Convegno annuale ANCE Puglia, ecco le linee guida

Al tavolo, tenuto questa mattina nel capoluogo salentino, sono state stabilite le strategie da mettere in campo in vista della programmazione dei fondi europei 2014 -2020, che destinano alle regioni del Sud circa quaranta miliardi di euro, di cui sei alla Puglia.

In uno scenario di riduzione degli investimenti statali per infrastrutture (- 61% rispetto al 1990) e delle spese in conto capitale (- 43%), a fronte di un aumento delle spese correnti (+ 30%), i fondi strutturali ed FSC (ex-FAS), che rappresentano il 40-45% dei fondi destinati alle infrastrutture, costituiscono un’opportunità imperdibile per il rilancio del comparto delle costruzioni e dell’economia pugliese e del Mezzogiorno. E’ questo il dato principale emerso dalla due giorni di eventi dell’ANCE, l’associazione dei costruttori edili, che hanno visto Lecce al centro di un settore che, pur nel pieno della crisi, inizia a intravedere la luce in fondo al tunnel. Dopo le riunione tematiche del sistema associativo di ieri, questa mattina la città salentina ha ospitato il convegno ‘Fare crescita: lavori in corso’ organizzato da ANCE Puglia con il patrocinio della Regione Puglia.

Dopo i saluti del presidente della Provincia di Lecce Antonio Maria Gabellone e del sindaco di Lecce Paolo Perrone e la relazione introduttiva del presidente ANCE Puglia Nicola Delle Donne sono intervenuti il vicedirettore generale ANCE Antonio Gennari, il docente di diritto amministrativo dell’Università del Salento Pierluigi Portaluri, l’avvocato Velia M. Leone, l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Puglia Loredana Capone, il presidente del Comitato per i problemi del Mezzogiorno e delle isole ANCE Domenico De Bartolomeo, il presidente ANCI Puglia Luigi Perrone e il presidente del Consiglio delle Regioni ANCE Luigi Schiavo. Ha chiuso i lavori il presidente ANCE Paolo Buzzetti.

Al centro del dibattito le strategie da mettere in campo in vista della programmazione europea 2014 – 2020, che destinerà alle regioni del Sud Italia fondi strutturali per oltre 40 miliardi di euro, di cui sei alla Puglia. La grande attenzione, anche in termini di risorse, attribuita dall’Europa alla trasformazione urbana sostenibile è vista dai costruttori come una straordinaria occasione per rilanciare le politiche urbane in Italia e per dare un volto più nuovo e moderno alle città.

"Il nuovo periodo di programmazione – ha spiegato Nicola Delle Donne, presidente ANCE Puglia – rappresenta un’irrinunciabile opportunità per il rilancio del settore e, in generale, dell’economia della nostra regione. Tra le previsioni di spesa dei fondi strutturali per il periodo 2014 – 2020 appaiono prioritarie la rigenerazione di aree degradate o dismesse e la riqualificazione urbana; per beneficiare in modo ottimale delle risorse europee sarà, però,  necessario evitare di ricadere negli errori del passato che hanno limitato la capacità di spesa dei fondi dell’ultimo ciclo di programmazione. Essenziale, in tal senso, la semplificazione di norme troppo stringenti per rendere più agevoli gli iter per l’accesso ai fondi a disposizione. Un’opportunità rilevante per gli enti territoriali e le imprese del territorio, finora poco colta, resta la possibilità di accedere direttamente ad alcuni bandi comunitari saltando l’intermediazione dello Stato; a tal fine contribuiremo alla formazione di professionisti esperti in progettazione europea".

Dalla relazione del vicedirettore generale ANCE Antonio Gennari è emersa, tra l’altro, la paradossale situazione della Regione Puglia che, se volesse rispettare allo stesso tempo le scadenze fissate dall’Europa per l’utilizzo dei fondi europei e FSC (ex-FAS) della programmazione 2007 – 2013 ed il patto di stabilità interno, dovrebbe utilizzare il 99% della sua capacità di spesa nel 2015, rinunciando a ogni altro tipo di spesa, dagli stipendi al trasporto pubblico.

"Il Paese ha urgente bisogno di interventi per la messa in sicurezza del territorio, delle scuole, degli edifici pubblici – ha concluso il presidente nazionale dell’Ance Paolo Buzzetti che aggiunge – Non possiamo coprirci gli occhi e poi puntualmente piangere per le tragedie che alluvioni, frane e terremoti provocano periodicamente.  Purtroppo però nella Legge di stabilità ci troviamo di fronte a una coperta troppo corta. Le risorse messe in campo, infatti, non sono ancora sufficienti, questo perché i vincoli europei del 3% del deficit pesano sulla manovra italiana. Se non superiamo questo stallo rivedendo i limiti imposti al patto di stabilità interno e applicando una vera golden rule per gli investimenti rischiamo  di consegnare il Paese all’immobilismo. Sarebbe paradossale, infatti, se proprio a causa di questi vincoli non potessimo sfruttare i 111 miliardi di euro di fondi strutturali e FAS della programmazione 2014-2020 per portare avanti un piano di infrastrutture utili per i cittadini e risollevare l’economia. E’ un treno che non possiamo permetterci di perdere".



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