Minaccia lo zio di pubblicare foto compromettenti, chiedendogli 3mila euro per stare zitto, assolto il nipote

Secondo la ricostruzione degli inquirenti il 22enne avrebbe effettuato telefonate minatorie allo zio in forma anonima.La presunta vittima presentò denuncia presso i Carabinieri. Il giovane neretino rispondeva dei reati continuati di molestie e tentata estorsione.

Avrebbe minacciato lo zio con foto compromettenti, chiedendogli 3.000 euro in cambio del suo silenzio, ma l'accusa è "caduta" al termine del processo con giudizio abbreviato.
  
Il gup  Stefano Sernia ha assolto con formula piena G.B. (queste le sue iniziali) 22enne di Nardò, difeso dagli avvocati Massimo Muci e Antonio Falangone. I legali hanno chiesto l'assoluzione del proprio assistito, in virtù del fatto che lo zio nella denuncia, dichiarò di non aver riconosciuto il proprio interlocutore. Il giovane neretino rispondeva dei reati continuati di molestie e tentata estorsione. In precedenza,  invece, il pubblico ministero d'udienza Giovanni Gagliotta  ha invocato la condanna ad 1 anno e 8 mesi.
  
Secondo la ricostruzione degli inquirenti (l'inchiesta porta la firma del pm Carmen Ruggiero)  alla fine di maggio del 2014, il 22enne avrebbe effettuato telefonate minatorie allo zio, ma in forma anonima. Minacce e ingiurie di vario tipo, fino ad arrivare ad un vero e proprio ricatto.
  
Nel corso di una conversazione, l'interlocutore chiedeva all'uomo dall'altra parte del telefono di consegnargli una determinata somma di denaro. In caso di rifiuto, non avrebbe esitato a diffondere alcune immagini "osé". Il ricattatore avrebbe proferito alla vittima, queste parole "Se non mi dai i soldi – i tremila euro – mando le foto a casa tua, alla tua compagna". Il riferimento era ad alcune immagini che ritraevano lo zio nel compimento di atti sessuali con un'altra donna, tra le altre cose parente sia del molestatore che della vittima. Il tentativo di estorsione però non andò in porto.
  
La presunta vittima presentò formale denuncia presso i Carabinieri di Nardò. Gli inquirenti dall'analisi dei tabulati, sarebbero risaliti al nipote. Inoltre, il denunciante dichiarò che G.B. era l'unica persona a conoscenza della sua "scappatella".



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