Processo Sarah. Le telefonate di Sabrina Misseri riapriranno il caso?

Alcune intercettazioni telefoniche sono state lette nel corso dell’udienza del processo d’appello per l’omicidio di Sarah Scazzi. Le chiamate sono state fatte da Sabrina Misseri, la notte del 7 ottobre 2010, quando fu ritrovato il corpo della 15enne nel pozzo in contrada mosca.

È il giorno di Cosima Serrano. Da quando i suoli legali avevano annunciato che la donna avrebbe rilasciato alcune dichiarazioni spontanee in aula, l’attenzione è stata tutta per lei.  Mamma Cosima, che condivide con la figlia non solo una condanna all’ergastolo, inflitta in primo grado il 20 aprile del 2013, ma anche una cella nel carcere di Taranto, che per tre volte si è avvalsa della facoltà di non rispondere dinanzi ai giudici, alla fine ha parlato. E lo ha fatto per oltre un’ora, a braccio, nonostante il foglio con alcuni appunti che stringeva tra le mani.
 
Chi si aspettava il colpo di scena, dunque, ha dovuto ricredersi: come ha sempre fatto finora, la donna ha continuato ad urlare la sua innocenza ribadendo di non sapere nulla del delitto, a difendere Sabrina e a scaricare, seppur mai in maniera esplicita, tutta la responsabilità sul marito Michele accusato di averla aggredita per ben due volte, in un caso persino con un’accetta.
 
Ma oggi, nell’ennesima udienza del processo di appello per l’omicidio della piccola Sarah, oltre alle parole di mamma Cosima in aula sono state lette le trascrizioni di alcune intercettazioni telefoniche, su cui la Corte aveva chiesto una perizia tecnica.
 
C'è, ad esempio, la telefonata del 7 ottobre 2010. Quel giorno il contadino di Avetrana crollò, facendo ritrovare il corpo della ragazzina in un pozzo-cisterna in una campagna in contrada Mosca, a pochi chilometri da San Pancrazio Salentino. Erano all’incirca le quattro del mattino quando il cellulare di Michele Misseri, che stava per essere trasferito in carcere, squillò. Dall’altro capo Sabrina, incredula, chiede «Perché non me lo hai detto subito, papà?». «Perché l'hai fatto? Io non me lo so spiegare. Tu non hai fatto mai niente di male, perché quel momento? Che ti è successo?» insiste la ragazza alla ricerca di un chiarimento.  
 
La conversazione, che per molti potrebbe addirittura ribaltare il caso, ad onor del vero non è nuova. Sabrina sapeva benissimo di essere intercettata e lo dimostra il fatto che nelle ore precedenti aveva avvertito gli amici  invitandoli a stare attenti ai telefoni.
 
In aula, inoltre, sono state lette le trascrizioni dal dialetto di altre due chiamate partite dal cellulare di Sabrina quella notte: una, precedente a quella con il padre, con la zia e con uno dei legali della famiglia Scazzi, l'avvocato Walter Biscotti. Quando le agenzie di stampa avevano iniziato a lanciare la notizia del ritrovamento del corpo senza vita della 15enne, la mamma di Sarah era in collegamento da casa Misseri, con la trasmissione «Chi l'ha visto?» il programma di Rai3, condotto da Federica Sciarelli. Sotto torchio in caserma da ore, lo zio Michele. Tutti, tranne forse Concetta, avevano capito quale sarebbe stato l'epilogo.  È allora che Sabrina chiama la zia per chiedere se è vero che il padre era stato accusato del delitto.
 
L’altra, alle 11.00 del mattino in cui chiama lo zio Carmine, fratello del padre, e lo convoca a casa chiedendogli di portare con sé l'agenda delle giornate di lavoro in campagna.
 
Come anticipato dai suoi avvocati, Franco Coppi e Nicola Marseglia anche Sabrina rilascerà alcune dichiarazioni spontanee per ribadire la sua innocenza. 



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