‘Il Salento non è Dubai’. Casili contro Briatore: ‘impone il Twiga senza rispettare l’identità di questa terra’

Il consigliere regionale del M5S Cristian Casili punta il dito contro lo strano concetto di Flavio Briatore della parola qualità: ‘Dubai non è il Salento, non può imporre il modello Twiga senza alcun rispetto dell’identità di questa terra’.

Con distacco verrebbe da chiedersi come mai un imprenditore del calibro di Fravio Briatore che è riuscito a trasformare in oro, anzi in miliardi, tutto ciò che ha toccato abbia scelto di investire proprio in quel Salento che ‘giudica’ e guarda con sospetto. Perché ogni volta che il Patron del Billionaire apre bocca urta in qualche modo la sensibilità di questa terra. Prima la lezione non richiesta sul modo di fare turismo, poi la difficoltà a reperire personale qualificato per il suo nuovo stabilimento balneare in riva al mare, poi l’attacco alla mentalità italiana che critica il business extra lusso all’indomani della ‘decisione’ della Procura di Lecce di aprire un’inchiesta per abusi edilizi, presunti tocca specificarlo. «Ma è possibile – aveva replicato Briatore puntualizzando la regolarità delle carte – che ogni volta che si cerca di fare una cosa bella in Italia dobbiamo creare delle polemiche? Cosa vogliamo fare? Rimanere immobili? Oppure lasciare il nostro magnifico paese in balia del turismo con il sacco a pelo?»
  
Insomma, per l’imprenditore la parola d’ordine per avere successo è una sola: qualità. E il Salento, a suo dire, è una terra che non conosce questo vocabolo. «Briatore ha uno strano concetto di questo termine» ha commentato Cristian Casili, consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle che si domanda se scaricare metri cubi di terreno sopra una costa fragilissima e a rischio idrogeologico, già crollata in più punti, è un intervento di qualità.
  
«L'ingente movimento terra sul cantiere del Twiga – continua il consigliere pentastellato – sta alterando la naturale morfologia del terreno, esponendo quel tratto di costa a pericolosi fenomeni di erosione. Quello che era un suolo agricolo si è trasformato in un mega parcheggio, degno di un ipermercato. Se è questa l’efficienza che il marchio Briatore intende esportare nel Salento preferiamo tenerci stretti i nostri valori, le nostre tradizioni, i nostri paesaggi. In sostanza, il nostro modello di turismo. Questa terra ha iniziato ad intraprendere un percorso di turismo rispettoso delle sue caratteristiche paesaggistiche, ha deciso di valorizzare le tradizioni culturali e gastronomiche delle sue comunità locali. I vacanzieri, quando vengono nel Salento, vogliono questo».
  
In effetti questo fazzoletto di terra abbracciato da due mari è riuscito conquistare l’attenzione diventando una delle mete preferite dai turisti italiani e stranieri anche senza i fiumi di champagne e le ostriche servite a colazione e non sono mancati esempi – come Madonna che si è detta stregata dalla bellezza di questi luoghi – di persone che pur potendoselo permettere hanno preferito la frisella al caviale, il rustico al paté e via discorrendo.
  
«Flavio Briatore – ha concluso Casili –  sta cercando di replicare il suo modello a marchio Twiga così come farebbe in qualsiasi luogo del mondo, senza alcun rispetto per l’identità e la cultura del nostro territorio.  Il deserto di Dubai e la costa di Miami non sono il Salento, il mondo non è decontestualizzato e standardizzato come vogliono imporre alcuni modelli di turismo. Quando questa terra perderà i suoi tratti distintivi, la sua autenticità e vocazione allora verranno meno anche i flussi turistici».



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