‘Toccata’ dal padre e ‘violentata’ dal cugino, la Procura chiude le indagini sugli abusi vissuti da una minorenne

La ragazza, originaria di un paese dell’hinterland di Maglie, era stata ascoltata con l’incidente probatorio e aveva risposto alle domande del giudice, del pubblico ministero e dei difensori dei due indagati, confermando i presunti abusi.

La Procura chiude le indagini sui presunti abusi sessuali subiti da una 14enne, per ben due anni, sia dal padre che dal cugino. Il pubblico ministero Stefania Mininni ha notificato l'avviso di conclusione ai due indagati. I due rispondono delle accuse di violenza sessuale, violenza sessuale aggravata e atti sessuali con minorenne.
 
La chiusura delle indagini preliminari è avvenuta anche sulla scorta dell'esito dell'incidente probatorio del maggio scorso. Innanzi al gip Michele Toriello, la presunta vittima di abusi sessuali, venne sentita attraverso l'ascolto protetto. La ragazza, originaria di un paese dell'hinterland di Maglie, ha risposto alle domande del giudice, del pubblico ministero Stefania Mininni e degli avvocati Michelangelo Gorgoni, legale del padre e Donato Sabetta, difensore del cugino. 
 
La 14enne avrebbe subito gli atti di violenza sessuale, per due anni (tra il 2012 ed il 2014), sia a casa che in una località di mare. Anzitutto, ha riferito dei presunti abusi per mano del padre, consistiti in "carezze", presumibilmente palpeggiamenti e toccatine, nell'abitazione di mare e sotto una tenda. Invece, nelle occasioni in cui la piccola si incontrava con il cugino, per esempio per imparare ad usare il computer, si sarebbero consumati tra i due anche rapporti sessuali. La ragazza ha comunque specificato che non sarebbe mai stata "costretta" ad averli.
 
La vicenda venne gradualmente allo scoperto dopo che la giovane si presentò, accompagnata dalla madre, nell'autunno di due anni fa, da un medico con svariate ferite su braccia e gambe. La bambina raccontò che si trattava del "frutto" di numerosi atti di autolesionismo che l'avrebbero addirittura spinta a tentare il suicidio in più occasioni. Il motivo di tali azioni per le quali avrebbe fatto ricorso anche ad un rasoio? Una violenta reazione e un modo per esternare il disagio della sua condizione, all'interno della famiglia.
 
Comunque già alcuni insegnanti ed amici della ragazza si erano già accorti di questi "segni" e temevano per l'incolumità della giovane. Successivamente, il medico redasse una relazione che fu poi inviata alla Procura dei Minori ed al Tribunale Ordinario. Il pm Stefania Mininni ha portato avanti le indagini avvalendosi del lavoro degli uomini della Squadra Mobile di Lecce e l'adolescente venne allontanata da casa e ospitata da una comunità. La ragazza, gradualmente, raccontò anche "altro" e cominciò  a riferire agli inquirenti di avere subito atti di violenza sessuale in famiglia.