Numero chiuso per la facoltà di medicina, “Mia figlia lascia l’Italia per studiare in Albania”

Il consigliere regionale Luigi Manca, racconta un episodio della sua vita familiare per confermare la sua battaglia contro il numero chiuso.

La questione non si placa. Le facoltà a numero chiuso hanno un a regola ben precisa: per accedere al corso di studio e iscriversi, va superato un test d’ammissione. I disagi non sono pochi e molti esponenti politici si stanno spendendo per fare sì che lo sbarramento venga eliminato.

Oggi arriva lo sfogo di un padre, di un politico, di un amministratore della cosa pubblica.

“Circa 20 anni era loro a sbarcare sulle nostre coste! Oggi sono i nostri figli a “sbarcare” nelle loro università per realizzare un sogno inseguito da sempre: diventare un medico. E ora vi racconto una storia di vita vissuta, comune, in questo periodo, a tantissime famiglie italiane”.

A parlare è Luigi Manca, vicepresidente della Commissione Sanità e consigliere regionale della Puglia

“Diventare un medico è stato fin da piccola il sogno di mia figlia Martina, una passione che gli ho trasmesso involontariamente, ma che fa di me un padre orgogliosissimo – spiega Manca – Per ben due volte, lo scorso anno e quest’anno, ha tentato di superare lo scoglio del numero chiuso in Italia, ha partecipato a un test con domande fantasmagoriche, moltissime delle quali – da medico – vi dico che nulla hanno a che vedere con la Facoltà di Medicina, ma che sono, però, in grado di distruggere il sogno di migliaia di ragazzi che finiscono per perdere anni preziosi nella speranza di superarlo prima o poi, o decidono di andare a tentarlo all’estero, come ha fatto Martina in Albania! Nei giorni scorsi la bella notizia: ce l’ha fatta per un soffio a entrare e quindi farà parte di quei giovani che lasciano l’Italia per andare a studiare fuori”.

Le considerazioni sono amare e, nelle parole del consigliere, sono tre

“Come padre sono orgoglioso di avere una figlia che nonostante le difficoltà non ha mai mollato, non ha mai rinunciato al suo sogno, ma soprattutto non mi ha mai chiesto di “darle un aiutino”. Come padre anche un pensiero per tutti quei padri che pur orgogliosi non sono nelle stesse condizioni economiche di poter affrontare lo studio all’estero di un proprio figlio. Il primo anno in Albania costerà 8mila euro, denaro che avrei potuto versare nelle casse di qualche università italiana.

Come medico penso alla carenza di colleghi che renderà la nostra Sanità più povera, penso ai tanti cervelli che potrebbero contribuire a far crescere il nostro sistema sanitario e che una volta “volati” all’estero chissà semmai vorranno tornare. Penso che la classe medica per prima dovrebbe mobilitarsi contro il numero chiuso proprio perché la più consapevole dei numeri e delle prospettive della categoria.

Come politico, come consigliere regionale, una grande amarezza per le logiche assurde che sottintendono il numero chiuso. Tutti d’accordo che il test di ammissione non è lo strumento giusto per selezionare i medici del futuro, tutti d’accordo che occorre spostare più in là la selezione facendo andare avanti solo coloro che sono in regola con gli esami… ma poi tutte queste belle intenzioni si scontrano sul muro delle risorse, delle strutture e della mancanza di docenti. In pratica non ci sono aule sufficienti e professori per accogliere il primo anno un numero elevato di matricole e non ci sono soldi per far fronte a questo”.

E crediamo che questo possa essere il racconto di tanti genitori.
Manca conclude “non mollo la battaglia contro il numero chiuso, per le tante Martina che non possono studiare all’estero, continua più di prima!”.