Feto morto nascosto nell’armadio a Squinzano, la madre non sarà parte civile

Ha preso il via, il processo in Corte d’Assise, a carico della sorella e del cognato della 18enne. I giudici hanno rigettato l’istanza della giovane mamma. Gli imputati rispondono di infanticidio in condizioni di abbandono materiale e morale” e “occultamento di cadavere”.

Tribunale

La madre, accusata di aver nascosto il feto privo di vita del figlio nell’armadio, chiede di costituirsi parte civile “contro” la sorella e il cognato, ma i giudici dicono no.

È accaduto in mattinata nella prima udienza. Ha difatti preso il via, il processo in Corte d’Assise (Presidente Pasquale Sansonetti, a latere Francesca Mariano ) a carico dei parenti della 18enne di Squinzano. Al termine della camera di consiglio, i giudici in composizione togata e popolare hanno rigettato l’istanza del legale della giovane mamma, l’avvocato Fabrizio Tommasi.

In precedenza, il difensore dei due imputati, l’avvocato Maurizio Scardia, si era opposto alla richiesta. Il processo è stato aggiornato al 21 giugno.

La sorella 27enne ed il cognato di 46 anni, rispondono delle ipotesi di reato di “infanticidio in condizioni di abbandono materiale e morale” e “occultamento di cadavere”, in concorso con la madre 17enne, all’epoca dei fatti. Per quest’ultima, nel corso dell’udienza preliminare dell’aprile scorso presso il Tribunale dei Minorenni, il sostituto procuratore Anna Carbonara ha chiesto la messa alla prova e un percorso di riabilitazione. La ragazza, dunque, potrebbe scontare la sua pena, estinguendo il reato. La prossima udienza è fissata per il 28 giugno e avranno un peso, le relazioni dei servizi sociali.

L’inchiesta

Non è “caduto”, dunque, al momento, il grave capo d’accusa d’infanticidio, nonostante l’esito dell’autopsia. Il medico legale Ermenegildo Colosimo, infatti, ha stabilito che il corpicino era senza vita, con il cordone ombelicale di circa 80 cm, annodato intorno al collo, quando la giovane madre ha partorito all’interno della casa alla periferia di Squinzano. Dunque, la Procura contesta ugualmente, tale reato a carico dei tre indagati, “versando la minore in condizioni di abbandono materiale e morale connesse al parto”.

Non solo, poiché dallo stesso esame autoptico è emerso che il feto era privo di alcun tipo di malformazioni e corrispondente ad un periodo di gestazione di 38/39 settimane e del peso di poco più di tre chili. Ad ogni modo, l’esame istologico della placenta, recuperata dalla spazzatura dove era stata gettata insieme ai vestiti sporchi di sangue fornirà, nei prossimi mesi, ulteriori indicazioni. Inoltre, il medico legale ha prelevato un campione di tessuto per un eventuale esame del Dna (se fosse necessario), al fine di risalire all’identità del padre della bimba.

Il feto privo di vita di sesso maschile, nascosto nell’armadio di un’abitazione di Squinzano, venne rinvenuto nel febbraio del 2017.

Ricordiamo che secondo l’accusa, la mamma, all’epoca 17enne, avrebbe occultato il corpicino del suo bambino, dopo averlo avvolto in una busta di plastica e richiuso in una borsa.

La ragazza si è presentata il 9 febbraio dello scorso anno al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Copertino a causa di una forte emorragia. La visita ginecologica non ha lasciato spazio a dubbi: la giovane aveva dato alla luce un bambino, da poco tempo. La ragazza avrebbe ammesso di avere partorito pochi giorni prima a casa, quando non era presente nessuno.

Ad ottobre si è svolto, invece, l’incidente probatorio innanzi al gip ed anche in questa occasione la giovane ha fatto scena muta.

Invece, nei mesi scorsi, i magistrati inquirenti hanno disposto una consulenza per accertare la capacità d’intendere e di volere e l’attendibilità della minorenne.

Le indagini sono state condotte dai carabinieri di Squinzano, diretti dal maresciallo Giovanni Dellisanti.

La sorella ed il cognato, sentiti dagli inquirenti poco dopo l’accaduto, hanno detto di non essere a conoscenza che la ragazza fosse incinta.



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