Pd, per la candidatura di Stefàno i tempi si allungano. Serve l’intervento di Emiliano

Si allungano i tempi che porteranno a conoscere il candidato sindaco per la città di Lecce del centrosinistra. Sull’ipotesi Dario Stefàno, ci vorrà prima il placet del Governatore pugliese Michele Emiliano.

Il centrodestra è in dirittura d'arrivo, il candidato sarà Mauro Gilberti, se la vedrà nella competizione elettorale di giugno 2017 con Alessandro Delli Noci e la sua "Un'altra Lecce" e con Fabio Valente per il M5S. Per conoscere il candidato del centrosinistra, invece,  i tempi si allungano inesorabilmente. Nel Partito Democratico leccese c'è una situazione che definire di stallo è un eufemismo: Dario Stefàno, il senatore eletto in Sel, cui fa capo il movimento politico "La Puglia in Più" non se la sentirebbe di giocare d'azzardo e avrebbe richiesto delle precise garanzie da parte del Governatore della Puglia, Emiliano. A ben vedere, conditio sine qua non per la candidatura del senatore non era esclusivamente l'unità del centrosinistra leccese in favore della sua persona, ma tuttavia, ci sarebbe anche un altro fattore imprescindibile, l'intervento di Emiliano.

"Solo il Governatore – riferiscono dal partito – è in grado di smuovere quelle lobby e quei 'poteri forti' di politica e società civile leccese che consentono a Stefàno di affrontare la candidatura con tutta serenità."
Emiliano però, che per sua natura è un uomo politico  'trasversale', non avrebbe ancora preso posizione. In sintesi, il Governatore dovrebbe decidere di appoggiare la candidatura di Stefàno e farsene garante senza mezze misure e mezzi termini, con convinzione e "alla luce del sole". Se così non fosse, per il PD leccese si andrebbe prefigurando uno scenario catastrofico: i renziani avrebbero la meglio nella scelta del candidato e, quasi certamente, la preferenza ricadrebbe sul giovane Foresio che scalpita da mesi in attesa del suo momento. Appoggiato da Bellanova e Capone potrebbe spuntarla,  ma, la posizione della segreteria di via Tasso, in quel caso, sarebbe dura. "A quel punto, la segreteria leccese scrollerebbe dalle proprie spalle ogni responsabilità di un insuccesso elettorale annunciato – riferiscono dal partito – non sarebbero taciuti nomi e cognomi degli artefici della disfatta".

Sembra evidente che la disputa interna sia ancora viva tra le fazioni del partito e che, più della voglia di essere competitivi nella imminente competizione elettorale, prevalga l'interesse a regolare i conti, ancora aperti. Quei conti che hanno decretato la sconfitta del PD renziano al referendum della riforma costituzionale che ha portato al tracollo del governo Renzi. Si sa, la vendetta è un piatto che si serve freddo. E allora non resta che attendere.

di Valentina Petrucci