Processo Studium 2000. La Cassazione su Giovanni Semeraro, “Reato di inquinamento prescritto”

La Corte di Appello, invece, aveva inflitto all’ex patron del Lecce, una condanna di 2 anni e 6 mesi, ridotta a 4 mesi di arresto dalla Cassazione per un reato minore.

I fatti contestati sarebbero “datati” e la Cassazione ribalta la sentenza di primo grado nei confronti   di Giovanni Semeraro per l’accusa di “avvelenamento di acque”. Gli ermellini, nelle scorse ore, hanno emesso la sentenza e ritenuto il reato prescritto. Invece, la Corte di Cassazione ha condannato l’ex patron del Lecce alla pena di 4 mesi di arresto ( reato contravvenzionale) per inadeguata attività di messa in sicurezza e caratterizzazione dei luoghi. I giudici hanno però disposto la sospensione della pena, non subordinata alla bonifica del sito ed al ripristino dei luoghi ed al risarcimento delle parti civili.

La Corte di Appello, ha inflitto a Semeraro una condanna di 2 anni e 6 mesi (confermando in toto la sentenza di primo grado). I giudici avevano anche disposto il risarcimento del danno, nei confronti dei coniugi Fiorentino, assistiti dagli avvocati Giuseppe e Michele Bonsegna, ed era stata riconosciuta una provvisionale di 100mila euro, 35mila per l’Università, 15mila per la Regione, 5mila per il Codacons e Legambiente.

Nelle 38 pagine di motivazioni della sentenza di secondo grado, il giudice estensore Eva Toscani affermava che Semeraro  «non ha operato alcuna comunicazione, anzi ha acquistato il pozzo profondo inquinato e nel quale si realizzava un contatto fra falda superficiale- già inquinata per effetto degli idrocarburi penetrati nel sottosuolo e falda profonda». Inoltre, riteneva il giudice «il reato deve essere considerato tuttora permanente, giacché si è accertato che vi sia tuttora un attuale rilascio degli idrocarburi dal terreno contaminato alla falda acquifera ed un progressivo trasporto -tuttora in atto- di detti inquinanti attraverso l’acqua di falda, secondo la direzione naturale del suo flusso».

L’inchiesta

 

Secondo il pubblico ministero Ennio Cillo, titolare dell’inchiesta, l’area sottostante il cantiere universitario “Studium 2000″ ed una parte del “Parco di Belloluogo” sarebbe stata contaminata da idrocarburi pesanti, che superavano i limiti previsti dalla normativa vigente. L’ipotesi era che la causa della contaminazione del suolo fosse in qualche modo collegata alla vicinanza con l’ex deposito di carburanti Apisem di proprietà della “RG Semeraro”, alla periferia nord del capoluogo salentino. A dare l’avvio alle indagini, nell’ottobre del 2010, lesposto di alcuni residenti della zona che lamentavano la presenza di odori nauseabondi provenienti proprio dal cantiere dell’Università. L’intero complesso venne anche sottoposto a sequestro preventivo dai carabinieri del Noe di Lecce e poi dissequestrato.

La linea difensiva

Il legale di Semeraro, l’avvocato Andrea Sambati, ha invece sempre sostenuto come il deposito di carburanti, insistente sul terreno della Rg Semeraro, fosse stato dismesso nel lontano 1997 e da allora non è stato più possibile alcun tipo di sversamento di materiale inquinante.

Riguardo alla bonifica dei luoghi, il legale dell’imprenditore ha sottolineato che quando la Rg Semeraro ha appreso dell’esistenza dell’inquinamento, ha immediatamente intrapreso le operazioni necessarie di “messa in sicurezza”, “onorando”,  l’impegno assunto con Regione, Provincia e Comune.



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