Omicidio San Cesario: diventa definitiva la sentenza di condanna a 30 anni per Arseni

Il 50enne di San Cesario era accusato dell’omicidio del suo compaesano, Gianfranco Zuccaro, avvenuto nel pieno centro del paese, il 7 luglio 2013. Il bodyguard fu freddato con una serie di colpi di pistola all’esterno di un bar.

Era stato condannato a 30 anni dalla Corte d'Assise di Appello e, nelle scorse ore, la Cassazione ha confermato la sentenza nei confronti di Lorenzo Arseni che diventa, dunque, definitiva. Il 50enne di San Cesario era accusato dell'omicidio del suo compaesano, il bodyguard Gianfranco Zuccaro avvenuto nel pieno centro del paese, il 7 luglio 2013. L’uomo fu freddato con una serie di colpi di pistola all'esterno di un bar.
  
Gli "ermellini" hanno anche ribadito il risarcimento in favore della famiglia di Zuccaro che sarà quantificata in separata sede. La madre, il padre e i fratelli del bodyguard di San Cesario che si sono costituiti parte civile con l'avvocato Mariangela Calò, all'esito della sentenza giunta nella tarda serata di ieri,  hanno espresso "grande soddisfazione per quanto deciso dai giudici, perché finalmente è stata fatta giustizia".
  
La Corte d’Assise d’Appello, il 22 giugno dello scorso anno ha emesso la sentenza di condanna a 30 anni di reclusione, per il 50enne di San Cesario Lorenzo Arseni, l'imputato era stato condannato a 20 anni di carcere in primo grado. La Corte d'Assise d'Appello ha riconosciuto l'aggravante della premeditazione, ma non le "modalità mafiose" dell'omicidio. Il procuratore generale Antonio Maruccia, invece, chiese la pena dell'ergastolo ed in subordine i 30 anni di carcere per Arseni, omicida reo confesso di Zuccaro.
  
In precedenza, l'avvocato di parte civile Mariangela Calò aveva impugnato in Appello, assieme al procuratore generale , la sentenza di condanna a 20 anni per omicidio, inflitta in primo grado con il rito abbreviato, nei confronti di Arseni, dal gup Carlo Cazzella. Il Giudice non riteneva ci fosse l’aggravante della premeditazione, pur sposando la tesi che Arseni avesse agito con modalità mafiose (considerando, dunque, i trascorsi dell’imputato nel clan dei Tornese). L'omicidio fu quindi ritenuto, così come avevano sostenuto nel corso delle loro arringhe difensive, gli avvocati di Arseni, Massimiliano Petrachi e Ladislao Massari, un "delitto d’impeto", e non premeditato.
  
Inoltre la Cassazione ha disposto la restituzione degli atti alla Procura di Brindisi per questioni d'incompetenza territoriale riguardo la posizione dei favoreggiatori di Arseni. Nel processo comparivano anche altri 5 imputati con l'accusa di favoreggiamento della latitanza del killer prolungatasi per 28 giorni (difesi dagli stessi legali di Zuccaro e dall'avvocato Antonio Degli Atti): Antonio De Marco, 45enne di Cellino San Marco, al quale sono stati inflitti 2 anni; Maurizio Manfreda, 43, di Brindisi e Agata Rollo, 55, di San Cesario, condannati a 1 anno e 4 mesi; Federica Ferrara, 27, di Brindisi e Italo Cleopazzo, 65 anni, di San Cesario per loro 1 anno (per tutti è stata accordata la sospensione della pena). Il 37enne bodyguard ed istruttore di arti marziali, fu freddato  nel pieno centro del paese, raggiunto da una serie di colpi all'esterno di un bar.
  
Per l'omicidio Zuccaro, raggiunto da una serie di colpi di arma da fuoco, all'esterno di un bar nel centro di San Cesario, gli investigatori seguirono inizialmente la "pista passionale" (presunte avances del bodyguard nei confronti della moglie di Arseni); questa ipotesi, supportata soltanto dalle dichiarazioni dell'omicida reo- confesso, fu presto abbandonata dagli inquirenti. Per la Procura (titolare dell'inchiesta la dr.ssa Roberta Licci), invece, si trattò di un’esecuzione programmata per punire l’atteggiamento presumibilmente tracotante e violento di Zuccaro: avrebbe picchiato il proprietario di una palestra per costringerlo ad accettarlo come socio e preso a schiaffi un amico di Arseni pochi giorni prima dell’esecuzione. Questi venne trovato, circa un mese dopo, dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Lecce in località Lendinuso, nel brindisino.



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