‘Nominato alla Ico perché vicino politicamente a Gabellone’. Per il Gip il Presidente ha agito correttamente

Una aspirante al Consiglio di amministrazione della Fondazione Ico aveva querelato il Presidente Antonio Gabellone ritenendo la sua nomina ingiusta. Il Gip però ha accolto la richiesta di archiviazione.

Il Giudice per le indagini Preliminari del Tribunale di Lecce, Antonia Martalò, ha accolto la richiesta di archiviazione formulata dal Pubblico Ministero che, dopo aver effettuato le proprie indagini, ha ritenuto che nella condotta del Presidente della Provincia di Lecce, Antonio Gabellone testualmente «non siano ravvisabili ipotesi di reato».
 
Tutto nasce da una querela presentata da Debora De Blasi contro il numero uno di Palazzo dei Celestini da un’aspirante componente del Consiglio di Amministrazione della Fondazione ICO  che  – come si legge in una nota dell’avvocato Pietro Quinto, che difendeva il politico salentino – «non avendo ottenuto soddisfazione delle proprie presunte ragioni in sede amministrativa, ha pensato di spostare  la questione davanti alla magistratura penale».
 Alla base della querelle, la convinzione della donna di meritare il ruolo nel Cda al posto del “prescelto” – a suo dire – favorito, pur disponendo di titoli inferiori ai suoi, solo ed esclusivamente per ragioni di comune militanza politica.
  
Accusa pesante nei confronti del presidente della Provincia, a cui la donna ha imputato, oltre al reato di abuso di ufficio, anche quello di omissione di atti di ufficio per una presunta inottemperanza alla sentenza del Consiglio di Stato di annullamento di un primo provvedimento di nomina del componente del CdA  della Fondazione ICO, disposto dal Giudice Amministrativo per difetto di motivazione.
  
Il GIP, con una articolata motivazione, ha affermato che le indagini condotte dalla Procura e l’approfondimento istruttorio disposto dallo stesso giudice delle indagini preliminari a seguito di opposizione all’archiviazione da parte della querelante,  “portano ad escludere la configurabilità dei reati contestati all’indagato”.
  
Secondo il giudice la condotta assunta dal Presidente Gabellone in questa vicenda  “non è contra legem”. Condivisa, quindi la linea dell’avvocato Quinto, secondo cui Gabellone «non aveva violato alcuna norma di legge o di regolamento, avendo esercitato, in ottemperanza alla decisione del Consiglio di Stato, il potere di riedizione dell’atto viziato sotto il profilo di motivazione integrando la stessa».
 
Insomma, il Giudice per le indagini preliminari ha escluso che il nominato abbia beneficiato di un qualche ingiusto vantaggio patrimoniale, men che meno per ragioni di comune militanza politica con Gabellone, così come pure l’ipotesi di reato di omissione o rifiuto di atti d’ufficio. Il comportamento del Presidente Gabellone è stato definito dal GIP corretto e doveroso ed il provvedimento di nomina adeguatamente motivato.



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