Approvato il Decreto Dignità. Ettore Caroppo, “Senza flessibilità la disoccupazione aumenterà in modo esponenziale”

Ospitiamo l’intervento dell’ex Sindaco di Minervino di Lecce che svolge la professione di responsabile dell’area Centro-Sud Italia di una agenzia per il lavoro, che illustra le problematiche che comporterà il provvedimento del Governo.

Cara ministro Lezzi, cari signori e signore parlamentari 5 stelle (sconosciuti e politicamene inesistenti, ma pagati), caro senatore Marti,

è così che pensate di risolvere il problema della precarietà in Italia e soprattutto qui, nel sempre più profondo Sud?  Voi per primi dovreste difendere e promuovere lo sviluppo e l’occupazione di questo territorio, dato che è anche la vostra terra, oltre che collegio elettorale: ma ancora una volta a pagare la poca lungimiranza della politica, la mancanza di conoscenza delle materie e dei problemi dei territori saranno i poveri cittadini, grazie  al Decreto Dignità, ed in particolare i lavoratori. E soprattutto giovani e imprese, sempre più indebolite e provate da politiche che non trovano linfa in piani strategici a medio lungo termine,  ma bombardate da continui e mediocri spot elettorali che rendono di fatto deboli e scarsamente appetibili le nostre aziende e di conseguenza le loro produzioni. E senza sicurezze circa il domani come può una azienda assumere a tempo indeterminato?

Sono Ettore Caroppo, responsabile area Centro-Sud Italia di una piccola ma sana agenzia per il lavoro, una Spa  con sede a Milano, e mi occupo appunto di somministrazione di lavoro; e ripeto “somministrazione di lavoro”,  non “lavoro interinale” come lo designa il ministro Di Maio che, con tono dispregiativo,  manifesta chiaramente la sua scarsa conoscenza dell’istituto della somministrazione in Italia.  Data la mia semplice ma intensa esperienza, mi pregio di ascoltare e condividere le difficoltà che quotidianamente vivono gli imprenditori, piccoli o grandi che siano, e con loro mi sforzo di ricercare le migliori soluzioni per far sì che le aziende/clienti possano ottimizzare le loro performance di sviluppo offrendo soluzioni flessibili e ottimali che non scontentino nessuno, e che consentano loro di  mantenere invariato il proprio organico, salvaguardando i posti di lavoro già esistenti e assumendo nuovo personale nonostante, ripeto, le difficili condizioni di mercato in cui operano tutte le aziende, e soprattutto quelle del Sud. Tutto questo mi era consentito grazie alla flessibilità, e soprattutto alla credibilità che con tanta fatica le Società di Somministrazione erano riuscite ad ottenere in questi anni.

E da domani? Cosa succederà alle società come la mia? Riusciranno queste aziende a garantire i livelli occupazionali che avevamo raggiunto grazie ad un fatturato in crescita? E i lavoratori che grazie alle Agenzie erano stati formati e avviati nel mondo del lavoro riusciranno a mantenere il loro posto di lavoro?

La somministrazione di lavoro, introdotta in Francia e in Germania fin dagli anni ’70,  venne fortemente voluta dal compianto Marco Biagi nel 2003 ed introdotta solo nel 1997 per la prima volta dall’allora ministro Treu per dare flessibilità alle aziende e consentire alle stesse di utilizzare lavoratori che andassero a rafforzare l’organico già presente per coprire i picchi di lavoro,  creando così una  situazione di utilità  per l’azienda e per  il lavoratore disoccupato, che poteva così usufruire di un lavoro anche se temporaneo  ma potenzialmente duraturo (in Italia la somministrazione di lavoro è sotto la media europea e copre appena 1,5% contro il 2,7% della Germania). E soprattutto per far emergere quanto più sommerso possibile e garantire quanti ancora oggi vengono assunti e sottopagati da cooperative che sfruttano il loro lavoro, magari facendoli diventare anche soci a loro insaputa e poi svanendo nel nulla.

Cooperative di comodo che proprio in questi giorni, paradossalmente, trovano nuova linfa nel vostro Decreto Dignità. Basterebbe che lei, signora ministro, facesse un giro per le strutture turistiche, e non solo, per comprendere a cosa mi riferisco. E che dire delle false partite Iva che ancora oggi, nonostante la stretta dei governi precedenti, imperversano tra gli studi professionali sino ad arrivare tra le corsie ospedaliere?

Da domani, con il Decreto Dignità, tutto ciò non sarà più fattibile e, cosa ancor più grave, la soglia dei disoccupati aumenterà in maniera esponenziale, dato che le aziende non potranno usufruire più di quella flessibilità che consentiva loro di rinnovare per più volte il contratto di lavoro tempo determinato. Il ministro Di Maio dice che tutto questo servirà ad incentivare (io credo ad obbligare) le aziende ad assumere a tempo indeterminato, come se le aziende non volessero fare tutto questo per scelta; il che fa comprendere appunto che delle realtà aziendali il ministro, e chi come lui ha votato il Decreto o lo appoggia, ne sappia ben poco, e soprattutto che gli slogan elettorali sono semplici da lanciare, ma poi bisogna tradurli in fatti,  e non è cosa semplice!!!

Nel mondo della somministrazione ci sono assunti, nei 2500 sportelli sparsi per tutta Italia, oltre 10mila dipendenti, e molti di loro da domani rischiano di trovarsi senza lavoro a causa di decisioni scarsamente ponderate, anzi per niente valutate.

Se il nuovo Decreto, come sembra, prevedrà la sua applicabilità anche per i contratti in essere, ciò significherà che tutti quei lavoratori che sono alla quarta missione presso un’azienda utilizzatrice, o hanno già maturato 24 mesi di missione, non potranno più essere rinnovati per la quinta o sesta ed ultima proroga concessa alle sole società di somministrazione lavoro.

Ne consegue che quei lavoratori tutelati grazie ai meccanismi della somministrazione non potranno continuare a percepire uno stipendio, se per l’appunto la società utilizzatrice presso cui è mandato in missione il lavoratore non deciderà di assumerlo a tempo indeterminato: un fatto che solo in provincia di Lecce, secondo  le ultime stime,  riguarda circa 2000 lavoratori.

Dove sono i nostri parlamentari e consiglieri regionali? Cosa aspettano i sindaci a farsi sentire, in particolare coloro che guardano con interesse e simpatia alla Lega e ai 5 Stelle,  a convocare i rispettivi Consigli comunali per discutere di un argomento che riporta il Sud, ed in particolare la nostra provincia, indietro di 40 anni?

Ettore Caroppo



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