Omicidio coniugi di Porto Cesareo: condanna all’ergastolo per Vincenzo Tarantino

Il 52enne di Manduria era accusato di rapina e duplice omicidio volontario aggravato dalla crudeltà, dei coniugi Luigi Ferrari e Antonella Parente, assassinati nella loro casa di Porto Cesareo la notte tra il 23 e il 24 giugno di un anno fa.

Si è concluso con la condanna del carcere a vita per Vincenzo Tarantino, il processo sul duplice omicidio di Porto Cesareo, uno dei delitti più efferati avvenuti negli ultimi anni in Salento. Il Gup Michele Toriello ha, dunque, inflitto la pena dell'ergastolo al 52enne di Manduria, come richiesto nella scorsa udienza dal sostituto procuratore Giuseppe Capoccia.

Tarantino era accusato di rapina e duplice omicidio volontario aggravato dalla crudeltà dei coniugi Luigi Ferrari e Antonella Parente, assassinati nella loro casa di Porto Cesareo la notte tra il 23 e il 24 giugno di un anno fa. Il giudice ha escluso l’aggravante della crudeltà. Tarantino è stato condannato, inoltre, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici ed al pagamento di una provvisionale di 100 mila euro in favore delle parti civili (tranne i due figli delle vittime), difese  dagli avvocati Giuseppe, Michele e Giulia Bonsegna, Vincenza Raganato, Fiorino Ruggio, Francesco Spagnolo e Gianluca Coluccia. Il difensore di Tarantino, l'avvocato Giada Trevisi ha chiesto l'assoluzione. Il legale ha sottolineato la carenza investigativa, in merito alle prove a carico del proprio assistito, motivo per il quale ci si troverebbe di fronte ad un quadro accusatorio puramente indiziario.

Inoltre, l'avvocato Trevisi avrebbe sottolineato la mancanza di un presunto movente: Tarantino non aveva a quell'epoca problemi di natura economica, né nutriva alcun rancore  verso le vittime. Agli atti processuali il 20 ottobre scorso, la consulenza dello psichiatra Domenico Suma (disposta dal gup) avrebbe escluso a carico dell’imputato patologie in atto, quando si consumò l’efferato omicidio. Il processo si è celebrato in abbreviato condizionato proprio da una perizia psichiatrica.

Nell'udienza scorsa, invece, il pm Giuseppe Capoccia in una dura requisitoria  ha ricostruito le varie tappe della vicenda. Anzitutto ha esordito, affermando di non avere mai assisto, nella sua attività di pubblico ministero, ad una scena tanto cruenta come quella che gli si presentò ai suoi occhi, a casa dei coniugi brutalmente assassinati. Vi era sangue dappertutto, a riprova dell'efferatezza con cui si era consumato l'omicidio. Il pm ha poi ripercorso le tappe investigative che portarono all'arresto di Tarantino.

La cassaforte scardinata dall'abitazione e poi ritrovata lo scorso aprile in una cava di sua proprietà. Un'altra prova di grande rilevanza, le tracce ematiche rilevate su di una banconota da 100 euro. Essa fu ritrovata tra i contanti di un distributore di benzina di Avetrana ed era stata utilizzata dal 52enne di Manduria per comprarsi un panino, dopo il furto. Inoltre, nel bed and breakfast, dove Tarantino aveva trascorso la notte successiva all’omicidio, furono trovate delle lenzuola sporche di sangue e tracce di sangue nel lavandino.

Vi sarebbero poi le intercettazioni. Nel corso di una conversazione in carcere con il fratello, Vincenzo Tarantino gli avrebbe chiesto di recuperare la cassaforte, dal luogo indicato. Infine, un'altra intercettazione tra lo stesso Tarantino ed un uomo che era stato inizialmente sospettato e convocato presso la caserma dei carabinieri, assieme a lui. Nel corso del dialogo intercorso tra i due nella sala di attesa, il presunto complice riferisce a Tarantino, il quale avrebbe voluto coinvolgere nel furto, la frase "Che hai combinato, rischi 30 anni". 
 
Dopo la requisitoria del pm, sempre nell'udienza scorsa, vi è stata l'arringa difensiva degli avvocati delle parti civili, difese da Giuseppe, Michele e Giulia Bonsegna, Vincenza Raganato, Fiorino Ruggio, Francesco Spagnolo e Gianluca Coluccia che si sono allineati alla richieste del pm, chiedendo un maxi risarcimento in loro favore. Essi hanno poi sottolineato, che era da ritenere "debole", l'ipotesi, che Tarantino "non fosse capace d'intendere e di volere" . Altrimenti, egli non avrebbe negato così lucidamente, la propria estraneità nell'omicidio. La stessa lucidità dimostrata, pur negando di essere l'assassino, nel ricostruire con dovizia di particolari la dinamica dell'omicidio.
 
L’uomo venne arrestato a distanza di poche ore dalla scoperta dei cadaveri di Luigi Ferrari e Antonella Parente, da parte dei carabinieri del Nucleo investigativo. Sulla scena del crimine inoltre, mancava la cassaforte scardinata dal muro che fu ritrovata lo scorso aprile. Stando a quanto emerso dalle indagini preliminari, il movente che avrebbe spinto Tarantino a compiere un così crudele omicidio (avrebbe utilizzato un piede di porco), sarebbe stato il rancore nutrito nei confronti della coppia.

Il 52enne originario di Manduria, era spinto in particolare, da un odio profondo nei confronti di Antonella Parente, ritenuta responsabile della fine della relazione di Tarantino con la nipote. L’uomo, nelle sue convinzioni, era certo di non trovare nessuno in casa. Scoperto da marito e moglie, avrebbe perso la testa e li avrebbe così aggrediti e uccisi.



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