#Totocolle. L’ultima indiscrezione su Fitto ‘Pronto a sostenere un candidato grillino’

Da leader dei lealisti a capo dei frondisti azzurri, Raffaele Fitto non arretra di un centimetro. E in un’intervista a Libero Saverio Romano, deputato azzurro rincara la dose ‘Pronti a votare il futuro presidente della Repubblica con i grillini e la minoranza Pd’

Ieri era l’Italicum, oggi è l'elezione del nuovo capo dello Stato, domani sarà qualche altro motivo. Forza Italia continua ad essere divisa sui temi importanti, ma guai a parlare di rottura.
 
«Siamo dentro Forza Italia, ma contro la linea Forza Renzi. Troviamo anche discutibile la definizione di 'frondisti' perché noi non agiamo in silenzio e nell'ombra, ma rappresentiamo con chiarezza le nostre posizioni» aveva tuonato l’europarlamentare “ribelle”, Raffaele Fitto nel corso di una conferenza stampa alla Camera a cui hanno preso parte diversi senatori e deputati ‘contrari’ alla linea politica adottata da Fi e soprattutto alla scelta di Silvio Berlusconi di sostenere il premier Matteo Renzi sulla legge elettorale in nome del patto del Nazareno.
 
Il Cavaliere, numeri alla mano e forte di essere sempre più determinante per il prosieguo della legislatura, aveva invitato i senatori azzurri a rispettare i patti e a votare l'emendamento Esposito. In cambio, l'ex premier avrebbe ottenuto da Renzi garanzie per il futuro, sul nome del prossimo capo dello Stato e, forse, anche sulla sua piena agibilità politica.
 
E proprio sulla scelta del successore di Giorgio Napolitano che si è spostato il terreno dello scontro azzurro.  Il faccia a faccia voluto con Angelino Alfano, poi l’incontro con il leader della Lega, Matteo Salvini in programma domenica vanno letti proprio nella volontà del Cavaliere di avere un posto d’onore al tavolo della trattativa e per ottenerlo il leader di Fi ha bisogno non solo di un partito unito, ma anche di un pacchetto di voti capace di incidere sulla scelta del prossimo Presidente della Repubblica. Al momento, la vulgata ufficiale è che non si sia parlato di nomi, quanto dell’identikit del futuro Capo dello Stato. Uno e uno solo il principale requisito a cui il centrodestra non vuole rinunciare: non deve provenire dalle fila della sinistra. Eppure un nome c’è: è quello di Antonio Martino,  tessera numero due di Fi ed ex ministro della Difesa nel secondo governo Berlusconi.
 
La candidatura Martino nelle ultime ore, però, è stata “ridimensionata”. Al momento si parla dell’ex ministro come di un’ipotesi da soppesare con cura a seconda delle mosse degli altri partiti, o come candidato di bandiera, il nome cioè da indicare per i primi tre scrutini. In altre parole Martino dovrebbe servire ai moderati per “contarsi”, prima della quarta votazione quando i due partiti dovrebbero convergere su un candidato condiviso con il Pd.
 
«Ho una stima incondizionata di Antonio Martino –replica secco Fitto – ma avrei preferito che fosse stato utilizzato dal partito in un altro modo e non per un pomeriggio di votazioni, come candidato di bandiera. Vedremo quali sono i nomi che verranno proposti, poi apriremo un confronto interno e valuteremo…».
 
Oggi l’ennesimo colpo di scena. Secondo Saverio Romano, deputato azzurro e braccio destro dell’ex governatore della Puglia i fittiani sarebbero «pronti a votare il futuro presidente della Repubblica con i grillini e la minoranza Pd, se il candidato del Colle lo decidono a tavolino BerlusconiRenzi e ce lo comunicano a mezzo stampa».
 
 «Le decisioni – assicura Romano a Libero  – vanno discusse e prese all’interno del partito altrimenti scegliamo il candidato che ci piace di più. L’elezione del Capo dello Stato sarà per i fittiani il banco di prova per recuperare la nostra dignità politica, se si vuole evitare che il partito si disunisca ancora di più».
 
Le parole del deputato azzurro non fanno altro che gettare benzina sul fuoco alimentato dalle voci circolate nelle ultime ore secondo cui fittiani, minoranza Pd e M5S starebbero cercando di convergere per sostenere la candidatura di Romano Prodi. Romano avrebbe già pronto il nuovo slogan che più o meno recita così: «Il problema non è con chi si vota, ma chi». 



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