Operatori socio sanitari, si torna in presidio. Ma è guerra tra poveri

Presidio di protesta presso la direzione generale: da una parte vi sono autisti ed Oss tagliati fuori dalle proroghe dei contratti a tempo determinato; dall’altro i lavoratori che attendono lo scorrimento delle graduatorie per poter prestare finalmente servizio.

Continua a tenere banco la situazione contrattuale e lavorativa degli Oss (Operatori Socio Sanitari) di Lecce. Questa mattina è stato organizzato un altro sit in di protesta presso gli uffici della Direzione Generale della Asl in via Miglietta, dove, circa una cinquantina di lavoratori si sono ritrovati in attesa dell’arrivo dell’assessore regionale alla Sanità, Donato Pentassuglia, con la speranza che quest’ultimo possa chiarire una volta per tutte questa spinosa faccenda.

Sono, infatti, circa 50 quelli che, avendo già lavorato finora con la rotazione rimarrebbero al palo, i lavoratori ai quali il prossimo 30 settembre scade il contratto di lavoro a tempo determinato, finora prorogato da più di 18 mesi. I loro impieghi vanno da autisti,  accompagnatori e ausiliari, ai trasporti dei malati oncologici. Tutto questo dopo parecchi colpi di scena che hanno turbato non poco gli animi dei lavoratori.

La loro avventura è partita alla fine del 2008, quando partì una graduatoria nata da un progetto oncologico che prevedeva il trasporto e l’assistenza ai malati oncologici. I primi 50 furono stabilizzati presso ditte private. Subito dopo la Asl, nel 2013, ha cominciato ad assumere attingendo dalla graduatoria: dirigenti, tecnici di radiologia,  infermieri e Oss per  ambulanze. Assunzioni prorogate di volta in volta fino al 30 settembre 2014 che hanno fatto arrivare la graduatoria fino al numero 179. Ad ottobre 2013, nel bel mezzo del governo Letta, è uscita la Legge 125/2013 per la lotta al precariato nella pubblica amministrazione che limita al massimo i contratti a tempo determinato. Per tal motivo il 10 dicembre il vice ministro alla salute Fadda, inviò una circolare con cui evidenziò la necessità di prorogare i contratti a tempo determinato per non creare ulteriore precariato. Poi, si arriva al 4 settembre, quando il direttore della Asl Valdo Mellone fa sapere che nelle more dei concorsi ha concesso una proroga a medici e autisti fino al 31 dicembre. Il 10 settembre, però, arriva la doccia fredda: il direttore generale si scusa con i lavoratori perché, dice, è costretto a rimangiarsi la proroga già annunciata, bisogna far scorrere le graduatorie e non si può prorogare il contratto a chi era già impiegato.

Sullo sfondo della protesta, quindi, si sono delineati i contorni di una vera e propria “lotta tra poveri”:  tra chi cerca di mantenere il proprio impiego, per quanto precario, saltando di proroga in proroga e chi invece, messo a languire in graduatoria, aspetta il proprio turno per entrare nelle fila della Asl e lo aspetta da circa quattro anni. Dall’altro lato della barricata, infatti, c’è una manciata di lavoratori che ha voluto esprimere un’opinione contraria, difendendo il proprio interesse a far scorrere le graduatorie per subentrare al personale in uscita a fine settembre. I lavoratori già impiegati sostengono che: “chi è in graduatoria ha solo un potenziale diritto di lavorare, ma chi già lavora riceve dei danni dalla sospensione della retribuzione. Allora a cosa servono i paroloni come “la lotta al precariato”?”. Coloro che aspettano lo scorrimento invece, dal canto loro, si difendono in questo modo: “Ho fatto enormi sacrifici per entrare in graduatoria, preparandomi per il concorso del 2009 e sto aspettando di essere assunta da ben 4 anni. Ora che sono con un piede sulla soglia rischio di vedermi chiusa la porta”.

Una situazione intricata, una vicenda “all’italiana” che aspetta una risoluzione che arrivi al più presto possibile. Chissà se l’assessore Pentassuglia possa, già oggi, dare delle risposte, ma quel che è certo che sarà accolto da due fazioni contrapposte che, infondo, chiedono entrambi la stessa cosa: il diritto al lavoro, la dignità di un individuo che chiede soltanto di poter mandare avanti la propria vita e la propria famiglia. Ed è proprio questo il senso degli slogan dei lavoratori in presidio oggi: “La lotta non finisce finché si ha il coraggio di combattere! Noi lottiamo per il nostro lavoro e per le nostre famiglie! Vogliamo solo lavorare!”; “La lotta continua! Ci avete dato un presente da precari! E ora volete darci un futuro da disoccupati! Lottiamo per il diritto di vivere, lottiamo per il diritto di lavorare!”; “Siamo persone non siamo numeri! Se ci togliete il lavoro ci togliete la dignità e la vita aumentando così disoccupazione e precariato. Basta guerre tra poveri, abbiamo bisogno di continuare a lavorare!”; “Non pagheremo noi i vostri complotti!”.