Nuove indagini della Procura di Lecce sulla ‘morìa di ulivi’

I magistrati continuano ad indagare sul ‘caso Xylella’, cercando di capire se, un intervento tempestivo degli organi competenti, avesse potuto, quanto meno, arginare il fenomeno e in che maniera il batterio Xylella si sia diffuso in Salento.

Continuano le indagini della Procura di Lecce per accertare eventuali responsabilità penali sulla diffusione del batterio Xylella, attraverso gli alberi di ulivo del Salento. Il sostituto procuratore Elsa Valeria Mignone aveva aperto, nei mesi scorsi, un fascicolo contro ignoti per "diffusione di malattia delle piante", in base a quanto espresso dall'articolo 501 del codice penale.
 
Questa mattina il giudice, assieme alla collega Roberta Licci ha svolto una serie di incontri e consultazioni, con esponenti di associazioni ambientaliste ed esperti del settore agricolo, come il dr. Franco Trinca dell'Associazione NOGM di Perugia.
 
Quest'ultimo aveva presentato il mese scorso, una denuncia presso la Procura di Lecce e diverse diffide in altre sedi, in merito all'avvio delle operazioni di eradicazione degli ulivi, "presumibilmente" infetti da Xylella ed al massiccio utilizzo di pesticidi, sottolineando come si trattasse di un "piano criminale" che avrebbe causato danni incalcolabili dal punto di vista economico, ambientale e paesaggistico.
 
Il dr. Trinca mette in evidenza come la Xylella Fastidiosa non sia il patogeno determinante per il complesso del disseccamento rapido dell'ulivo (CO.DI.RO). Anzitutto perché il ceppo salentino appartiene alla sub specie Pauca che non attacca questa pianta, ma soltanto gli alberi di arance e le piantine di caffè (come avviene nel continente americano).
 
Quali sono le prove di questa tesi? Egli afferma che la Xylella fastidiosa quale specie patogena, sia una "montatura" del Cnr di Bari. I ricercatori, continua Trinca, hanno preso una colonia di Xylella fastidiosa, provando ad infettare gli ulivi già dal novembre 2013, ma ancora non c'è alcuna prova scientifica che ci siano riusciti. Inoltre, hanno utilizzato il vettore, denominato "sputacchina", senza però che esso infettasse le sette piante di ulivo utilizzate per l'esperimento.
 
Secondo il dr. Trinca c'è un'ipotesi supportata da evidenze scientifiche, secondo la quale ci sia anche nel Salento un progenitore comune, una specie endogena e non patogena, tra quelle presenti in Europa ed America; già presente 20.000 anni fa agli albori dello sviluppo dell'agricoltura, nel bacino del Mediterraneo, questa specie è arrivata in America, portata dai colonizzatori europei.
 
Dunque, secondo l'associazione NOGM, la malattia degli ulivi salentini è ricollegabile ad un attacco fungino, (come testimonierebbero l'imbrunimento interno e la presenza nel tronco, dell'insetto "rodilegno") mentre il batterio di Xylella Fastidiosa rappresenterebbe soltanto una compresenza "non patogena".
 
L'associazione NOGM chiede perciò una "diagnosi differenziale" tra funghi e Xylella eseguiti da gruppi di ricerca indipendenti, con "analisi di laboratorio biochimiche e genetiche". Ma il problema prospettato dal dr. Trinca è che il piano di eradicazione "convenga" di più di una "lotta ad un fungo", per l'utilizzo di pesticidi (ben voluto dalle multinazionali del settore), ma anche perché sui terreni dove adesso ci sono gli ulivi, si potrà dopo la loro eradicazione, costruire (venendo incontro all'esigenze dei costruttori edili).
 
In ogni caso, l'inchiesta della Procura di Lecce continua, cercando di capire, se gli enti competenti, siano intervenuti con ritardo nelle azioni di contrasto alla diffusione di questa "morìa di ulivi". Gli inquirenti si erano a Parma nella sede dellEfsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) che aveva emesso un proprio parere sulla Xylella. “Non esiste al momento alcuna evidenza scientifica che comprovi l’indicazione che alcuni funghi, piuttosto che il batterio Xylella fastidiosa, siano la causa primaria della sindrome del disseccamento rapido degli ulivi osservata in Puglia”.Intanto, nella giornata di ieri, c'è stato un nuovo blitz investigativo a Bari; gli agenti del Corpo Forestale e la Guardia di Finanza si sono presentati negli uffici dellOsservatorio Fitosanitario regionale ed hanno acquisito una copia della documentazione di ciascun ceppo, "presumibilmente" infestato dalla Xylella sul territorio. Gli investigatori intendono accertare quale grado di diffusione abbia raggiunto il batterio e quali piante, oltre all’ulivo, abbia potuto intaccare.
 
 



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