Stalking e danneggiamenti contro madre e figlio: inizia il processo per una coppia di Cursi

Si ė tenuta la prima udienza del processo a carico di Giuseppe Melcarne e della moglie, Lucia Rosaria Lanzilotto. I due rispondono dei reati di stalking e danneggiamento per episodi avvenuti a Cursi dal novembre del 2011, nei confronti di Katia Leomanni e del figlio parte civile.

Avrebbe subito, così come il figlio, azioni di stalking da parte del fratello dell'ex marito, perché "colpevole" di abitare nella casa coniugale ed ora un magistrato dovrà stabilire la verità. La 42enne di Cursi, Katia Leomanni ed il figlio minore G.E.M., entrambi difesi dall'avvocato Arcangelo Corvaglia, nelle scorse ore, si sono costituiti parte civile. Si ė difatti tenuta, dinanzi al giudice monocratico Silvia Saracino della seconda sezione penale, pm Massimiliano Carducci, la prima udienza. Il processo vede comparire sul banco degli imputati, il 56enne Giuseppe Melcarne e la moglie, la 57enne Lucia Rosaria Lanzilotto, detta Luciana, entrambi di Cursi e difesi dall'avvocato Roberta Romano. I due rispondono dei reati di stalking e danneggiamento per episodi avvenuti a Cursi a partire dal novembre del 2011 e tutt'ora in corso. La prossima udienza è fissata per il 13 maggio 2016, quando si procederà con il dibattimento.

La vicenda giudiziaria si aprì con la denuncia della Leomanni presso la stazione dei carabinieri di Maglie. La 42enne raccontava con dovizia di particolari, una lunga serie di atti persecutori, minacce, azioni di danneggiamento, subite assieme al figlio minore G.E.M. Ella, una casalinga in attesa di occupazione, è separata dal marito dal 2011 e vive attualmente nella casa coniugale, con il figlio, in seguito ad un accordo sull'utilizzo della stessa. Pare che questa scelta, non fosse andata giù, al fratello dell'ex marito ed a sua moglie che abitano nella casa adiacente, i quali fin dalla separazione della Leomanni, avrebbero cominciato a "perseguitarla".

Come raccontato nella querela, Giuseppe Melcarne e la moglie, Lucia Rosaria Lanzilotto, avrebbero, ad esempio, in due occasioni "bloccato" la macchina su cui ella era a bordo assieme al figlio minore rivolgendogli frasi minatorie, insulti e persino sferrando calci e pugni contro la vettura; in un'altra occasione, i due avrebbero invece chiuso la strada alla Leomanni, minacciandola con frasi del tipo "de quai nun hai passare, hai capitu?” ( Melcarne poi simulava di essere stato investito dalla macchina, stendendosi sull'asfalto, mentre la Lanzilotto, fotografava la scena). Accadeva anche, in un episodio successivo, che Melcarne colpisse con una pietra lanciata da una fionda, la Fiat Uno della donna.

Ci sarebbe, però, anche una versione contraria a quella della 42 enne di Cursi, che fu fornita agli inquirenti attraverso una contro-denuncia, dagli stessi Melcarne e Lanzilotto, i quali accuserebbero la Leomanni di essere stata lei, a minacciare e mettere in atto azioni di danneggiamento. Una tesi che ha portato a due sentenze del tribunale. In una, il giudice di Pace di Maglie, ha assolto la donna dall'accusa di minacce, mentre quello onorario di Lecce, l'ha condannata per danneggiamento. Questo "risvolto" giudiziario, avrebbe, secondo la Leomanni, dato in qualche modo ancora maggiore " legittimità " alle azioni persecutorie della coppia, che avrebbe persistito nelle azioni di stalking, insulti e minacce verso la madre ed il figlio (quest'ultimo sarebbe stato appellato con epiteti quali offensivi, mentre lei con frasi dai tono decisamente offensivo), anche con riferimento alla condanna del tribunale, poiché avrebbero cominciato ad apostrofarla con parole  quali , " ergastolana" e "pregiudicata", per le vie di Cursi.



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