Operazione Contatto, decade l’interdizione per il carabiniere accusato di aver collaborato con il clan

Il collegio difensivo, composto dagli avvocati Francesco Vergine del Foro di Lecce e Massimo Manfreda del Foro di Brindisi hanno ottenuto la revoca della misura interdittiva della sospensione dal pubblico ufficio in favore di Piero Tramacere.

Era stato dipinto come un “carabiniere infedele”, Piero Tramacere il vice-brigadiere finito tra le carte dell’imponente operazione «Contatto» che aveva permesso di smantellare, pezzo per pezzo, lo storico clan Coluccia. L’indagine – condotta carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Maglie diretti allora dal Capitano Luigi Scalingi – era culminata nella notte del 5 settembre in un blitz per l’esecuzione di 47 provvedimenti cautelari emessi dal gip del Tribunale di Lecce, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia.

Il militare non faceva parte dell’organizzazione criminale che, a suon di minacce e intimidazioni, aveva esteso i suoi affari in tutto il basso Salento, ma era stato accusato di aver collaborato con il clan, presentando ai vertici dell’associazione i militari che erano stati trasferiti da poco in caserma. Il tutto, per chiudere un occhio su eventuali infrazioni del codice della strada.

Il giorno del blitz, il Carabiniere fu raggiunto dalla misura interdittiva della sospensione temporanea dal pubblico ufficio. Il collegio difensivo, composto dagli avvocati Francesco Vergine del Foro di Lecce e Massimo Manfreda del Foro di Brindisi, hanno chiesto e ottenuto il 16 febbraio la revoca della misura.

Alla luce di un quadro cautelare fortemente ridimensionato a seguito dell’ordinanza emessa dal Tribunale del Riesame di Lecce, che escludeva due ipotesi di reato (provvedimento peraltro non impugnato dalla Procura di Lecce), e del parere favorevole dalla stessa prestato alla istanza avanzata dai difensori del Tramacere, il Gip D’Ambrosio ritiene ormai non più sussistenti le esigenze cautelari che portarono alla sospensione dal servizio.

Pertanto, dispone anzitempo la revoca della misura originariamente applicata all’indagato. Secondo i legali, Tramacere ha sempre avuto un atteggiamento collaborativo, anche in sede di interrogatorio di garanzia. Il militare, infatti, era stato l’unico a parlare: aveva risposto a tutte le domande del giudice, fornendo la propria versione dei fatti e chiarendo la sua posizione nell’ambito dell’inchiesta.



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