente potessero entrarci dentro. Sarebbe emerso come ciò non fosse possibile.
  
Inoltre, il Preside avrebbe disposto degli accertamenti sanitari, in accordo con l'ispettorato, per capire  quali fossero le condizioni fisiche della maestra, affetta da un grave problema visivo e la sua effettiva capacità di insegnare. Il Dirigente Scolastico ha anche riferito di avere parlato con la maestra. La donna gli avrebbe detto di essere vittima di una persecuzione e avvertì anche un malore, tanto che E.L. le avrebbe consigliato l'allontanamento da scuola per un certo periodo. Il Preside avrebbe anche parlato con gli altri insegnanti che gli avrebbero riferito di non avere pregiudizi sulla maestra, poiché era una persona mite.  
  
Invece, in data 24 giugno, innanzi al giudice monocratico Bianca Todaro della prima sezione penale, inizierà il processo a carico di A.P. S., 58enne originaria di Martano, difesa dall'avvocato Carlo Caracuta. L'insegnante  è accusata del reato continuato di "abuso dei mezzi di correzione" e "maltrattamenti verso fanciulli".
  
Secondo il Pubblico Ministero Roberta Licci, titolare dell'inchiesta A.P.S. avrebbe tenuto, in un arco di tempo compreso tra settembre ed ottobre del 2013, una serie di comportamenti quanto meno irrituali per il ruolo ricoperto. Ad esempio, la maestra avrebbe rinchiuso alcuni alunni, con finalità punitive, in un armadio collocato all'interno dell'aula oppure strattonato altri suoi piccoli allievi, per costringerli a stare seduti o a camminare (a seconda dei casi). In un occasione poi, avrebbe anche fatto "accomodare" un suo alunno, su di una sedia sopra la quale aveva posto delle puntine.
  
Alcuni genitori presentarono un esposto presso la locale caserma dei Carabinieri. Le indagini hanno preso avvio dall'incidente probatorio disposto dal Gip Simona Panzera, alla presenza di due neuro-psichiatre infantili.



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