Forza Lecce, trent’anni fa il primo campionato di serie A della sua storia

Era il settembre del 1985 quando il Lecce calcio fece il suo esordio nel campionato di serie A. Sono trascorsi esattamente 30 anni, ma l’entusiasmo e l’orgoglio di quei giorni non sono mai tramontati.

C’erano i fratelli Di Chiara, i leccesi Causio e Luperto e gli argentini Barbas e Pasculli. Era il Lecce dell’85/86, quello che avrebbe giocato il suo primo campionato in massima serie. L’allenatore lo stesso Eugenio Fascetti che aveva avverato il sogno della promozione pochi mesi prima.

L’epilogo lo conosciamo, ma fu l’inizio del torneo che molti non ricordano e che tutto sommato fu discreto, con una squadra non certamente attrezzata ma nemmeno priva di grandi giocatori, anzi. L’esordio fu promettente con il Lecce spavaldo che va a pareggiare in casa dei campioni d’Italia del Verona. Poi un'altra trasferta in casa Milan, prima di ottenere un altro punto in casa con il Torino e un altro ancora nella seconda partita al Via del Mare contro la corazzata Napoli. Le prime partite in casa furono spettacolari per il numero impressionante di spettatori, in uno stadio che sembrava immenso e traboccante, uno stadio ultimato pochi giorni prima e costruito giustappunto per la serie A.

Era il quinto impianto italiano per capienza sugli spalti, 55mila spettatori seduti, uno stadio costruito dal più grande costruttore di stadi in Italia, l’imprenditore ascolano Costantino Rozzi, presidente dell’Ascoli calcio. L’’impresa del costruttore marchigiano realizzò l’opera a tempo di record regalando ai leccesi uno stadio di livello internazionale che fu addirittura inaugurato da una partita della nazionale italiana.

Belli quei tempi, nonostante il Lecce di Fascetti cominciò subito a prendere confidenza con lo spettro della retrocessione. Tutto sommato in termini di gioco espresso e di tensione agonistica non fu una annata brutta, anzi fu una stagione su cui costruire le fortune del futuro.

Il campionato si chiuse con l’epica vittoria del Lecce sul campo della Roma, quasi vincitrice dello scudetto, e che proprio dopo quella partita fu costretta ad abbandonare i sogni di gloria con il tricolore che scivolava comodamente nella mani dei bianconeri juventini. Ancora oggi quella vittoria del Lecce per 3-2 allo stadio Olimpico viene ricordata come uno dei fatti più avventurosi e singolari mai caduti nel calcio moderno, che, come ebbe a dire qualche anno dopo un grande allenatore, romano verace, come Carlo Mazzone, chiariva perfettamente il significato dell’espressione largamente utilizzata, secondo la quale “il pallone è rotondo”, come a dire che nel calcio, come nella vita, nulla è certo.

Adesso, trent’anni dopo quella mitica ed epica stagione, riecheggia ancora forte il grido: Forza Lecce. 

Tiziano De Giorgi



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