Prete accusato di abusi sessuali su 12enne: la Procura dispone una consulenza informatica

Si tratta di un “accertamento tecnico non ripetibile”, per evitare un’eventuale modifica o distruzione dei dati, che dovrà essere effettuato entro il termine di 40 giorni. Invece, nelle settimane scorse, il pm ha notificato agli indagati la richiesta d’incidente probatorio per ascoltare la presunta vittima.

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La Procura leccese si affida ad un consulente informatico per analizzare i telefonini sequestrati al sacerdote ed alla ragazzina, presunta vittima di abusi sessuali.

Ieri mattina, il pm Stefania Mininni ha conferito l’incarico. Si tratta di un “accertamento tecnico non ripetibile”, per evitare un’eventuale modifica o distruzione dei dati, che dovrà essere effettuato entro il termine di 40 giorni. Erano presenti tutte le parti interessate. Anche i difensori del prete hanno nominato un consulente tecnico di parte.

Verranno dunque analizzate le memorie di telefonini e computer ed i supporti informatici, già posti sotto sequestro nei mesi scorsi. Anzitutto quelli del sacerdote, al fine d’individuare eventuali riscontri a quanto denunciato dalla vittima, attraverso i propri familiari. Dunque, il consulente verificherà l’eventuale presenza di fotografie, video, registrazioni audio “compromettenti”. Non solo, anche presunte tracce di conversazioni e contatti tra il sacerdote e la 12enne. Verrà anche analizzato il telefonino della madre della ragazzina per verificare, anche in questo caso, la sussistenza dell’accusa di “favoreggiamento”.

La richiesta d’incidente probatorio

Invece, nei giorni scorsi, la Procura ha notificato agli indagati la richiesta d’incidente probatorio per ascoltare la 12enne, presunta vittima di abusi sessuali per mano del sacerdote.

Il gip dovrà poi analizzare l’istanza ed eventualmente fissare la data. In quella sede, la 12enne verrebbe sentita nell’ambito di un “ascolto protetto”, alla presenza di uno psicologo, al fine di “cristallizzare” le dichiarazioni.

Nell’atto, a firma del pm Stefania Mininni, compaiono i nomi dei tre indagati: il prete, accusato di violenza sessuale aggravata, con riferimento anche a rapporti “completi” con la ragazzina; la madre di quest’ultima, che risponde dell’ipotesi di reato di “favoreggiamento, per non aver riferito agli inquirenti dei presunti abusi subiti dalla figlia e per “false informazioni al pubblico ministero”. Non solo, poiché anche la madre, come risulta nella richiesta d’incidente probatorio, è accusata di violenza sessuale. Secondo i denuncianti, le presunte molestie si sarebbero consumate tra le mura domestiche, ma si tratterebbe anche in questo caso, di un’accusa tutta da verificare.

Infine, risulta indagata la nonna della ragazzina, con l’accusa di false informazioni al pubblico ministero, poiché non avrebbe detto tutta la verità al pm, sulla presunta relazione tra il sacerdote e la madre della ragazza.

Intanto, per salvaguardarne la serenità, la ragazzina è stata trasferita con provvedimento della Procura dei Minori, in una struttura protetta.

Le accuse al prete

Le accuse al prete hanno preso avvio dalla denuncia di una zia (parente del padre) residente in Campania, della 12enne. L’atto è stato depositato nell’agosto scorso e veniva fatto riferimento a palpeggiamenti, avances di natura sessuale ed in alcune occasioni, addirittura a rapporti completi tra le mura della parrocchia frequentata dalla ragazzina. I fatti contestati si sarebbero verificati agli inizi di quest’anno, in un paese dell’hinterland di Lecce. Il sacerdote non è stato mai sospeso dalla Curia che lo ritiene assolutamente estraneo ai gravi addebiti contestatigli. Tra l’altro, ha lasciato la parrocchia in cui, secondo i denuncianti, si sarebbero verificati i fatti, da molto tempo. Egli attualmente svolge il sacerdozio in un’altra chiesa, ma per motivi che non hanno alcun riferimento alle presunte molestie ai danni della ragazzina.

La ragazza è stata anche sentita, attraverso “l’ascolto protetto”, alla presenza di una psicologa. Per due volte. Anzitutto, subito dopo la denuncia, ma anche in seguito alla visita ginecologica che non avrebbe riscontrato i segni di una violenza sessuale.

Il ruolo della famiglia

Dunque, sulla scorta degli accertamenti eseguiti dai Carabinieri del Norm di Lecce, la Procura intende verificare la fondatezza delle accuse. Anche nei confronti della madre. Infatti, sempre nella stessa denuncia depositata dalla zia della presunta vittima, si fa riferimento ai rapporti poco trasparenti intercorsi tra il parrocco e la madre della 12enne. Accuse pesanti, poiché la relazione tra i due, veniva additata come la causa della “rovina” della famiglia. Un contesto familiare degradato caratterizzato da un’accesa conflittualità e segnato anche da difficoltà economiche. I genitori sono da tempo separati e il padre ha una recente condanna penale alle spalle.

Sullo sfondo di questo complesso contesto, emergerebbe il ruolo del prete. Una figura di “supporto” ad una famiglia segnata da enormi difficoltà e conflittualità, con un continuo “rimpallo” di responsabilità? Il sacerdote, infatti, pur non essendo un “amico di famiglia” in svariate occasioni si sarebbe offerto di dare una mano anche dal punto di vista economico. Oppure, il prete avrebbe approfittato della fiducia incondizionata accordatagli dalla famiglia per molestare la 12enne? Domande a cui daranno una risposta nei prossimi mesi gli inquirenti.

Il sacerdote è assistito dai legali Stefano De Francesco e Vittorio Vernaleone. La madre e la nonna della minore sono difese dall’avvocato Francesco Cavallo. Invece, il padre della ragazzina, persona offesa, è assistita dal legale Benedetto Scippa.



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