Si sarebbe appropriato di svariate somme di denaro, condannato a 5 anni Direttore delle Poste di Barbarano

Nella tarda mattinata di oggi è arrivata la condanna per Sigifrido Urso, 56enne di Salve, decretata dal collegio presieduto da Michele Toriello. I giudici hanno emesso una sentenza di colpevolezza per il reato di ‘appropriazione indebita’ di somme di denaro di due clienti.

Arriva la sentenza di condanna per l'ex direttore dell'ufficio postale di Barbarano del Capo, accusato di essersi impossessato di svariate somme di denaro di una ignara cliente, sfruttando il proprio ruolo dirigenziale. Nella tarda mattinata di oggi è arrivata la condanna a 5 anni di reclusione per  Sigifrido Urso, 56enne di Salve, decretata dal collegio, presidiato Michele Toriello, a latere Marcello Rizzo e Roberta Maggio.

I giudici hanno emesso una sentenza di colpevolezza per il reato di "appropriazione indebita" con cui è stato riqualificato quello contestatigli dall'accusa, di "peculato", invece, è caduta l'accusa di truffa, "riassorbita" dalla riqualificazione ed anche le circostanze aggravanti ad essa connesse.

Urso è stato condannato al pagamento di una provvisionale alle vittime, consistente nel danno patrimoniale e non patrimoniale, stimato. Nel processo, difatti, si erano costituite "parte civile", Poste Italiane, difesa dall'avvocato Luigi Curto e le due vittime del raggiro: Anna Maria Ponzetta, 64enne di Castrignano del Capo, difensore Giuseppe Fersini ed Anna De Marco, 72 enne di Lucugnano, difesa dall'avvocato Marco Ruta.

Il pubblico ministero Donatina Buffelli aveva chiesto 8 anni di reclusione per Urso, con le accuse di "truffa", "peculato", "falsità in registri e notificazioni" (anche questo reato non è stato preso in considerazione dal collegio) "falsità su foglio firmato in bianco".

Il 56enne del capo di Leuca, difeso dagli avvocati Stefano Prontera e Paolo Pepe, avrebbe messo a punto l'articolato piano criminoso tra il luglio 2009 ed il maggio 2010. Nello specifico, Urso si sarebbe impossessato di varie somme di denaro appartenenti ad Anna Maria Ponzetta, attraverso diversi prelievi effettuati dal conto corrente della donna. Queste azioni criminose venivano compiute attraverso raggiri; Urso si faceva firmare dei "foglio in bianco" dalla Ponzetta, quand'ella andava a ritirare contante per la madre o recandosi preso la sua abitazione, con la scusa di dovere "sbrogliare"dei buoni fruttiferi postali; utilizzava poi questa documentazione, come ricevuta di pagamento per somme ritirate solo "apparentemente" con carta postamat. Inoltre, l'uomo avrebbe "spiato" la corrispondenza della Ponzetta, in merito alle comunicazioni a lei riservate, di un bonifico per gli arretrati della pensione e di una pratica di disattivazione e conseguente ri-attivazione di carta Postamat, con la quale Urso avrebbe effettuato i prelievi contestatigli.

Infine il 56 enne di Salve avrebbe prelevato altre somme di denaro dal libretto postale intestato ad Anna De Marco e Cosimo Primitivo, attraverso un nuovo raggiro; Urso si sarebbe fatto firmare in bianco delle richieste di prelevamento, recandosi, anche in questo caso, presso l'abitazione della vittima.



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