Udienza preliminare Vortice-Dèjà-vu, Paco e Vortice Dèjà-vu ultimo atto: 96 imputati in attesa del ‘destino’ processuale

Nell’udienza del 15 ottobre, il giudice si pronuncerà sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dai sostituti procuratori Guglielmo Cataldi e Giuseppe Capoccia per tutti gli imputati e si discuterà sulle richieste di patteggiamento.

Erano 96 gli imputai (scarica lallegato con i nomi), tra "capi" e "gregari" del clan, in attesa di conoscere il proprio "destino" processuale. Questa mattina, difatti, nellaula bunker del carcere di Borgo San Nicola si è tenuta l'udienza preliminare relativa alla triplice inchiesta Vortice-Dèjà-vu, Paco e Vortice Dèjà-vu ultimo atto.
 
Il gup Stefano Sernia ha affrontato alcune questioni sollevate dagli avvocati, tra cui quella di Ladislao Massari, difensore di Gianni De Tommasi. L'avvocato Massari chiedeva la nullità della notifica che riguardava il collegamento in video conferenza del suo assistito (non avvenuta nel termine dei dieci giorni previsti, ma solo quattro giorni prima) invocando il diritto di difesa di De Tommasi, detenuto con il regime carcerario del 41 bis.
 
Il giudice ha però rigettato la richiesta, ritenendo esserci soltanto una semplice irregolarità, ma non nullità. Inoltre, si è provveduto a controllare le notifiche recapitate alle 96 persone (soltanto due non sarebbero andate a buon fine).
 
Nella prossima udienza del 15 ottobre, il gup Sernia risponderà, invece, alla questione sollevata dagli avvocati Paolo Spalluto e Cosimo Rampino per Sergio Notaro. Inoltre, in quella data, si pronuncerà sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dai sostituti procuratori Guglielmo Cataldi e Giuseppe Capoccia, per tutti gli imputati e si discuterà sulle richieste di patteggiamento avanzate dagli avvocati.
 
Le indagini, iniziarono dopo il tentato omicidio avvenuto tre anni fa, di Marino Manca e  Luca Greco, su ordine del boss Sergio Notaro, con il quale i due criminali erano in contrasto per il controllo delle attività illegali nella zona. Questa operazione investigativa,  condotta dai carabinieri del Ros di Lecce e dai militari della Compagnia di Campi Salentina, consentì di svelare le attività del gruppo criminale, attivo soprattutto nello spaccio di sostanze stupefacenti (marijuana e cocaina in particolare) e nelle estorsioni ai danni degli acquirenti di partite di droga. I carabinieri di Campi scoprirono anche un intreccio di malaffare tra la malavita locale e lamministrazione comunale di Squinzano.
 
Nell’inchiesta finirono, inizialmente anche i nomi anche dell’ex sindaco Gianni Marra, dell’ex capo della polizia municipale Antonio Schipa e dell’allora consigliere comunale Fernanda Metrangolo, le cui posizioni sono state stralciate e sono confluite in un'altra indagine. A quell’operazione seguì, nel gennaio di quest’anno, il blitz Paco, grazie al quale fu smantellato il clan capeggiato dal boss Sergio Notaro, fino ad arrivare al blitz “Vortice Dèjà-vu ultimo atto", avvenuto a marzo. Le organizzazioni sarebbero state capeggiate da Sergio Notaro e Marino Manca che per anni si sarebbero fronteggiate a suon di intimidazioni, vendette, agguati per monopolizzare il controllo dei traffici di droga e delle estorsioni.

Posizioni di vertice sarebbero state ricoperte dai fratelli Antonio e Patrizio Pellegrino (quest'ultimo latitante da ormai nove mesi, mentre la fuga di Antonio si è conclusa alla fine di maggio al confine tra Ungheria e Romania). Gli indagati, a vario titolo, rispondono di associazione a delinquere di stampo mafioso e finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione ed usura aggravata, tentati omicidi.
 
Molti retroscena sui fatti di sangue che avrebbero scandito questa faida sono emersi successivamente. In particolare, grazie alla collaborazione di Antonio Pierri, il 31enne di Squinzano, soprannominato Paco. Fondamentale anche l'intensa attività di intercettazioni ambientali nel carcere di Borgo San Nicola, chieste d'urgenza dalla Dda di Lecce e poi eseguite dal RONI ( Reparto Operativo- Nucleo Investigativo dei Carabinieri ) che ha permesso, infatti, di svelare alcuni retroscena sulla guerra di mafia nel Nord Salento, tra il gruppo di Notaro e quello di Marino Manca, ma anche all'interno dello stesso gruppo di Notaro, dove cominciarono a serpeggiare malumori. I militari, difatti, hanno continuato a monitorare con cimici e microspie "piazzate" nella sala colloqui del carcere, il 55enne di Squinzano Sergio Notaro( detto Panzetta) e i suoi collaboratori. Sergio Notaro fu catturato il 2 dicembre dello scorso anno a Cellino San Marco, dopo un periodo di latitanza, seguendo i movimenti dei suoi sodali, Vincenzo Stippelli e Gianluca Tamborrini. Entrambi sono stati oggetto d'intercettazioni ambientali in carcere e quest'ultimo in una conversazione con la compagna, rivela di essersi "distaccato" da Sergio Notaro.



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