‘Schiavi del fotovoltaico’: 12 persone a processo nell’inchiesta Tecnova

Il Gup ha stabilito il rinvio a giudizio, tra gli altri, dei vertici salentini dell’azienda Tecnova incaricata della costruzione di 13 parchi fotovoltaici. Avrebbero assunto cittadini extracomunitari privi di permesso di soggiorno facendoli lavorare in condizione di asservimento.

Giunge a conclusione con 12 richieste di rinvio a giudizio l'udienza preliminare che avrebbe coinvolto i vertici salentini dell'azienda italo-spagnola Tecnova che aveva in appalto la costruzione di tredici parchi fotovoltaici tra le province di Lecce e Brindisi.

Il Gup Giovanni Gallo nell'udienza odierna ha stabilito il rinvio a giudizio di: Cosima De Michele, 60enne di Brindisi; Laura Garcia Martin, di nazionalità spagnola, 35enne; Luis Miguel Cardenas Castellanos, di nazionalità colombiana, 36enne; Manuela Costabile, 38enne di Brindisi; Brahim Lebhiha, magrebino, 29enne; Josè Fernando Martinez Bascunana, spagnolo, 41enne; Tatiana Tedesco, 29enne di Brindisi; Didier Gutierrez Canedo, spagnolo, 23enne; Luis Manuel Gutierrez Nunez, spagnolo, 41enne; Andres Felipe Higuera Castellanos, colombiano, 36enne; Marco Damiano Bagnulo, 25enne di Brindisi; Annamaria Brunetti, 30enne di San Pietro Vernotico. Prosciolti, invece, Martin Denowebu 37enne ghanese,la cubana Guibert Alonso Veronica Yanette, 37 anni e lo spagnolo di 38 anni, Francisco Josè Luque Jimenez.

Nella scorsa udienza, si erano costituite parti civili, in circa 300, tra lavoratori e associazioni, assistiti per lo più dagli avvocati Salvatore Centonze e Francesco Spagnolo. Ognuna di esse ha formalizzato una richiesta risarcitoria di 30mila euro. Il pubblico ministero Alessio Coccioli, così come gli avvocati di parte civile, aveva chiesto il rinvio a giudizio dei 15 imputati.

A carico degli indagati furono contestati i reati di estorsione, favoreggiamento della condizione di clandestinità di cittadini extracomunitari e truffa aggravata ai danni dello Stato. I responsabili della società italo-spagnola avrebbero assunto cittadini extracomunitari privi di permesso di soggiorno favorendo la loro permanenza irregolare nel territorio dello Stato ed occupandoli, in condizione di asservimento alle dipendenze della società.

Inizialmente l’indagine aveva visto coinvolti solo 43 cittadini extracomunitari, ma la lista si è nel corso dell’ultimo anno, andata ampliandosi, fino ad arrivare all’acquisizione di ben 438 denunce da parte di altrettante vittime. Dopo un vertice in Prefettura, i lavoratori sfruttati erano riusciti ad ottenere le mensilità arretrate.

A fare scattare le indagini, coordinate direttamente dal procuratore capo di Lecce Cataldo Motta, sono stati gli esposti – presentati fin dallo scorso autunno – da decine di lavoratori extracomunitari, che hanno denunciato di avere lavorato in condizioni di sfruttamento, senza alcun rispetto delle regole previste dal contratto di lavoro dei metalmeccanici. Gli operai, dal 23 marzo scorso, hanno attuato forme dure di protesta, che hanno indotto la società Tecnova ad abbandonare i cantieri italiani. La Procura distrettuale antimafia di Lecce ha disposto anche il sequestro di tutti gli impianti in fase di realizzazione, delle quote societarie della Tecnova, dei mezzi e dei materiali che si trovano sui vari cantieri e nella sede brindisina della società.



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