‘La vicenda antiracket cela gravi responsabilità politiche’. Duro attacco di Luca Ruberti

Il candidato sindaco di Lecce Bene Comune punta il dito contro chi ha sostenuto l’associazione Antiracket indicando chi avrebbe grosse responsabilità politiche: ‘diamo attenzione a chi da anni si batte in modo sano’.

L’inchiesta è ancora agli albori, ma il clima politico è incandescente. La vicenda sulla presunta truffa antiracket si è inserita di prepotenza nella campagna elettorale leccese e ora, con la conferma della misura interdittiva comminata all’ex Assessore Attilio Monosi (rimasto comunque candidato tra le fila di Direzione Italia), i toni si alzano ulteriormente.
 
“A prescindere dagli sviluppi dell’inchiesta, la vicenda dell’associazione Antiracket Salento ha già prodotto un danno enorme alla nostra comunità, e su questo le responsabilità politiche sono gravi ed evidenti”. È quanto afferma Luca Ruberti, candidato sindaco di Lecce Bene Comune, che rincara la dose. “Soltanto le vittime di racket possono sapere esattamente quanto coraggio serva per decidere di denunciare le estorsioni subite. Quando decide di denunciare, la vittima è pienamente consapevole dei gravi rischi cui sta esponendo se stesso e i propri famigliari, ma una enorme dose di coraggio, da sola, non può bastare per una scelta di questo tipo. Quello che serve è anche una fiducia totale nel soggetto a cui si sceglie di affidare la propria denuncia. È proprio questa fiducia che, da questa vicenda, ne esce inevitabilmente indebolita”.
 
Ricostruisce la vicenda l’aspirante Primo Cittadino di Lecce di LBC che però sottolinea come “tra la galassia di associazioni ci sono stati autorevoli esponenti politici che hanno scelto di privilegiarne una: l’associazione Antiracket Salento. Questa associazione ha potuto usufruire di fondi ministeriali, di agevolazioni di tipo logistico e, più in generale, di particolari attenzioni che, invece, alle altre associazioni non vengono riconosciute. È questo palese occhio di riguardo che rende evidenti le responsabilità politiche di chi ha scelto quella associazione, Alfredo Mantovano, e di chi per anni ha coccolato quella associazione, l’amministrazione comunale di centrodestra, compresi i fuoriusciti dell’ultim’ora. Un’amministrazione in cui, come è noto a chiunque, non si muove foglia che Raffaele Fitto non voglia”.
 
Decide di fare nomi e cognomi Ruberti, tutti rei, a sua detta, di “responsabilità politiche pesantissime, perché indeboliscono l’intera battaglia contro quella che comunque continua ad essere una piaga del nostro territorio: la lotta al racket delle estorsioni”. “Noi di Lecce Bene Comune – conclude – riteniamo che, di fronte a questa situazione, c’è un solo segnale che sia possibile inviare per provare a ricostruire fiducia intorno alla lotta antiracket. Un segnale che deve partire dal Ministero e coinvolgere ogni livello istituzionale, fino all’amministrazione del Comune di Lecce: inondare di attenzioni, anche economiche, quelle associazioni che da anni si battono, e siamo sicuri continueranno a battersi, in maniera sana”.



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