‘Falcone e Borsellino – storia di un dialogo’: per non dimenticare!

Al Don Bosco di Lecce è andato in scena nella mattinata di oggi, alla presenza di numerose scolaresche, lo spettacolo teatrale, scritto dal magistrato Francesca Mariano, sulla vicenda umana e professionale di Falcone e Borsellino.

Un'intensa riflessione sui valori di giustizia e legalità, attraverso la ricostruzione di due vite esemplari. "Falcone e Borsellino-storia di un dialogo", rappresentazione teatrale interpretata dalla compagnia "Temenos-recinti teatrali" ripercorre, difatti, la vicenda umana e professionale dei due giudici uccisi dalla mafia nel 1992, poiché divenuti personaggi "scomodi" e ricordati dopo la loro morte, come dei fulgidi esempi di coraggio e onestà per le generazioni a venire.

Lo spettacolo è tratto dal testo teatrale di Maria Francesca Mariano, magistrato della Corte di Assise di Lecce, impegnata fin dalla sua esperienza in Sicilia, nella lotta alla criminalità organizzata e scritto in occasione dell’anniversario dei vent’anni della morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, alla cui famiglia è stato poi donato. La sorella Rita, entusiasta di esso, lo ha fortemente voluto come testo ufficiale del Centro Paolo Borsellino di Palermo, dove è stato rappresentato per la prima volta nel gennaio 2013, in occasione dell’inaugurazione dello stesso, per poi essere messo in scena, in Sicilia ed in Puglia, presso l'aula magna del Tribunale di Lecce e il Teatro Paisiello. L'appuntamento odierno, rappresentato nell'ambito dei matinée del Teatro Don Bosco di Lecce, rientra, invece, nella tournée 2015 del progetto Erasmus Theatre, in collaborazione con la cooperativa InDisciplinati, ed è stato già messo in scena in diverse città italiane e sarà di nuovo a Lecce, il 18 marzo, presso la facoltà di giurisprudenza.

Lo spettacolo, interpretato dagli attori di Temenos, Marco Antonio Romano nel ruolo di Borsellino, Mino Profico in quello di Falcone e Liliana Putino come voce fuori campo (l'attrice legge gli scritti di Agnese Borsellino e Maria Falcone) racconta il grande rapporto di amicizia tra i due, ma anche la loro solitudine di uomini e magistrati, come emerge dal dialogo intercorso durante il periodo trascorso sull'isola dell'Asinara, per preparare il maxi-processo di Palermo. Questo senso di isolamento, si ritrova in Paolo Borsellino nel monologo successivo all'uccisone del collega, in cui egli riflette un po' amaramente sul concetto di giustizia. Molto toccanti le interpretazioni degli scritti della moglie di Borsellino e della sorella di Falcone, che ribadiscono la loro eterna vicinanza ai due uomini.

Alla rappresentazione dello spettacolo è seguito un sentito dibattito, alla presenza dell'autrice del testo, accompagnata dal Presidente del Tribunale di Lecce, dott. Gianfranco Giardino e degli attori, in cui, essi hanno risposto alle domande del pubblico, composto soprattutto da scolaresche (una di queste veniva dalla Calabria), che si è confrontato sui temi della lotta alla criminalità organizzata e sull'importanza della presenza dello Stato in difesa dei cittadini.

di Angelo Centonze



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