Processo Escort: per l’ex procuratore capo Antonio Laudati chiesta condanna a 2 anni e 2 mesi

Laudati è accusato di abuso d’ufficio e di favoreggiamento personale. Sia nei confronti dell’imprenditore Giampaolo Tarantini, che dell’ex Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nell’ambito dell’inchiesta sulle escort.

"Chiedo la condanna di Antonio Laudati". Si conclude con queste parole, la requisitoria del Procuratore Capo di Lecce, Cataldo Motta che ha invocato la condanna a 2 anni e 2 mesi per l'ex procuratore capo di Bari. Laudati, difeso dall'avvocato Giuseppe Castaldo del Foro di Roma e Carlo Di Casola è accusato di abuso d'ufficio e di favoreggiamento personale. Sia nei confronti dell'imprenditore Giampaolo Tarantini, che dell'ex Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nell'ambito dell'inchiesta sulle escort. Per il reato di abuso di ufficio, Motta ha chiesto una condanna ad 1 anno e 6 mesi, mentre per quello di favoreggiamento ha invocato una pena di 8 mesi.

Il dr. Motta ha sottolineato nell'apertura della propria requisitoria che l'impianto accusatorio si basa su elementi importanti, considerando il "maggiore valore probatorio della prova documentale rispetto a quella dichiarativa". Anzitutto, la relazione annotata dal maggiore "Sportelli" e i documenti forniti da Scelsi. Poi Motta, per "corroborare" l'accusa di abuso di ufficio ha parlato del famoso pranzo da cui venne estromesso un uomo della GdF, poiché era stato collaboratore di Pollari, direttore del SISMI. Laudati, difatti, riteneva ci fosse stato nell'indagine su Tarantini, un intervento dei servizi segreti. È decisivo, secondo l'accusa, che l'attività investigativa affidata a Scelsi, sia stata rinviata di ben 2 mesi e mezzo.

Motta ha poi sostenuto in merito al favoreggiamento di Laudati, come ci sia il dolo diretto nei confronti di Tarantini ed "indiretto" verso Berlusconi. Il motivo per cui Laudati avrebbe favorito Tarantini era finalizzato ad annullare il rischio che egli parlasse di Berlusconi.  
 
Nell'udienza di oggi, dinanzi al Presidente della Seconda Sezione Penale Roberto Tanisi, (a latere Maria Pia Verderosa e Silvia Saracino), prima della requisitoria di Motta, ha preso la parola Laudati, il quale ha rilasciato spontanee dichiarazioni (era stato già ascoltato in aula come teste, nell'udienza del 26 marzo scorso). Anzitutto, ha sottolineato alcune irregolarità e inesattezze presenti nella "memoria" della parte civile. Laudati si è poi soffermato sulla trascrizione dei file relativi ad una sua intervista rilasciata ad un giornalista ed al Direttore di Panorama. A suo dire, infatti, l'intervista è un concentrato di dichiarazioni frammentarie, da cui è facile estrapolare un significato fuorviante. Laudati ha ammesso che il suo incontro con il Direttore di Panorama è stato inopportuno, ma era il periodo del processo Tarantini su cui si erano concentrate forti pressioni mediatiche. (Laudati fa, tra le altre cose, l'esempio della diffusione a mezzo stampa, delle registrazioni D'Addario a casa di Berlusconi). Dunque, ritiene l'ex procuratore capo, poiché Panorama portava avanti la "tesi del complotto" nei confronti di Berlusconi, ha scelto quel settimanale per intervenire e bloccare le ingerenze mediatiche.

L'ex procuratore di Bari si è poi difeso dall'accusa di favoreggiamento "diretto" di Giampaolo Tarantini. Essa fa riferimento al pranzo in occasione dei festeggiamenti per il Corpo, secondo lui occasionale e frugale, (secondo l'accusa non sarebbe stato affatto così) prima di una riunione avvenuta presso la scuola allievi della GdF il 26 giugno 2009; essa si verificò dopo la sua nomina nel capoluogo pugliese, alla presenza del sostituto procuratore Giuseppe Scelsi e di altre quattro persone. In questa occasione, Laudati avrebbe chiesto il congelamento e la sospensione delle indagini svoltesi a Bari, sul ruolo di Tarantini nella vicenda del "flusso" di escort verso la residenza dell'ex Presidente del Consiglio. Egli ha negato questa circostanza, dicendo che si sarebbe limitato a ribadire la sua volontà di preservare l'indagine da eventuali fughe di notizie.
 
Laudati si è poi difeso dall'accusa di abuso d'ufficio, per aver chiesto il distaccamento di alcuni ufficiali della Guardia di Finanza e per avere inviato alcuni atti "delicati" al Procuratore Generale, dopo aver sottoposto alcuni magistrati ad attività d'indagine illecita. Egli avrebbe fatto una relazione, cosiddetta  "Sportelli" ( dal nome del maggiore Sportelli)  al Procuratore Generale, ma sarebbe stata interna e non "istituzionale".

Laudati ha concluso il suo intervento dicendo che manca il movente per le accuse mosse nei suoi confronti. Dunque, ha affermato "Perché avrei dovuto favorire Tarantini?: l'ho fatto arrestare, ho emesso un provvedimento disciplinare nei suoi confronti" . Egli stesso, continua Laudati, ha differito alcune udienze in cui compariva Tarantini, solo per questioni organizzative e non per rallentare le indagini. "E perché avrebbe dovuto favorire Berlusconi? egli, ha parlato dell'accusa a lui rivolta di favoreggiamento "indiretto" dell'ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, per "aver tutelato la sua immagine istituzionale". Laudati ha ribattuto, sottolineando, tra le altre cose, come all'epoca dei fatti, Berlusconi non fosse indagato né ci fossero le condizioni perché lo fosse.

Laudati ha concluso il suo intervento con una battuta,, dicendo che "L'unico favoreggiamento da lui messo in atto, è stato fatto verso il codice di procedura penale".
 
 
Ricordiamo che l'inchiesta coordinata dal Procuratore Capo di Lecce, Cataldo Motta assieme al Procuratore Aggiunto Antonio De Donno, ha preso avvio dalla denuncia dell'ex pm (oggi in servizio alla Procura generale di Bari) Giuseppe Scelsi che denunciò i presunti illeciti commessi dal suo capo di allora, Antonio Laudati. Egli, difeso dagli avvocati Andrea Sambati e Luigi Covella si è costituito parte civile al processo. Anche Scelsi ha dovuto sostenere un processo, ma in abbreviato,  in merito all'accusa di abuso di ufficio, per alcune presunte intercettazioni telefoniche, da lui richieste, per danneggiare, la collega Desirè Digeronimo , (anch'ella parte civile nel processo Laudati), difesa dall'avvocato Alberto Melica, che assieme a lui conduceva indagini sulla sanità. Il dr. Scelsi è stato assolto dal Gup Stefano Sernia, dopo che il Procuratore Capo di Lecce, Cataldo Motta aveva chiesto la condanna ad 1 anno e 4 mesi.



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