Tentata estorsione e colpo di pistola nel centro di Nardò contro il ‘protettore’: sei persone sotto processo

Dovranno presentarsi il 5 luglio innanzi ai giudici della prima sezione collegiale per l’inizio del processo. L’episodio principale dell’inchiesta è l’agguato del 16 maggio del 2016 ai danni di Gianni Calignano raggiunto da tre colpi d’arma da fuoco in pieno centro a Nardò.

Il Gup Cinzia Vergine, al termine dell'udienza preliminare, ha rinviato a giudizio Francesco Russo, 65enne; il figlio Giampiero Russo, 28 anni; Giuseppe Calignano, 28enne di Nardò; Angelo Caci, 48 anni detto "Zio Angelo”, originario di Gela, ma residente a Novara; Rocco Falsaperla, 45enne di Gallarate; Evilys Pimentel Roque, 45enne di origini cubane, ma residente a Villa Convento. Dovranno presentarsi il prossimo 5 luglio innanzi ai giudici della prima sezione collegiale per l'inizio del processo.
   
L'episodio principale dell'inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Stefania Mininni e dal  procuratore antimafia Antonio De Donno, è l'agguato del 16 maggio del 2016 ai danni di Gianni Calignano, raggiunto da un colpo d’arma da fuoco in pieno centro a Nardò. Il 27enne si sarebbe intromesso in dinamiche estorsive che non lo includevano, nel ruolo di "protettore".
  
Francesco Russo e Angelo Caci, rispondono delle ipotesi di reato di "tentato omicidio in concorso aggravato dalle modalità mafiose" e di "detenzione abusiva di arma da fuoco". Invece tutti gli imputati (ad esclusione della 44enne cubana) devono difendersi dall'accusa di "tentata estorsione continuata in concorso e aggravata dalle modalità mafiose". La sola Evilys Pimentel Roque risponde di favoreggiamento personale per aver aiutato i due Russo e Caci a sfuggire alla cattura dopo l'attentato a Calignano.
 
Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Alberto Paperi, Giuseppe Corleto, Tommaso Valente, Francesca Conte, Luigi Corvaglia, David Dell'Atti, Stefano Pati, Francesco Risi e Davide Vitali. La vittima dell'agguato è invece difesa dal legale Massimo Muci.
  
Fondamentali ai fini delle indagini, condotte dai carabinieri del nucleo investigativo di Lecce assieme ai colleghi di Nardò e Gallipoli, le dichiarazioni della vittima della tentata estorsione.
  
L'uomo ha ricostruito la vicenda della richiesta di denaro messa in atto dai tre indagati attraverso minacce e violenze fisiche. Il commerciante, titolare di un esercizio specializzato nella tolettatura  per animali, ha dunque riferito di una prima richiesta estorsiva di 500 euro, da lui non "soddisfatta" per mancanza di liquidità, ma della quale venne informato Calignano. Questi si interessò alla faccenda, interloquendo con i presunti estorsori che ebbero, evidentemente, una reazione contraria alle "aspettative, che sfociò nel tentativo di ammazzare lo stesso Calignano. Dopo l'agguato, la "vittima" sarebbe stata condotta in Ospedale da Antonio Duma 55enne di Nardò, finito in manette, con l'accusa di spaccio di sostanze stupefacenti, in un'altra inchiesta. Ad ogni modo Calignano, pur ferito gravemente riuscì a sopravvivere al sanguinoso attentato.
   
Nelle settimane scorse, invece, Angelo Caci e Giampiero Russo sono stati condannati a 3 anni e 2 mesi per una rapina a Novara. La collaborazione tra i carabinieri del Comune piemontese e quelli di Lecce è stata fondamentale. Dall’analisi del traffico telefonico intercorso sulle utenze in uso ai rapinatori sono emersi elementi utili per entrambe le inchieste.



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