Morì per le cure ‘inadeguate’ nella casa di riposo? Dall’autopsia, per ora, nessuna traccia di maltrattamenti

Il medico legale ha eseguito l’autopsia sul corpo di Antonio Faenza, un 71enne di Gallipoli morto il 30 giugno scorso. L’inchiesta ha preso il via dalla denuncia della figlia, che è anche l’avvocato difensore della famiglia, composta da altri tre fratelli.

L'esame autoptico eseguito dal medico legale Ermenegildo Colosimo escluderebbe, almeno per il momento, l'ipotesi di maltrattamenti all'interno di una casa di riposo ai danni di Antonio Faenza. Non sarebbe emerso nessun "particolare" che farebbe pensare a presunte violenze subite dal 71enne di Gallipoli.
  
Secondo il medico legale, Faenza è morto per uno scompenso cardiocircolatorio, avvenuto in un soggetto diabetico , affetto da atrofia cerebrale "importante" e da infezione delle vie urinarie. Quello odierno, è solamente un primo sommario accertamento. Saranno i successivi esami tossicologici (per capire se la vittima abbia assunto barbiturici) ed istologici a fare chiarezza. Verranno, inoltre, attentamente ispezionate le cartelle cliniche del paziente (sia della casa di cura  che dell'ospedale). 
  
Intanto, il pm Maria Vallefuoco, come atto dovuto in vista dell'autopsia, ha iscritto nel registro degli indagati dieci persone, tra cui 2 medici ed 8 infermieri della Casa di Cura con l'accusa di omicidio colposo. I dieci indagati hanno nominato come loro difensore l'avvocato Giuseppe Corleto ed il consulente di parte, dr. Franco Faggiano che ha partecipato all'autopsia. I familiari del paziente deceduto sono difesi dagli avvocati Speranza Faenza (la figlia della vittima) e Carmine De Paolis e hanno nominato come consulente il dr. Vincenzo Garzia, presente all'esame.
  
L'inchiesta ha preso il via dalla denuncia della figlia di Antonio Faenza, che è anche l'avvocato difensore della famiglia composta da tre altri fratelli. L'uomo era diabetico ed affetto una forma di demenza senile, ma secondo i parenti, non versava in gravi condizioni di salute. Comunque, fu prima ricoverato presso il reparto di neurologia del Fazzi di Lecce e poi in un centro specializzato nei pressi della "Città Bella", a partire dal 26 giugno.
  
Stando a quanto raccontato ai carabinieri della stazione gallipolina dai suoi famigliari, le condizioni del 71enne sarebbero ben presto precipitate per la mancanza di cure adeguate da parte del personale di quella clinica. Secondo i denuncianti, che, tra le altre cose, hanno avuto pochissime occasioni di vedere il proprio caro, durante quelle tre settimane di ricovero presso la casa di cura,  Antonio Faenza avrebbe perso molti chili e  presentava delle piaghe sul corpo. Oltre a ciò si trovava seduto su una sedia a rotelle e non deambulava, nonostante solitamente avesse bisogno di muoversi per 15-16 ore al giorno, a causa della malattia di cui soffriva. La spiegazione fornita dai medici, era che il paziente si muoveva e camminava durante la notte, mentre di giorno dopo l'iperattività notturna, si riposava. 
  
Il 26 giugno scorso, allertati dalla telefonata di un infermiere sulle condizioni del proprio famigliare, i parenti si recano, presso la Casa di Cura e trovano Faenza, disteso sul lettino, già in stato di coma. L'uomo viene trasportato d'urgenza presso l’ospedale “Sacro Cuore di Gesù”, in condizioni assai gravi. Il medico che lo visita  si rende conto di come il paziente risulti estremamente dimagrito, disidratato e oramai privo di conoscenza. Dopo tre giorni di agonia, sopraggiunge il decesso nel reparto di Medicina dell'Ospedale.



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