Capitale Europea della Cultura, Pacella: ‘A che serve conoscere il numero dei voti?’

Interviene l’ex Assessore al Marketing Territoriale della Provincia di Lecce. ‘Il dibattito sull’argomento allontana dal bisogno di non vanificare il lavoro fatto’.

Tre, uno, zero voti ottenuti, ancora è mistero su quante preferenze il capoluogo salentino abbia ottenuto nella corsa a Capitale Europea della Cultura per l’anno 2019. L’unico dato certo e ufficiale è quello che la città di Matera ne ha ottenuti sette, sbaragliando la concorrenza. Ha vinto la “Città dei Sassi”, quindi, ma Lecce non ha perso, così come non hanno perso le altre competitor, se non altro perché gara non c’è mai stata. Del resto, la matematica è una scienza esatta e i numeri hanno certificato un dominio netto, inconfutabile, inappelabile.

Eppure, in questi giorni, l’unica cosa che sembra interessare è conoscere la posizione raggiunta da Lecce in questa sfida particolare, come a voler lanciare accuse a tutti i costi su qualche presunto errore nella politica che ha portato alla mancata elezione, o a voler, in ogni modo possibile, trovare una giustificazione.

Ad intervenire sul dibattito in corso, analizzando la situazione da un’agolazione differente, l’ex Assessore Provinciale al Marketing Territoriale, Presidente del Gac Adriatico Salentino, Francesco Pacella.

“Arrivare secondi o sesti in classifica è la stessa medesima cosa, vince solo chi arriva primo. Nella competizione per la Capitale Europea della Cultura 2019 non sono previsti premi di consolazione, ecco perché sapere se Lecce ha preso 3 o 0 voti è un esercizio banale e puerile”, afferma in una nota stampa.

“Il dibattito che si sta sviluppando in queste ore – prosegue – degno della peggior sociologia della sconfitta, ci allontana ulteriormente dal bisogno essenziale di non vanificare il lavoro fatto”.

È sbagliato, a questo punto, per Pacella tentare di depauperare quanto costruito fino a questo punto: “Cercare di distruggere ciò che resta è un tentativo dannoso e poco onorevole per chi lo mette in atto. Cosa importa stabilire una posizone di classifica o un numero di voti che non serviranno a mutare la realtà dei fatti? Vediamo allora di fare un ragionamento più serio e più politico.

Il territorio salentino, che pure aveva creduto nelle possibilità di affermazione del capoluogo, ha necessità di ritrovare nuova linfa e spirito di fattiva collaborazione rispetto a quanto avvenuto. Il passo giusto, così come ha fatto il Comune di Lecce, è proprio quello di verificare le condizioni per un lavoro di intesa con la Capitale eletta Matera. Un’attività utile a mettere in luce le affinità tra i territori, la storia comune di un Sud intraprendente e le prospettive di crescita turistica. Nei cinque anni che ho passato a coordinare le Politiche Territoriali e Turistiche della Provincia di Lecce, ho potuto constatare che le operazioni di marketing e le progettualità più valide sono venute fuori da un lavoro di concertazione, partecipazione e coinvolgimento. Se questo lavoro è mancato a Lecce e nel Salento nel concorso per Capitale Europea della Cultura non posssiamo dirlo con certezza, ma la risposta a questa domanda non sta certo nel numero di voti ottenuti”.

Ripartire dalla nuova collaborazione che il capoluogo salentino ha dato vita insieme alla città vincitrice senza separazioni politiche , quindi, perché, grazie a questa intesa: “Il Salento, partendo da una buona posizione, acquisita nel tempo, può scalare la classifica di capitale di fatto della cultura, ma guai a dare l’idea di divisione politica su questioni che dovrebbero stare a cuore a tutti nello stesso modo.



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