I ristoratori all’attacco di ‘home restaurant’ e social eating: ‘Sono a tutti gli effetti attività di somministrazione’

Il Ministero dello Sviluppo Economico dà ragione alla Federazione Italiana degli esercenti Pubbliciti e Turistici. L’attività di ‘home restaurant’ va regolamentata e non può essere esercitata senza il rispetto di alcuni caposaldi.

In inglese si chiamano ‘home restaurant’, in italiano ristoranti casalinghi. A seconda dello spirito con cui li si frequenta e della fantasia con cui li si gestisce, possono essere la nuova frontiera del ‘social eating’ oppure l’escamotage perfetto per aggirare le nome sulla somministrazione di cibi e bevande e pagare qualche euro in meno.

Il braccio di ferro tra i locali che esercitano professionalmente l’attività ristorativa e le nuove frontiere dell’accoglienza enogastronomica nel format dell’home restaurant, ricorda molto da vicino quallo tra bed and breakfast e strutture ricettive tradizionali nel momento in cui queste ultime si accorsero della fetta di mercato che perdevano a causa dei primi. Il confronto tra le due tipologie fu aspro e tutto sommato adesso, dopo vari passaggi normativi, ha consentito di elevare da un lato gli standard qualitativi nell’erogazione dei servizi da parte dei B&B e, dall’altro, di abbassare i prezzi degli hotel che, se vogliono essere concorrenziali con questo nuovo tipo di ricettività che tanto piace ai turisti, devono limare al ribasso le tariffe.

Stessa cosa per la ristorazione. Bella parola home restaurant, che rimanda all’accoglienza in abitazioni domestiche in cui il pranzo e la cena sono appuntamenti sociali prima ancora che pause ristorative. Ma è indubbio che il proliferare di queste situazioni ha messo in allerta le attività tradizionali, che temono di perdere quote di mercato importanti.

Ieri, chiamato in causa dalla Federazione Italiana Esercenti Pubblici e Turistici, è intervenuto sul tema il Ministero per lo Sviluppo Economico che ha ribadito regole ferree per l’avviamento di un home restaurant:

  • Presentare i requisiti di onorabilità per l’esercizio di un’attività di somministrazione di alimenti e bevande;
  • Acquisire i requisiti professionali per la somministrazione di alimenti e bevande;
  • Presentare una SCIA o una richiesta di autorizzazione.

Vivo apprezzamento per le parole del Ministero è stato espresso da Roberto Petrelli, Vice Presidente Nazionale Fiepet Confesercenti: “La tesi secondo cui gli Home Restaurant non dovrebbero seguire alcuna regola perché si tratterebbe di ‘eventi privati’ fa acqua da tutte le parti: e non sono solo i ristoratori a dirlo, ma ora anche il Ministero dello Sviluppo Economico.  I ristoranti casalinghi sono attività di somministrazione a tutti gli effetti.”

Le etichette di Home Restaurant e di Social Eating non possono essere interpretate come un via libera alla somministrazione senza regole: così facendo non solo si crea una distorsione della concorrenza nel settore, permettendo arbitrariamente ad alcuni di non sostenere gli oneri regolatori previsti dalla legge, ma si mette a rischio la sicurezza degli stessi avventori. La sicurezza dei consumatori è una questione di interesse collettivo, – conclude Roberto Petrelli –  e ci auguriamo che Istituzioni e Organi di Controllo intervengano per il rispetto della normativa vigente”.



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