​Carlo e la vittoria di Pirro. Il centrodestra farà nascere la giunta Salvemini e poi staccherà la spina

I leccesi hanno scelto nel turno di ballottaggio Carlo Salvemini come Sindaco di Lecce, ma una strana legge elettorale non consente al neo primo cittadino di governare contando su una maggioranza importante.

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Non ha fatto in tempo nemmeno a farsi proclamare Sindaco, che Carlo Salvemini deve cominciare a fare i conti con la sopravvivenza del suo ruolo istituzionale. Già perché, il trionfo che i leccesi gli hanno riconosciuto nel ballottaggio del 25 giugno scorso, potrebbe rivelarsi un’autentica vittoria di Pirro.
  
Mancano i numeri a causa di quella benedetta o maledetta anatra zoppa di cui si parla da settimane, ovvero la “distorsione” di un sistema elettorale che consente di scegliere un Sindaco, dopo avergli affibbiato una maggioranza a lui opposta. La matematica non è un’opinione le sedie assegnate in Consiglio parlano chiaro: 17 eletti per il centrodestra, 1 per il Movimento Cinque Stelle, forse 14 per la maggioranza di Salvemini e Delli Noci. Il nuovo primo cittadino, quindi, non ha i numeri per governare. Se qualcuno pensava che in molti avrebbero fatto le valigie per ‘migrare’ armi e bagagli dall’altra parte per ritagliarsi un ruolo istituzionale con i nuovi 'padroni' di Palazzo Carafa, si dovrà ricredere.
  
In una riunione tanto frettolosa, quanto sufficientemente chiara, i 17 del centrodestra hanno dichiarato che resteranno uniti e compatti e non varcheranno mai la soglia della barricata. Queste le dichiarazioni al termine dell’incontro: «La stampa descrive la possibilità che ci siano alcuni dei nostri eletti pronti a fare il salto della quaglia. I sottoscritti di questo documento garantiscono agli elettori –sul loro onore – che mai ci presteremo  a comportamenti trasformistici e resteremo pertanto compattamente alternativi all’alleanza Salvemini – Delli Noci per tutta la durata della consiliatura. Qualsiasi essa sia».
  
Ieri sera, al termine del suo comizio di ringraziamento, Salvemini ha provato a rompere il fronte degli oppositori proponendo il ruolo di Presidente del Consiglio comunale proprio a Mauro Giliberti, ma la sua proposta è stata rispedita al mittente dal momento che, in molti, hanno osservato che, a differenza degli assessori che il sindaco sceglie da solo, il presidente dell’assise consiliare è di pertinenza dei consiglieri: è evidente che i 17 del centrodestra avrebbero da soli i numeri per scegliersi il nome che vogliono.
  
La situazione si ingarbuglia ulteriormente dal momento che, quella che dovrebbe essere la minoranza, al momento non se ne andrà a casa facendo cadere la futura giunta per far indire a breve elezioni comunali che molto probabilmente vedrebbero Salvemini e i sui rivincere visto l’orientamento che viaggia in città. L’idea machiavellica è quella di far nascere il Governo, tenerlo in vita un giorno sì e un giorno no, e mandarlo a casa solo dopo essersi ricompattati, giocandosi la partita delle prossime elezioni in concomitanza con le politiche del 2018.
  
Insomma, Salvemini ha vinto ma è come se il suo montepremi elettorale si fosse ulteriormente assottigliato avendo subito, come nel gioco televisivo dell’eredità, prima la ghigliottina della vittoria delle liste del centrodestra, poi dell’apparentamento con Delli Noci e l’Udc.
  
Anche questa volta, Lecce diventerà un laboratorio politico.