Operazione “Bolle di Sapone” su marchi contraffatti: a processo Tommaso Montedoro

Nel giugno del 2013, venne sgominata un’associazione a delinquere che fabbricava noti prodotti per l’igiene della casa e della persona, rigorosamente “contraffatti”.

Finisce sotto processo il presunto boss Tommaso Montedoro. Il 42enne di Casarano è stato rinviato a giudizio insieme ad altre 38 persone. In mattinata, si è celebrata l’udienza preliminare relativa all’inchiesta “Bolle di Sapone”, dinanzi al gup Carlo Cazzella. Gli imputati dovranno presentarsi dinanzi ai giudici in composizione collegiale per l’inizio del processo.

Nel corso della prima udienza si sono costituiti parte civile le aziende The Procter & Gamble Company e Real Chimica. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati: Luigi Corvaglia, Luigi e Roberto Rella; Luigi Covella, Alessandro Stomeo; Rocco Vincenti; Amilcare Tana; Mario Coppola; Andrea Starace; Antonio Savoia; Luca Puce; Salvatore Centonze; Stefano Chiriatti; Fulvio Pedone.

L’inchiesta

Duro colpo inflitto al mercato del “falso”. Nel giugno del 2013, le Fiamme Gialle della Compagnia di Otranto, con l’ausilio dei colleghi del Comando Provinciale di Lecce, su disposizione del Procuratore Aggiunto di Lecce, Antonio De Donno, della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, hanno eseguito 65 perquisizioni (di cui 33 nella sola provincia di Lecce) in 13 province, nel quadro di un’indagine nei confronti di un’associazione a delinquere che fabbricava noti prodotti per l’igiene della casa e della persona contraffatti.

In particolare, è stato accertato che presso uno stabilimento ubicato in agro di Melendugno venivano preparati i vari tipi di prodotto: detersivi per la biancheria e per la pulizia della casa e detergenti per l’igiene intima; i contenitori in plastica, nei vari formati, venivano realizzati in un capannone nella zona di Carpignano Salentino, mentre i tappi di chiusura venivano realizzati a San Donaci in provincia di Brindisi; alla fornitura delle etichette contraffatte di marchi – tra i quali Dash, Dixan, Chanteclair, Infasil e Chilly – provvedevano tre tipografie situate nelle province di Cuneo, Bologna e Cosenza; il tutto veniva trasferito presso un altro stabilimento, nella zona industriale di Lecce, per il confezionamento dei prodotti finiti, successivamente distribuiti, a prezzi altamente concorrenziali e con documentazione fiscale falsa, presso acquirenti di fiducia.

I prodotti finiti venivano venduti per lo più in supermercati e discount di piccole dimensioni del leccese e mai in grandi ipermercati o centri commerciali.