“Definiva Omar Marchello ‘infame’ e doveva essere eliminato”: le motivazioni dell’omicidio di Gabriele Manca

Il gip, nelle 39 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, spiega i motivi dell’accoglimento dell’istanza avanzata dalla Procura. Gli indagati rispondono di omicidio volontario aggravato dai futili ed abbietti motivi e dalla premeditazione per la morte di Gabriele Manca.

“Le accuse plateali di “infamità”…hanno inasprito fortemente la situazione che era già grave in conseguenza della determinazione con la quale il Manca aveva inteso “spacciare” senza autorizzazione sul territorio controllato dal Marchello…”.

Non solo, come afferma il gip Alcide Maritati nelle 39 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare, “il Manca comprovava documentatamente le sue accuse di infamità, mostrando in giro anche le copie dell’incartamento processuale a suo carico da cui si evinceva il ruolo attivo avuto dal Marchello nelle accuse a lui rivolte” (quest’ultimo aveva denunciato Gabriele Manca per un ferimento subito con il coltellino)”.

Il giudice Maritati conclude affermando che “in un mondo governato da leggi non scritte, ma ben note a tutti coloro che operano nel settore delle attività illecite penali, tali comportamenti non possono essere evidentemente tollerati, perché ne va della stessa “credibilità” delle associazioni criminali e della capacità delle stesse di imporre la propria forza di intimidazione”. Proprio per tale motivo, il gip ritiene che l’omicidio di Gabriele Manca non poteva essere messo in atto “senza che ne fossero messi al corrente i vertici delle associazioni locali, il che pare confermato…dalla conoscenza che ne hanno avuto dei personaggi di alto rango nella sacra corona unita, che poi ne hanno riferito dopo la loro decisione di collaborare con la giustizia”.

Il giudice, sulla scorta di tali argomentazioni, spiega i motivi dell’accoglimento della misura cautelare in carcere, su richiesta del pm Antonio De Donno, per Omar Marchello, 39enne di Lizzanello; Carmine Mazzotta, 44enne di Lecce; e Giuseppino Mero, 53enne di Cavallino, (tutti allo stato detenuti per altra causa). Rispondono di omicidio volontario aggravato dai futili ed abbietti motivi e dalla premeditazione per la morte di Gabriele Manca.

Il 21enne era scomparso da Lizzanello il 17 marzo 1999 e venne rinvenuto cadavere il successivo 5 aprile in una zona di campagna ubicata sulla strada Lizzanello-Merine, a ridosso di un muretto a secco.

Per il quarto indagato, P.M. 39enne, da tempo residente fuori regione, invece, il gip ha rigettato la richiesta di applicazione della misura.

Il giudice Maritati, infatti, sottolinea che “le responsabilità degli indagati risulta pienamente riscontrata sulla base della valutazione degli indizi sopra evidenziati”. Parimenti, ritiene che rimangono alcuni punti oscuri della vicenda, che riguardano però l’eventuale “corresponsabilità di altre persone identificate o in corso di identificazione, nonché in ordine al mancato ritrovamento dell’arma….” .

Giuseppino Mero, Omar Marchello e Carmine Mazzotta sono assistiti dagli avvocati Umberto Leo, Giancarlo Dei Lazzaretti e Fulvio Pedone.

L’interrogatorio di garanzia si terrà domattina presso il carcere di Borgo San Nicola.



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