Tutto pronto all’Ex Conservatorio Sant’Anna, sabato il taglio del nastro della mostra internazionale ‘Madi’

Nella rassegna espositiva, saranno poste in mostra le opere di artisti provenienti da Argentina, Francia, Giappone, Italia, Slovacchia, Ungheria, Uruguay USA. il 13 maggio alle ore 18.00, l’inaugurazione alla presenza del sindaco Paolo Perrone.

Carmelo Arden Quin, Giuseppe Angelo Bertolio, Dominique Binet, Bolivar, Franco Cortese, Marian Drugda, Lorena Faccio, Reali F. Frangi, Joél Froment, Aldo Fulchignoni, YumikoKimura, MokhaLaget, Gino Luggi, Enea Mancino, Vincenzo Mascia, Renato Milo, Giuseppe Minoretti, Mitsouko Mori, Gianfranco Nicolato, Antonio Perrottelli, Marta Pilone, Gaetano Pinna, Carolina San Martin, Jànos Szàsz Saxon, PhippeVacher, Piergiorgio Zangara. Sono questi gli artefici delle opere d’arte che verranno esposte da sabato presso l’Ex conservatorio Sant’Anna a Lecce.
  
Nell’importante contenitore storico-culturale del capoluogo a pochi, pochissimi passi da Porta Rudiae, il 13 maggio, con inizio alle ore 18.00, infatti, si svolgerà il taglio del nastro della mostra internazionale ‘Madi’, la materia nel tempo.
  
Con il patrocinio del Comune di Lecce, nel corso dell’esposizione, a cura di Ciro Pirone, Presidente dell’Associazione Arte Madì Movimento Internazionale- Italia, saranno poste in mostra le opere di artisti  provenienti da Argentina, Francia, Giappone, Italia, Slovacchia, Ungheria, Uruguay USA.
  
All’inaugurazione prenderanno parte il Sindaco Paolo Perrone e l’Assessore alla Cultura Luigi Coclite e  il noto critico d’arte Carmelo Cipriani.
 
“Nell’intricata e multiforme storia della non-figurazione s’inserisce, con rara longevità, anche il movimento Madi, sorto nel 1946 a Buenos Aires, in perfetta coincidenza con il Manifesto Blanco, pubblicato da Lucio Fontana in quello stesso anno, sempre nella capitale argentina”, afferma Carmelo Cipriani.
  
“Tra le due istanze di rinnovamento molteplici appaiono i punti di contatto, dalla centralità dei valori indipendenti di spazio e tempo al congiunto riferimento all’uomo nuovo (Manifesto Blanco) e alla civiltà industriale (Madi), dalla necessità di un’arte sperimentale in cui rivendicare la materialità e l’immanenza dell’opera, affermandone l’esistenza come quella di un elemento naturale o di un qualunque oggetto, all’unitarietà delle arti al fine di creare strutture estetiche autonome e indipendenti in cui sia rintracciabile quella che Arden Quin, fondatore del movimento, ha brillantemente definito coscienza poligonale. Postulati, questi, che hanno consentito ad entrambi di diffondersi e progredire: da un lato il Manifesto Blanco che ha dato origine in Italia allo Spazialismo, determinando una sorta di terza via, proiettata verso l’annullamento dei consueti generi di pittura e scultura, conquistando alla prima la tanto sognata tridimensionalità e liberando la seconda dai limiti della materialità, dall’altro il movimento Madi che, giunto in Francia, ha assicurato all’astrazione geometrica una dilatazione spazio-temporale inimmaginabile, assoldando proseliti dal Giappone all’Olanda, dal Brasile all’Egitto, dagli Stati Uniti all’Italia”.
  
Per l’occasione, è stato realizzato a cura di Ciro Pirone, un catalogo a colori di circa 100 pagine, comprensivo: cenni storici sul sito espositivo; testi critici di Carmelo Cipriani; Laura Bica e Cristina Costanzo; foto delle opere degli artisti e curriculum; esposizione principali; bibliografia essenziale; cronistoria dei testi critici; musei e gallerie dedicati al Madi.



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