Il nuovo Consiglio Comunale disegnato dal Tar: nomi, volti e scenari

La decisione dei giudici amministrativi di Lecce ha di fatto dato uno scossone alla politica cittadina: il sindaco Salvemini perde la sua maggioranza in Consiglio e il centrodestra potrebbe staccare la spina al governo. In ballo anche il ruolo di Presidente dell’assise.

consiglio-comunale-lecce

Incassato il via libera da parte del Tar di Lecce, il centrodestra ora aspetta impaziente di entrare a maggioranza a Palazzo Carafa. L’accoglimento del ricorso presentato avverso l’attribuzione del premio di maggioranza alla compagine di centrosinistra voluta dalla Commissione Elettorale e che di fatto ha garantito – fino a ieri – stabilità e governabilità al governo cittadino guidato da Carlo Salvemini, ora spariglia le carte, ridisegnando la fisionomia della principale assise cittadina e sancendo il fenomeno dell’anatra zoppa. C’è un Sindaco e una Giunta di un colore, ma il Consiglio Comunale è di segno opposto.

Questo in virtù della decisione dei giudici amministrativi che hanno accolto le ragioni di sei aspiranti consiglieri azzurri i quali, forti del 50%+1 raggiunto al primo turno dalle loro liste, ora possono andare a occupare il loro scranno a Palazzo Carafa, a discapito di altrettanti consiglieri di centrosinistra (e delle liste civiche facenti capo al vicesindaco Delli Noci) che ora devono svuotare scrivanie e armadietti.

Chi entra e chi esce

Come noto, l’avvicendamento consegna la maggioranza alla coalizione che qualche mese fa ha sostenuto la candidatura di Mauro Giliberti. Un avvicendamento non da poco, dal momento che gli estromessi sono Paola Leucci (Partito Democratico), Ernesto Mola (Idea per Lecce), Silvano Vitale (Un’altra Lecce), Roberta De Donno (UDC), Giovanni Castoro (Lecce Città Pubblica) ed Ermenegildo De Giovanni (Cambiamo Lecce). Tecnicamente non tra questi erano toccati direttamente dal ricorso, ma i loro nomi sono entrati in ballo dopo l’assestamento post-nomine assessorili.

Questi – esponenti tutti della squadra di governo – cedono il passo ai sei di centrodestra che, dopo un primo momento in cui si dicevano certi della loro elezione, erano stati lasciati sull’uscio dalla decisione dell’Ufficio Elettorale, ma che adesso sono stati riammessi dal TAR. Si tratta in particolare di due esponenti di Direzione Italia, Angelo Tondo e Attilio Monosi, una di Forza Italia, Federica De Benedetto, due di Grande Lecce, Paola Gigante e Laura Calò e un esponente di Fratelli d’Italia, Giorgio Pala.

Il nuovo Consiglio: Forza Italia fa il botto

Sia chiaro: Carlo Salvemini è e resta sindaco, ma ora il Primo Cittadino deve inventare qualcosa per poter governare, più o meno tranquillamente, e per poter far passare la sua linea in assise. Questo perché la decisione del TAR ribalta i numeri in Consiglio, consegnando la maggioranza (consiliare, ma non di governo) al centrodestra. Non si sa tecnicamente quando i nuovi ammessi possano prendere materialmente possesso del loro seggio (ciò dipenderà dai tempi di rettifica della Commissione Elettorale, ma soprattutto dall’esito della richiesta di sospensiva che certamente gli esclusi chiederanno al Consiglio di Stato in sede di appello), ma con la sentenza del TAR il Consiglio Comunale viene così ridisegnato:

14 sono i seggi per la compagine di centrosinistra-civiche, mentre 17 sono i posti riservati al centrodestra; resta al suo posto Fabio Valente del Movimento 5 Stelle. Nel dettaglio:

LECCE CITTA’ PUBBLICA 4: Murri Dello Diago, Molendini, Mariano Mariano, Patti.

PARTITO DEMOCRATICO 4: Rotundo, Povero, Ria e Torricelli.

LA PUGLIA IN PIU’ 1: Bianco.

UN’ALTRA LECCE 1: Giannotta.

SVEGLIA LECCE 1: De Matteis.

ANDARE OLTRE 1: Fragola.

UNA BUONA STORIA PER LECCE 1: Spagnolo.

UDC 1: Nuzzaci.

DIREZIONE ITALIA 6: Perrone, Messuti, Pasqualini, Guido, Tondo e Monosi.

GRANDE LECCE 4: Finamore, Russi, Gigante e Calò.

FORZA ITALIA 3: Battista, Mazzotta e De Benedetto.

FRATELLI D’ITALIA 2: Giordano e Pala.

LECCE CITTA’ DEL MONDO 1: Monticelli Cuggiò.

CANDIDATO SINDACO: Mauro Giliberti

M5S 1: Valente.

Ma attenzione, perché lo scenario cambia in corso d’opera: in questi mesi, infatti, vicissitudini e riposizionamenti hanno portato ad alcune variazioni che adesso si potrebbero riverberare sul Consiglio. Intanto Gaetano Messuti ha salutato i fittiani aderendo al Gruppo Misto, mentre Monosi ha ancora la spada di Damocle dell’interdittiva di un anno che impedisce lui di poter assumere l’incarico di consigliere. Al suo posto il primo dei non eletti di Direzione Italia è Severo Martini, che però nel frattempo è passato in Forza Italia. Ciò significa che i fittiani in Consiglio sarebbero quattro, stesso numero dei forzisti che diventano così i primi gruppi per numero a Palazzo Carafa (insieme a al PD e a Lecce Città Pubblica).

Uno scenario che avevamo anticipato già lo scorso 1 luglio, quando parlammo di vittoria di Pirro: a meno di un ulteriore ribaltamento da parte del Consiglio di Stato, infatti, il rischio per la squadra di governo è che l’opposizione maggioritaria in Consiglio possa presto staccare la spina all’esperienza da sindaco di Carlo Salvemini.

Gli atti restano validi, ma le Commissioni si bloccano

In molti si sono chiesti nelle ultime ore se le delibere e gli atti del Consiglio Comunale adottati fino ad oggi restino validi: il ribaltamento, infatti, ha fatto pensare a qualcuno che la composizione dell’assise fosse illegittima. Non è così: il Consiglio era stato regolarmente nominato dalla Commissione Elettorale, con pieno titolo per poter esercitare. Diversa però adesso è la posizione delle Commissioni Consiliari che, riunendosi giornalmente, ora si trovano nel bel mezzo di un blocco operativo.

Che ne sarà del Presidente del Consiglio?

Infine, resta tutta la valutare la posizione del Presidente del Consiglio. Paola Povero è stata scelta dalla maggioranza dei consiglieri dopo il rifiuto da parte di Giliberti. Espressione della maggioranza del Consiglio, però, ora i numeri sono cambiati e ora gli interrogativi sono tanti: il nuovo Consiglio sfiducerà la figura di Paola Povero? Si procederà a una nuova scelta? Sarà la stessa presidente in carica a fare un passo indietro?