Giornata finale del Festival del Cinema Europeo con Jasmine Trinca

Giornata finale della diciannovesima edizione del Festival del Cinema Europeo, prima della cerimonia di premiazione, l’incontro con Jasmine Trinca, uno dei volti più interessanti del cinema italiano ed internazionale.

Nel corso dell’intervista condotta da Laura Delli Colli, a Jasmine Trinca verrà consegnato l’Ulivo d’oro alla carriera. A seguire, la proiezione di “Fortunata” di S. Castellitto, pellicola che ha collezionato tra gli altri premi, il David di Donatello come miglior attrice, quello di miglior attrice al Festival di Cannes – Un Certain Regard 2017 e il Nastro d’Argento 2018 come miglior attrice protagonista.

A Jasmine Trincauna selezione di 10 pellicole

All’attrice è stata dedicata una selezione di dieci pellicole, che meglio la rappresentano anche nel panorama internazionale. Dalla sua prima interpretazione nel film di Nanni Moretti “La stanza del figlio”, che le valse già i primi riconoscimenti, alla splendida “Giorgia”, ragazza che sopravvive a se stessa in una clinica psichiatrica in “La meglio gioventù” di Marco Tullio Giordana, poi ancora, la vediamo nel ruolo di Laura, studentessa di buona famiglia, contesa tra Nicola e Libero nell’Italia del ’68, nel film “Il grande sogno” di Michele Placido (Mostra di Venezia 2009, premio Marcello Mastroianni per la miglior attrice emergente). Jasmine è anche la candida Roberta, ragazza, dai sani principi, che s’innamora di Freddo, senza poterlo però salvare dal suo destino in “Romanzo Criminale” ancora di Michele Placido.

Jasmine Trinca in produzioni estere

Le giornate del Festival del cinema Europeo hanno voluto mostrare Jasmine Trinca anche in felici produzioni non Italiane, come in “L’Apollonide. Souvenirs de la maison close” Di Bertrand Bonello, che racconta la vita claustrofobica all’interno di una casa chiusa all’alba del XX secolo, e “Une autre vie” di Emmanuel Morret, fino a “The Gunman”, action thriller diretto da Pierre Morrel, dove Jasmine-Annie è la donna amata da Jim Terrier (Sean Penn), agente Speciale Internazionale, mosso dalla necessità di riscattarsi da un passato che continua ad ossessionarlo.

Infine, due ruoli, senza dubbio, determinanti nella sua carriera e non solo: “Fortunata”, giovane madre di una bambina di otto anni, che attraversa Roma per raggiungere le case delle sue clienti benestanti e tingere loro i capelli. Fortunata ha un obiettivo chiaro, il sogno di essere indipendente in un salone suo. Per realizzarlo è pronta a tutto, o quasi. Jasmine Trinca è anche “Miele”, una giovane donna che decide di aiutare le persone che soffrono a morire dignitosamente. E’ una scelta che Irene, “Miele”, ha fatto in piena consapevolezza, correndone anche i rischi di fronte alla legge. Jasmine Trinca si muove con la freddezza di un soldato in missione fino a quando non incrocia l’ingegner Carlo Grimaldi, sessantenne in buona salute che ritiene semplicemente di aver vissuto abbastanza. “Miele” (Nastro d’Argento miglior regista esordiente e miglior attrice protagonista) segna l’incontro felicissimo tra l’attrice e la sua magnifica collega, Valeria Golino, alla sua prima regia nel 2013.

Jasmine Trinca, in conferenza stampa, parla dello sguardo di Valeria Golino, che semplicemente vede la realtà in un suo modo autentico, evidenza mostrata anche dai disegni e le fotografie della Golino. Per questo i suoi due lavori sono stati scelti nella sezione sperimentale di Cannes “Un Certain Regard”. Jasmine Trinca non ha visto ancora “Euforia”, i cui protagonisti nel ruolo di due fratelli molto diversi sono Valerio Mastrandrea e Riccardo Scamarcio.

L’attrice ha dato solo un piccolo contributo per l’immenso affetto nei confronti della regista, che nelle riprese non nascondeva i momenti d’incertezza, nonostante il regista da sempre sia ossessionato dal controllo di tutto. Ma forse è proprio la capacità di saperlo perdere che rende grande un autore, continua Jasmine.

Grandissima stima anche per la regista Alice Rohrwacher.( “Le Meraviglie”, “Corpo Celeste” e “Lazzaro felice”, quest’anno di nuovo a Cannes). L’attrice, una delle oltre centoventi promotrici di “Dissenso Comune”, crede fermamente in una svolta di genere e di generazione, non più solo ‘grandi Maestri’. Nelle sue scelte molto selettive, si prepara al ruolo, abbandonandosi con tutte le sue forze all’incontro col personaggio, senza lasciare dentro di se alcuna riserva, altrimenti non funziona. Stenta ancora a credere a tutti i riconoscimenti del suo lavoro, ma conclude che è sempre bene non avere grandissima sicurezza.

Jasmine Trinca

Proprio dalla consapevolezza della fortuna che ha avuto, soprattutto, nella possibilità di incontrare maestri e figure così decisive per la sua esistenza, Jasmine Trinca sostiene che, come donna e attrice, vuole fortemente esplorare più latitudini possibili per restituire un immaginario collettivo femminile, quanto più complesso e articolato. Questo non vuol dire che non le piacerebbe la commedia, ma in Italia non è così chiaro, dice, che l’attore è una maschera poliedrica. Non ci si chiede mai: “cosa si può fare di nuovo?” A questo proposito, Jasmine lancia la sfida a Carlo Verdone, in prima fila, che le promette sicuramente un futuro ruolo da protagonista.

Per esempio si è divertita molto a recitare insieme a Marinelli nella commedia “Slam” di Molaioli, tratta dal romanzo di Nick Hornby. Jasmine confessa che tra l’altro lei nella vita è anche “buffa e scomposta”. Nella sua, paradossalmente già lunga carriera, l’attrice ha attraversato diverse fasi.

Quella di non sentirsi all’altezza, quella di non volerlo più fare, poi la fase in cui le è piaciuto tantissimo questo mestiere, ma tanto, ribadisce. Ora, continua ad essere felice degli incontri splendidi che le offre il suo lavoro. Qualche volta è un po’ stanca, però, di affidarsi. In questo mestiere ci si deve necessariamente affidare completamente, “un atto di grande generosità”.

Per ora non pensa alla regia, non si sente in grado, ma confessa che ai registi vicini a lei, chiede spesso se al di là della messa in scena, hanno la percezione che nei film traspaia davvero lo sguardo dell’autore. Forse in futuro potrebbe pensare alla scrittura, chissà.

di Annalisa Aprile



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