La vecchia Sinistra è finita. Matteo Renzi ancora no

Continua l’analisi elettorale. Riflessione aperta sul ridimensionamento del Partito Democratico e sul flop di Liberi e Uguali nelle ultime elezioni per il rinnovo della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica.

Saluto Matteo Renzi

La Sinistra italiana non c’è più, o almeno un certo tipo di Sinistra è ormai finita. Queste Elezioni hanno decretato il pensionamento di vecchi ruderi della politica e questo probabilmente è un vantaggio per l’Italia, un bene che comprenderemo meglio quando saremo un po’ più distanti dalla buriana elettorale.

Il PD si è accartocciato dopo una stagione in cui aveva fatto sperare di poter essere ancora l’unico partito degno di questo nome, e sul partito ci siamo – perché lo era – mentre sulla sua dignità abbiamo qualche difficoltà di ammissione per via del mortificante dato elettorale, precipitato dal 42 al 19 per cento. Ciò nonostante non siamo convinti che Matteo Renzi sia arrivato all’ultima stazione del suo percorso politico, tutt’altro. In fondo è stato un innovatore e gli va riconosciuto il merito di essere riuscito a liberare il Partito Democratico da quella inutile zavorra che alimentava il fascino del passato comunista, azzerandone la nostalgia. Una nostalgia che a guardare gli “esaltanti” risultati di Liberi e Uguali non avverte più nessuno.

Oggi il tentativo di addossare al leader la colpa di tutto sembra essere diventato lo sport nazionale, ma le responsabilità in politica si dividono tra tutte le anime e le sensibilità del circondario, e si socializza la sconfitta come si fa con la vittoria. Una sconfitta figlia dei personalismi e delle guerre interne, prima fra tutte quella condotta dal presidente della Regione Puglia che continua a condurre un percorso politico condiviso soltanto da se stesso e che non esce certo vincitore da questo giro elettorale. Qualcuno dovrà dirglielo in maniera garbata…

Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia

La litigiosità fa male, e certamente ha fatto male al PD la crociata antifascista, anche perché i pericoli che la gente avverte sono molto più vicini al livello del suolo, e per nulla eclatanti come si dava ad intendere. Bene avrebbe fatto la Sinistra democratica a scegliersi un paio di argomenti di alta propaganda, argomenti reali, per contenere su basi concrete l’inevitabile bocciatura che spetta a chi esce da Palazzo Chigi.

Adesso Renzi dovrà strategicamente uscire di scena ma non appena i tempi saranno maturi potrà riprovarci, il coraggio, la faccia tosta e l’età non gli difettano.

Il bipolarismo non è morto, chi lo crede è fuori strada. Sono morti invece molti personaggi che per troppo tempo hanno schiacciato la politica contro il muro, e la loro fine è merito anche di Renzi. Un merito non da poco.



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