La Puglia verso il voto anti-trivelle: approvati all’unanimità i quesiti referendari

In Consiglio Regionale, ieri, sono state approvate all’unanimità le delibere con i quesiti referendari per attivare la richiesta di referendum abrogativi delle parti del decreto ‘Sblocca Italia’ e del decreto sviluppo. Esulta la politica locale.

Incontri, proteste pacifiche, raccolte firme. Tutto un territorio unito, compatto, si è dato battaglia – negli scorsi mesi – pur di garantire lo strumento democratico per eccellenza atto a sancire la volontà delle persone. Della gente, dei lavoratori, di intere famiglie. E così, Il Consiglio regionale della Puglia ieri ha approvato all'unanimità le delibere con i quesiti referendari per attivare la richiesta di referendum abrogativi delle parti del decreto “Sblocca Italia” e del decreto Sviluppo, che aprono alla ricerca ed estrazione di idrocarburi in mare. "È una giornata felice oggi per i pugliesi – ha detto il governatore Michele Emilianola Puglia non si è conformata ai dettami della politica nazionale al riguardo". Confermate, dunque, le intenzioni sancite nel cosiddetto "Patto con le Regioni" all'interno della Fiera del Levante di Bari. 

Le cosiddette “trivelle”, nel mar Adriatico e Ionio, rappresentano quasi un nemico da combattere. Così come eventuali ricerche petrolifere. Una scelta a favore della salvaguardia del territorio, dell'ambiente e di un'economia che conserva nelle bellezze naturalistiche il suo punto di forza. Secondo Ernesto Abaterusso, consigliere regionale PD, “Il Consiglio regionale ha scritto oggi una bella pagina di politica. A chi pensa che l'approvazione delle delibere con i quesiti referendari rappresenti una sfida nei confronti del Governo – specifica – diciamo che non è così. Il nostro NO, oggi, in Consiglio regionale rappresenta più che altro una richiesta di ascolto da parte di tutti i territori interessati e un appello a un maggiore dialogo tra Roma ed Enti locali”.

Salvatore Capone ed Elisa Mariano (deputati parlamentari salentini), invece, ribadiscono l’urgenza di una moratoria in sede europea, affinché tutti i paesi che si affacciano sul corridoio Adriatico definiscano una strategia condivisa e coerente relativamente alle autorizzazioni per la ricerca e le prospezioni nell’Adriatico e nello Jonio finalizzate alla coltivazione di idrocarburi, oltre che di un Tavolo interistituzionale con le regioni adriatiche e in particolare con la Puglia. E rilanciano:“Adriatico e Jonico sono ecosistemi delicati, complessi, fragili e preziosi, interessati da progetti di salvaguardia e tutela, anche a fini turistici, che rischiano di confliggere con attività di altra natura, la cui parabola peraltro potrebbe comprometterli irreversibilmente”. Non solo. Dopo aver già interrogato sul tema il Governo, a presto avvierrà un confronto con i vertici nazionali democrat su alcune parole d’ordine ben precise: “la tutela e la salvaguardia del nostro mare e della nostra costa devono assolutamente essere considerate una priorità nazionale, al pari di altre”.

Esulta Dario Stefàno, coordinatore di Noi a Sinistra per la Puglia:"L'esito del Consiglio Regionale esprime un valore forte, dimostra quanto la Puglia sia fortemente legata alla difesa del nostro mare”. "Purtroppo – continua Stefàno – lo Sblocca Italia, in alcuni passaggi, sembrerebbe creare conflitti territoriali. E non è giusto che un Governo prenda decisioni in autonomia e sulla testa dei cittadini, soprattutto quando si parla di ambiente. Dunque, fa piacere vedere una Puglia ancora una volta unita e disponibile al confronto con le altre Istituzioni. Sono sicuro che riusciremo a convincere il Governo che un modello di sviluppo alternativo è possibile, così come abbiamo fatto anche in passato". 

Grande soddisfazione anche per il Comitato “No Petrolio, Sì Energie Rinnovabili” che attraverso la Portavoce, Silvia Russo, scrive in una nota stampa pervenutaci in redazione:“Siamo più che mai impegnati a diffondere le nostre ragioni in mezzo alla gente, nel cuore della società. Crediamo, infatti, che non si possa perdere tempo, visto che la battaglia referendaria è alla porte. A tal proposito, ci auguriamo che le forze politiche possano da subito seguirci e sostenerci nella campagna di diffusione delle argomentazioni che ci spingono a dire No al Petrolio. Siamo prossimi al risultato che, qualche anno fa, nell’incredulità di molti, ci eravamo prefissati di raggiungere.  Ci sentiamo più forti e convinti che quel risultato possa essere raggiunto”.

Già un anno addietro il Movimento 5 Stelle oppose duramente in aula, “denunciando le devastanti conseguenze che il decreto – dicono i “pentastellati” – poi approvato con la solita fiducia imposta dal Governo Renzi, avrebbe avuto sull’ambiente. Nei mesi successivi abbiamo continuato a sensibilizzare l’opinione pubblica”. “Tuttavia le premesse non sono delle migliori”, proseguono. Il riferimento è a quanto accaduto  poco prima dell’ingresso in aula in conferenza dei capigruppo,  nel corso della quale il gruppo M5S aveva suggerito l’approvazione di un ordine del giorno finalizzato a richiedere, in caso  di accoglimento dei quesiti da parte della Corte Costituzionale, un intervento da parte di via Capruzzi per promuovere adeguatamente il referendum al fine di scongiurare il non raggiungimento del quorum.

Inspiegabilmente a nostro parere  – dichiarano i pentastellati – i partiti hanno votato per rimandare un ordine del giorno che avrebbe suggellato semplicemente il loro serio e concreto impegno in favore di questo referendum.  Che senso ha votare a favore di un referendum e non votare poi a favore della promozione dello stesso? Alimentando tra l’altro i timori nostri e di tanti cittadiniconcludono – che temono che questa iniziativa referendaria sia soltanto uno specchietto per le allodole ma che non esista una concreta volontà da parte dei partiti di raggiungere il quorum”.



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