Testa di maiale e minacce in una busta: erano destinate al fratello del ‘pentito’ Massimo Donadei

Inquietante intimidazione a Parabita. Appeso a un cartello sulla rotatoria per Alezio una testa di maiale mozzata e una lettera contenente frasi minacciose rivolte a Leonardo Donadei, collaboratore di Giustizia nel processo Coltura.

Una busta appesa ad un cartello stradale, contenente una testa di maiale e una scritta minacciosa.

Nelle scorse ore nei pressi della rotatoria per Alezio, un automobilista ha notato uno strano involucro e all'interno vi era, oltre alla testa dell'animale, anche un messaggio minaccioso "Con affetto a Leonardo Donadei. Pisciaturu di m…Gli amici”.

Il destinatario dell'avvertimento è un 52enne di Parabita, condannato in primo grado per associazione mafiosa  e spaccio di droga, ad otto anni e otto mesi nell'ambito del processo "Coltura". E il luogo del ritrovamento è proprio una rotatoria dedicata alla Madonna della "Coltura", poco distante dall'abitazione di Leonardo Donadei che si trova ristretto ai domiciliari.

Una strana coincidenza, insomma, poiché questi è fratello del collaboratore di giustizia Massimo Donadei che ha svelato scottanti retroscena sugli affari illeciti del clan Giannelli, del quale ha fatto parte, facendo anche il nome del fratello Leonardo.

Le rivelazioni sono poi confluite nel processo "Coltura", conclusosi con dure condanne per  gli affiliati dell'organizzazione mafiosa.

Massimo Donadei ha anche testimoniato al processo nei confronti di Biagio Toma, sulla spietata esecuzione della piccola Angelica Pirtoli e della madre Paola Rizzello. Proprio il giorno in cui era previsto l'ascolto, si è verificato un colpo di scena: il collaboratore di giustizia ha chiesto di essere trasferito in un'altra località protetta, prima di essere ascoltato. "Gente vicina al clan mi ha riconosciuto e voglio essere trasferito in un'altra località ". "Il mio non è un rifiuto a collaborare, ma non mi sento sicuro; la località protetta in cui mi trovo attualmente, non mi dà garanzie".

Ad ogni modo gli accertamenti sono soltanto all'inizio. Sul luogo del ritrovamento sono giunte le pattuglie della polizia municipale e dei carabinieri della stazione di Parabita e del Nucleo operativo radiomobile della Compagnia di Casarano. Le indagini sono coordinate dal pm di turno Roberta Licci e dal procuratore capo della Dda Antonio De Donno.

Dunque sono tempi duri per Parabita, il cui Consiglio comunale è stato sciolto solo un mese fa per mafia e per l'intera area del basso Salento, con il recente omicidio di Augustino Potenza ed il tentato omicidio di Luigi Spennato, sempre a Casarano.



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