Operazione “Contatto” su presunto intreccio mafia&politica: la Cassazione dice no al carcere per i Coluccia

Gli “ermellini”, accogliendo il ricorso della difesa contro l’ordinanza di carcerazione del Riesame, hanno disposto l’annullamento con rinvio.

Niente carcere per Antonio Coluccia, detto “Bullo”, 60enne di Noha, per il fratello Michele Coluccia, 58 enne e per Giuseppe Salvatore Fiorito, 51 enne di Cutrofiano ritenuti a capo dell’associazione mafiosa smantellata dopo l’operazione investigativa “Contatto”. Lo ha deciso la Cassazione che ha annullato l’ordinanza di carcerazione disposta dal Tribunale del Riesame, su richiesta della Procura. Provvedimento annullato, quindi, e rinvio per una nuova decisione. Nei prossimi giorni, sarà fissata una nuova udienza.

Ricordiamo che, nei mesi scorsi, fu accolta l’istanza della Procura che aveva chiesto la misura del carcere per i fratelli Coluccia e Fiorito. Il collegio del Riesame aveva accolto quasi in toto l’Appello presentato dal pubblico ministero, Roberta Licci che aveva impugnato l’ordinanza di custodia cautelare del Gip Edoardo D’Ambrosio. Aveva rigettato, invece, l’appello di Luigi Otello Coluccia, detto Gigetto, 71enne difeso dall’avvocato Carlo Martina  per la mancanza di gravi indizi di colpevolezza che potessero sostenere le accuse mosse. Il Riesame (Collegio Piccinno, Capano, Gatto), insomma, con ordinanza del 03 ottobre 2017, aveva confermato la correttezza della decisione dei Gip asserendo che le conclusioni dell’accusa “appaiono in contrasto sia con il tenore dei dialoghi intercettati che con ovvi canoni di ragionevolezza. In alcun passo, invero, viene invocato l’intervento di Coluccia Luigi Otello per la risoluzione delle controversie”.

I quattro indagati rispondono di associazione a delinquere di stampo mafioso. Nello specifico Luigi Coluccia, secondo la tesi della Procura, avrebbe “dettato unitamente a Michele e Antonio Coluccia, e nonostante lo stato di detenzione, le direttive in materia di ripartizione del territorio tra i referenti di zona, con particolare riferimento alle piazze di spaccio”. La posizione di Luigi Otello Coluccia, alla luce della motivazione del Tribunale della Libertà non ha alcun punto di “contatto” con quella dei suoi fratelli o di Giuseppe Fiorito.

Non solo, poiché il pm Licci ritiene che avrebbe anche “beneficiato del sostentamento economico da parte degli affiliati…”; infine, sarebbe intervenuto direttamente, per il tramite dei cugini Gugliersi e unitamente a Giuseppe Fiorito per “la risoluzione dei conflitti insorti tra le articolazioni territoriali dell’associazione”. Invece, riguardo Antonio Coluccia, la Procura sostiene che “all’interno dell’associazione si attendeva la sua scarcerazione in previsione di una ristrutturazione verticistica, durante la quale sarebbero stati riassegnati ruoli e posizioni”.

Il gip D’Ambrosio afferma però “non si ritiene raggiunto uno standard di assoluta certezza (alla stregua dello specifico criterio di gravità indiziaria) in ordine alla responsabilità degli indagati per il reato di cui all’articolo 416 bis”. Invece, la figura di Michele Coluccia si incrocia nell’inchiesta “Contatto” con quella di Luciano Biagio Magnolo, ex assessore alle politiche sociali del Comune di Sogliano Cavour. Quest’ultimo è accusato dalla Procura “di versare somme di denaro per il sostentamento dei capi detenuti”. Risponde di “concorso esterno in associazione mafiosa”.

L’udienza preliminare dell’inchiesta “Contatto” è prevista per il 14 maggio prossimo.



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