Uccise volontariamente un ciclista? Chiesta condanna all’ergastolo anche in Appello

Il vice procuratore generale ha invocato il carcere a vita nei confronti di Andrea Taurino, 34enne di Trepuzzi. Secondo l’accusa, il 22 gennaio del 2016, sulla strada Squinzano-Casalabate, l’imputato avrebbe investito deliberatamente Franco Amati, detto “Mesciu Franco”.

Uccise volontariamente il pasticcere e ciclista amatoriale Franco Amati, investendolo con la macchina sotto effetto di sostanze stupefacenti? Il vice procuratore generale Giovanni Gagliotta (rappresentò la Pubblica Accusa anche nel processo di primo grado) ha invocato l’ergastolo nei confronti di Andrea Taurino, 34enne di Trepuzzi, dinanzi ai giudici della Corte d’Assise di Appello.

Successivamente, nell’aula bunker del carcere di Borgo San Nicola, hanno discusso gli avvocati Diego De Cillis e Gaetano Stea per la parte civile, che si sono “allineati” alla richiesta della Procura. Invece, l’avvocato Marco Pezzuto, difensore dell’imputato, ha chiesto l’assoluzione ed in subordine, la riqualificazione del reato di omicidio volontario in colposo e sottolineando l’insussistenza dell’aggravante dei futili motivi.

L’imputato, con svariati precedenti penali, è attualmente recluso nel carcere di Matera, ma oggi era presente in aula.

Il Presidente della Corte di Appello, Roberto Tanisi, ha rinviato al 7 maggio per eventuali repliche e proclamazione della sentenza.

Ricordiamo che, nel giugno scorso, il gup Vincenzo Brancato al termine del processo con rito abbreviato, ha condannato Andrea Taurino al carcere a vita. Inoltre, il giudice ha disposto una provvisionale di 25mila euro ai familiari della vittima, costituitisi parte civile.

Anche il pubblico ministero Giovanni Gagliotta aveva chiesto la condanna all’ergastolo, per i reati di omicidio volontario aggravato dall’uso di sostanze stupefacenti e dai futili motivi; tentato omicidio aggravato (dell’altro ciclista), lesioni personali aggravate, resistenza a pubblico ufficiale, ricettazione di un auto rubata.

Andrea Taurino venne arrestato, poche ore dopo l’incidente, dai carabinieri del comando provinciale di Lecce, sotto la guida del capitano Biagio Marro, coadiuvati dai colleghi della locale stazione di Squinzano, diretti da Giovanni Dellisanti.

Secondo l’accusa, il 22 gennaio sulla strada Squinzano-Casalabate, avrebbe investito deliberatamente “Mesciu Franco”, 67enne di Lecce poi deceduto e l’amico Ugo Romano 63enne leccese, ferito gravemente.

Nel corso dell’udienza di convalida dell’arresto, Taurino aveva ammesso di fare largo uso di sostanze stupefacenti ed aveva chiesto scusa ai familiari del ciclista. Successivamente, il gip Cinzia Vergine aveva convalidato l’arresto e disposto la misura cautelare del carcere (confermata da Riesame e Cassazione), illustrando i motivi di questa “tesi” nell’ordinanza.

Il giudice, inoltre, riteneva inattendibile la ricostruzione della dinamica dei fatti fornita da Taurino quando diceva di essersi messo in macchina per andare a raccogliere le olive nei campi e dopo averle “racimolate”, di essersi diretto verso casa. Durante il tragitto, lungo il quale “incrociava” i due ciclisti, si ricordava di avere dimenticato in campagna il mastello con il raccolto e decideva perciò di tornare indietro, andando incidentalmente a collidere con loro senza che ci fosse stato alcuno screzio precedente. Questa “distrazione” sarebbe da ricollegare al suo interesse ad ispezionare visivamente la campagna in cerca di frutti abbandonati dai proprietari.

Di verso opposto la versione fornita dal ciclista “sopravvissuto”, Ugo Romano che ha affermato: «all’improvviso l’abbiamo visto a distanza venire verso di noi (nella sua corsia). A circa 6-7 metri da noi, di scatto, ha invaso la nostra corsia di marcia investendoci volontariamente con il suo lato anteriore sinistro, ha colpito prima il mio amico e dopo me che percorrevo la via “a ruota” (dietro)».



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