Rivendevano scarpe rubate a Cutrofiano? Resta in carcere Fernando Russo

Il Riesame ha rigettato l’istanza avanzata dal legale di uno dei componenti della famiglia Russo, assai nota nel settore manifatturiero. Il 55enne di Cutrofiano fu arrestato il 3 maggio scorso, con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione.

Nessuna scarcerazione per il "re delle scarpe" Fernando Russo. Il Tribunale del Riesame (Presidente Gabriele Perna, a latere Alessandra Sermarini e Maria Pia Verderosa) ha rigettato l'istanza avanzata dal suo legale. L'avvocato Antonio Savoia aveva chiesto l'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip Carlo Cazzella, per mancanza dei gravi indizi di colpevolezza.
  
Il 55enne di Cutrofiano fu arrestato il 3 maggio scorso insieme ad altre cinque persone, con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione. Insieme a Fernando Russo, finirono in manette la moglie, Antonella Sanzico 50enne e sua sorella Elena Russo, tutti assistiti dall'avvocato Savoia. Già in un'altra precedente udienza, il Tribunale del Riesame stabilì che "re delle scarpe" rimanesse in carcere e gli altri due componenti della famiglia ristretti ai domiciliari. Invece, gli altri due arrestati il 48enne, Antonio Fuso 57enne di Lizzanello e Antonio Martina 40enne di Lizzanello, (entrambi assistiti dall'avvocato Viola Messa) avevano ottenuto i domiciliari.
  
Gli arresti sono stati eseguiti nella Marche, dai carabinieri di Fermo e del Nucleo investigativo di Ascoli Piceno, nell'ambito dell’operazione non a caso denominata «Easy Shoes». Il fascicolo, per motivi di competenza territoriale, è finito nelle mani della Procura di Lecce. Il Pm Roberta Licci ha richiesto la misura cautelare per i cinque indagati, disposta attraverso un'ordinanza dal gip Carlo Cazzella.
  
Ognuno dei cinque indagati aveva un ruolo ben preciso nel ricettare le costose calzature di lusso rubate nelle Marche e rivendute nel Salento. E sarebbe proprio nel comune, a pochi chilometri da Galatina, che il gruppo provvedeva a “vendere” le scarpe rubate in un altro distretto manifatturiero, quello di Fermo, attraverso una serie di canali commerciali “puliti” che siano esercizi commerciali o i tradizionali mercati rionali che animano le strade e piazze delle città salentine. Ben sei i calzaturifici marchigiani presi di mira (Errebi e Brake di Sant’Elpidio, Gi.Ma Fashion Group e Rodolfo Zengarini di Montegranaro, Elisabet di Monte Urano).
  
Ad orchestrare le operazioni era Fernando Russo, considerato la "mente": a lui spettava il compito di individuare gli obiettivi da colpire, di pianificare sulla carta i furti che poi materialmente faceva eseguire da altre persone, al momento non ancora identificate. Sua moglie, Antonella Sanzico, invece, si occupava della gestione della vendita delle scarpe all’interno nel negozio ‘Via Montenapoleone’ di Cutrofiano. La sorella Elena Russo aveva il compito di esporsi in prima persona in qualità di legale rappresentante, nei casi di rinvenimento e/o sequestri di calzature da parte dei carabinieri, così da permettere agli altri di continuare le loro illecite attività. Antonio Fuso aveva il compito di ricettare le calzature nei mercatini settimanali in Puglia, mentre Antonio Martina riceveva i pagamenti dei “clienti”, in contanti o su carta prepagata a lui intestata.
  
Una volta ricevuto il denaro, lo versava nelle casse del sodalizio criminale. Pian piano, grazie anche ad una serie di intercettazioni telefoniche ogni pezzo del puzzle è stato messo al proprio posto.



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